Poesie | domenica 6 marzo 2011
Carlo Di Legge
Il circolo
La mattina con le prime luci sono ai distributori
sulla tangenziale, verso sud-est;
i ragazzi infreddoliti del turno di notte
mi conoscono, a volte scambiamo qualche parola.
Poi comincia il vero viaggio. Devo ammetterlo: sarebbe
più comodo, vicino casa.
Ma non è la stesso:
dalle mie parti, invidia e diffidenza.
Col tempo, la strada pesa sempre più,
eppure a volte mi piace
come se l’avessi cercata.
Quando vedo sorgere il sole,
intorno a me i colori vibrano;
vado per la mia strada,
le solite cose aumentano in parola,
cariche di sensi:
dal lato del mare,
la fascia di eucalipti e di pinete –
dall’altro, verso l’entroterra,
prima tralicci caduti e rugginosi
a fare da guardrail, e canneti a impedire la vista;
ma – dopo – la pianura vasta si apre, e sfumano
le dolci colline
fino ai denti colossali delle montagne
grondanti di nevi che si sciolgono
e vive di ricordi.
D’un tratto, costeggio le mura e i templi scavati
dai mutamenti;
quindi si sale leggermente,
stormi d’uccelli eleganti vanno attraverso le trasparenze
e dall’altra parte il mare venerabile al sole scintilla.
Di pomeriggio o di sera, sulla strada del ritorno,
dall’alto sembra
che le terre si contrappongano alle acque,
e che il mare ricurvo e familiare
d’un tratto possa vincere,
passando i limiti.
Non respiro forse lo stesso ritmo delle onde
e dei canneti sulle rive dei fiumi,
non seguo i ritmi del sole?
Col tempo, il viaggio pesa,
e le giornate nere non mancano.
A volte per pochi minuti non vengo coinvolto in
un incidente,
trovo auto distrutte. Dicono che qui
i morti non si contano.
Penso al caso e alla sorte.
Penso
a quante volte ho sognato
una grande città.
Ho questa città di pianura e colline,
montagne e fiumi.
Se un giorno ho iniziato ad andare,
questo dev’essere un ritorno, dopo
qualche diversivo.
Cosa resta?
Forse
ogni attimo dimora
nella pianura accogliente
del tempo,
dove nessuno sa.
Mi domando che cos’abbia cercato,
viaggiando.
È questo respiro di libertà senza confini,
appena mossa da suggestioni:
il dono della bellezza.
È questa terra amata
segnata come il viso,
donne e uomini,
le immagini senza fine della mia stessa vita.
Da Salerno
al Cilento,
febbraio 2011