Poesie | sabato 12 febbraio 2011
Carlo Di Legge
Appunti di viaggio
Un mattino, le forme
sono tagliate di netto nel colore rilucente
del mare e nel cielo; poi d’improvviso
l’alto metallo azzurro
è impallidito
e sale il rosa, poi muta nel bianco e nel celeste,
nuvole nere incappucciano
la catena.
Altro giorno, ora diversa, altra
visione. Mare di colore intenso, come il cielo, con
qualche bianca vena,
e le montagne
sull’altra sponda che sale dal golfo
hanno preso d’azzurro.
Le case del paese ocra e terra
appena ieri grigie
oggi un arrocco di vita e di passioni
a perpendicolo sul mare o su argini alte
a riparo dell’acqua che scese, o scenderà.
E il fiume grande sempre si perde in mare.
Un tempo l’uomo dorme solo,
un tempo in compagnia;
gli amici sono altrove, un tempo erano qui.
Viaggi per lavoro. Domandi
senso alle cose e al colore.
Qualcuno ti chiama, viaggiatore? Come
se le cose potessero rispondere?
No, solo immagini si vedono.
Qualche meraviglia di bellezza, nessuno
stupore.
Tu che viaggi,
trova un senso a
questo – dicono le cose:
a perpendicolo su niente,
tu vivi, e non ha senso. O trova un senso
all’acqua che si perde in acqua.
Sembra ogni cosa dire
che ognuna ha senso per altro e non per sé,
ma il senso mai lo trovi,
solo nulla ha senso per nulla.
Oppure potrebb’essere
qualche lembo d’eterno nell’erba del prato,
affiorante da nebbia,
nascosto in pieno sole,
o nelle cose che non vanno come devono –
potrebbe.
Rispondi alla domanda delle cose.
7.2.2011