Poesie | lunedì 7 febbraio 2011
Carlo Di Legge
A casa invece di andare
Stasera, a casa invece di andare – aspetta
mezzanotte, solo un piccolo impegno.
Ha pensato a sé, alla
vita – a questo posto dove abita, è tanto, come
alle strade delle città lontane,
e non si sente straniero.
A certe piccole fitte in certe parti del corpo (come
avvisi), al sapore di piombo qualche volta
sulle labbra, a certe statistiche,
peggiori negli ultimi anni. Al
viso dagli occhi infossati per i viaggi
di lavoro,
ancora alla vita,
che non si ferma quasi mai. Se ciò che più gli pesa
non lo salvi, se non lo perda la quiete che desidera;
a questo possibile inganno, a tutti gli altri, ai
disincanti,
a quel che avrebbe e non avrebbe dovuto,
alla prospettiva,
al limite.
Ovvio, ci sono ancora molte cose da fare, saranno
comunque troppe, ma non sa il tempo che ha, questo
è certo,
sa che non è stato mai dritto come ora, quando
il tempo s’incurva,
ora che ha musiche e movimenti di ballo, affetti
e parole di vita.
Se proietta all’indietro anche venti o trent’anni avvenire,
vede bene che sono già volati;
si guarda intorno, vede la sua fortuna.
Per il dolore di chi resta, sia pure il più feroce
degli uomini, ha
compassione; condivide le gioie future degli altri.
In fondo, così sembra:
la sua fine non lo riguarda.
4-5 febbraio 2011