Poesie | lunedì 24 maggio 2010
Carlo Di Legge
Il cimitero di Barcellona
Verso le argille di Catalogna e Aragona
e la rossa Castiglia,
dal versante del Montjuic che guarda il Sud-est
vedi scendere sulla strada la città dei morti
in pietra e vetro.
Stanno nell’umida schiena di pietra
guardati dagli alti angeli tristi
per compiere il resto del cammino.
Ma il sole batte ovunque
e gioca la luce dei vetri innumerevoli
come una speranza.
Tiepido conforto per un morto
ma è
come una parola di confine,
come il saluto di uno sguardo
e un invito a ricordare per chi c’è.
Questo pensiero di architetti della luce
a te che vai per le desolazioni
e le grandiose chiese.
Barcellona, aprile 2010
Su Carlo Di Legge
È stato a lungo in Puglia ma è nato per puro caso a Salerno, poi ha trascorso gli anni a trasferirsi per l’Italia.
Serba uno scrigno incantato del passato e inventa cattedrali benevole per l’avvenire. Spera di essere, in questo, come tutti.
Negli ultimi tempi dice d’essersi iscritto alla scuola del presente.
Scrive di filosofia, di tango e di poesia, è vero, bisogna ammetterlo.
Sulla rubrica Poesie
A volte c’è un bisogno di sospensione. Di densità diversa. Di tempo trasognato. Di spazio poco arredato. Di un posto delle fragole nell’anima. Di silenzi gentili che non sono di solitudine, ma di rade presenze discrete.
A volte c’è un bisogno di sorpresa, di lampi improvvisi, accensioni impreviste. C’è un bisogno di respiro irregolare, di battito lento. Di ricerca segreta tra le pieghe del sogno e le unghie della realtà.
A volte c’è un bisogno di attesa. Di ricordo. Di sguardo lontano, distante. Di confini indistinti, di profili scontornati, nuovi.
A volte c’è un bisogno di poesia.
In quest’angolo di rivista se ne trova di nuova, di inedita, di molto famosa, di nascosta, di quella che addolora e di quella che consola. Basta cercare. Basta aver voglia di scoprire parole segrete. Basta trovare un piccolo tempo anche per la poesia.