Poesie | mercoledì 8 ottobre 2008

Carlo Di Legge

La parola in qualche modo salva



Questo panno rattoppato fu una tenda, piena
spesso di polvere, che impediva agli sguardi di
entrare dalle scale in cucina, nella casa del
ricordo. Il cotone è ricamato a barche a vela,
riflessi e nuvole, due donne in cuffia e lunga
veste, che guardano il mare,
un albero, un muro a pietre, la
staccionata. So le mani che vi lavorarono.

Quel paesaggio non ha tempo. Io
ho tempo, perché sono. E si biforca il tempo,
a partire da questo
attimo: il passato cresce e si
avvolge, si assottiglia
il futuro. Ma è prezioso il futuro, a me è come
un intervallo
corrente tra memorie
di vite che furono
e mi restano vicine: questo fu il
tempo di lui, questo di lei, tra l’uno e l’altra –
affetti, persone fatte
tempo – si muove la
prospettiva, una specie di attesa del passato,
un passato ancora da venire.
E
il passato è l’esperienza – me ne viene un
mormorìo, come una tenue musica.
Il tempo è tutto insieme, è qui nella mia casa,
dove la parola dice e si contraddice,
e bruciano visioni di
lunghe fughe di luoghi, cose veloci e di cenere,
in mutamento.
Gli oggetti del contempo mi scortano con
sensibile voce. Gli oggetti hanno parola, che
ne parla, e tuttavia mai sono la parola.
Ora il telo è una tovaglia, in cucina.
Salvo quel che posso dalla perdita.
La parola in qualche modo salva.


13 settembre 2008


Su Carlo Di Legge
È stato a lungo in Puglia ma è nato per puro caso a Salerno, poi ha trascorso gli anni a trasferirsi per l’Italia. Serba uno scrigno incantato del passato e inventa cattedrali benevole per l’avvenire. Spera di essere, in questo, come tutti. Negli ultimi tempi dice d’essersi iscritto alla scuola del presente. Scrive di filosofia, di tango e di poesia, è vero, bisogna ammetterlo.

Sulla rubrica Poesie
A volte c’è un bisogno di sospensione. Di densità diversa. Di tempo trasognato. Di spazio poco arredato. Di un posto delle fragole nell’anima. Di silenzi gentili che non sono di solitudine, ma di rade presenze discrete. A volte c’è un bisogno di sorpresa, di lampi improvvisi, accensioni impreviste. C’è un bisogno di respiro irregolare, di battito lento. Di ricerca segreta tra le pieghe del sogno e le unghie della realtà. A volte c’è un bisogno di attesa. Di ricordo. Di sguardo lontano, distante. Di confini indistinti, di profili scontornati, nuovi. A volte c’è un bisogno di poesia. In quest’angolo di rivista se ne trova di nuova, di inedita, di molto famosa, di nascosta, di quella che addolora e di quella che consola. Basta cercare. Basta aver voglia di scoprire parole segrete. Basta trovare un piccolo tempo anche per la poesia.

Sentire il tango argentino. Dieci lettere e una poesia, di Carlo Di Legge (Fuori Collana, 2011)
Il candore e il vento, di Carlo Di Legge (Fuori Collana, 2008)