Poesie | martedì 22 luglio 2008
Carlo Di Legge
Da quella notte, un sogno
Da quella notte, un sogno mi ossessiona.
Un mondo senza luce, come
una prigione, senza i colori della vita
in una casa deserta.
Quella disposizione di stanze la conosco, so
che non vorrei,
eppure in qualche modo m’appartiene.
Entro per una porta che non c’è, sognata
porta, che s’apre in un muro
d’una mia casa, quale non so, della mia vita.
S’apre, vedo bene il chiavistello
d’apertura. Entro.
Tutto evidente, e nulla: so che a ogni
stanza sognata
ne corrisponde una reale,
vedo e non vedo indizi
ma non so descrivere
corrispondenze.
Nelle stanze senza luce
so che vi sono gli stessi antichi mobili
della mia casa, ma
come dimenticati: là vedo
accumularsi polvere e
strati di silenzio, e ragnatele morte.
Forse non sarà mai, e non fu; oppure forse
eternamente l’abbandono aleggia su di noi e
sulle nostre cose,
come un mondo che può essere e non deve,
dove nessuno cammina,
da percorrere sognando.
Luglio 2008