Poesie | martedì 18 settembre 2007

Carlo Di Legge

M’ interesso a te

Mi dico: non è possibile, sarà un fantasma del desiderio,
un miraggio ballerino dell’afa: perché quando ci sei m’allontano
da te, quasi ti evito,
come se ogni volta avessi altro da fare che curarti.
E di te poco resta: gli occhi che scrutano, a volte fissi; qualche
capello bianco che il sole rivela e non ti curi di nascondere; una
voce misurata, talora profonda.
Insignificante. Forse no. Forse esisti, oppure no. Forse appari e
scompari, a volte sei, a volte non sei.
Ti penso nel cuore della città immensa, sulle cave di tufo, sei
come un’anticamera di finestre chiuse, o una musica malinconica
che conosco.
La tua mente accogliente è una pianta che ficca lunghe radici
nelle caverne senza sole.
E mi domando, ancora, quale piccolo segreto, quale
imponderabile segreto nascondi, nel respiro potente della grande
città. Qualche volta mi pare di conoscerlo. Dubito che
servirebbe.
Non so come, oggi, ti sei insinuata nei miei pensieri,
senza far nulla,
ma non c’è dubbio: sotto il sole malato e quasi d’autunno,
m’interesso a te.

Napoli, 18. 9. 2007


Su Carlo Di Legge
È stato a lungo in Puglia ma è nato per puro caso a Salerno, poi ha trascorso gli anni a trasferirsi per l’Italia. Serba uno scrigno incantato del passato e inventa cattedrali benevole per l’avvenire. Spera di essere, in questo, come tutti. Negli ultimi tempi dice d’essersi iscritto alla scuola del presente. Scrive di filosofia, di tango e di poesia, è vero, bisogna ammetterlo.

Sulla rubrica Poesie
A volte c’è un bisogno di sospensione. Di densità diversa. Di tempo trasognato. Di spazio poco arredato. Di un posto delle fragole nell’anima. Di silenzi gentili che non sono di solitudine, ma di rade presenze discrete. A volte c’è un bisogno di sorpresa, di lampi improvvisi, accensioni impreviste. C’è un bisogno di respiro irregolare, di battito lento. Di ricerca segreta tra le pieghe del sogno e le unghie della realtà. A volte c’è un bisogno di attesa. Di ricordo. Di sguardo lontano, distante. Di confini indistinti, di profili scontornati, nuovi. A volte c’è un bisogno di poesia. In quest’angolo di rivista se ne trova di nuova, di inedita, di molto famosa, di nascosta, di quella che addolora e di quella che consola. Basta cercare. Basta aver voglia di scoprire parole segrete. Basta trovare un piccolo tempo anche per la poesia.

Sentire il tango argentino. Dieci lettere e una poesia, di Carlo Di Legge (Fuori Collana, 2011)
Il candore e il vento, di Carlo Di Legge (Fuori Collana, 2008)