Poesie | sabato 31 marzo 2007
Carlo Di Legge
Sofia, la primavera e io
Canta un merlo di verdi erbe pulite,
foglie, rami nuovi da un tronco,
fiori bianchi dell’albero.
Ortiche dalla catasta di travi
pesanti di pioggia.
Ogni cosa è se stessa
e sta per superarsi
Il merlo canta di pioggia
recente, misura
l’infinito di canto e di nascite. La
pianura dorme nel silenzio amico,
per un attimo dimentica i morti
nel seno della terra.
Siamo fermi ad ascoltare. Ci
comprende
una sola meraviglia.
31.3.2007
Su Carlo Di Legge
È stato a lungo in Puglia ma è nato per puro caso a Salerno, poi ha trascorso gli anni a trasferirsi per l’Italia.
Serba uno scrigno incantato del passato e inventa cattedrali benevole per l’avvenire. Spera di essere, in questo, come tutti.
Negli ultimi tempi dice d’essersi iscritto alla scuola del presente.
Scrive di filosofia, di tango e di poesia, è vero, bisogna ammetterlo.
Sulla rubrica Poesie
A volte c’è un bisogno di sospensione. Di densità diversa. Di tempo trasognato. Di spazio poco arredato. Di un posto delle fragole nell’anima. Di silenzi gentili che non sono di solitudine, ma di rade presenze discrete.
A volte c’è un bisogno di sorpresa, di lampi improvvisi, accensioni impreviste. C’è un bisogno di respiro irregolare, di battito lento. Di ricerca segreta tra le pieghe del sogno e le unghie della realtà.
A volte c’è un bisogno di attesa. Di ricordo. Di sguardo lontano, distante. Di confini indistinti, di profili scontornati, nuovi.
A volte c’è un bisogno di poesia.
In quest’angolo di rivista se ne trova di nuova, di inedita, di molto famosa, di nascosta, di quella che addolora e di quella che consola. Basta cercare. Basta aver voglia di scoprire parole segrete. Basta trovare un piccolo tempo anche per la poesia.