Poesie | sabato 3 febbraio 2007

Carlo Di Legge

Tango

Balli come vivi. Perché apprendi
da chiunque, perché commetti errori e devi crescere. Ma balli
anche perché
sei capace di tener testa al diavolo.
E mentre vai ti si affacciano figure di tango
come parole di corpo, ci lavori finché sei stanco morto.

Balli perché sai che un giorno
per quanto lontano
ballerai come respiri.

Non prevedi quel che troverai
ballando, ma sai, per singolare
anticipo, che ricorderai
almeno un giro
come ancora ti viene a trovare nostalgia d’un istante appassionato,
forma di un altro che forse non ricorda.

Un giro è il tempo, prendere o lasciare.

Null’altro conta, dimentica cos’hai, balla per divenire, perché
vuoi cambiare. Questa è l’arte, tu seguila,
dimentica te stesso, vai
con semplicità.

Il tango è tutti i modi del guidare e
seguire, in persona.
Tu balla senza imporre. Offri la
tua variabile forma: adeguarsi
senza cedere è specie della forza. Ogni passo, colore, sfumatura
della scala, un variare di grado,
ondeggiando nelle direzioni.

Sei forma mentis confusa con
l’abbraccio. Idea
che balla,
una forma incalzante del due, e in un punto
del giro
la realtà può sorprendere l’idea.

Tango è meditazione in veloce sensazione, raccogliersi a riflettere
in
azione,
una mente che suscita e provoca
una mente,
attesa di figure di risposta, pazienza che intesse arti
d’ascolto, orgoglio nel confronto,
umiliazione d’un istante di sconfitta, ancora un misurarsi.

Vai ballando perché un giorno sei nato
ma non ti senti solo, la compagnia del tango ti seconda, tempo un
giro
la tua stessa passione incorporata, donna o
uomo, ti circonda.

Fronteggia l’altro
in fortuna e conoscenza.

Un istante annidato negli anni può fermarti: che
aspetti?
Avventurati ballando, un passo dopo l’altro, divieni
mutamento, sii movimento.

Non fermarti, balla con il vento


26. 1. 2007


Su Carlo Di Legge
È stato a lungo in Puglia ma è nato per puro caso a Salerno, poi ha trascorso gli anni a trasferirsi per l’Italia. Serba uno scrigno incantato del passato e inventa cattedrali benevole per l’avvenire. Spera di essere, in questo, come tutti. Negli ultimi tempi dice d’essersi iscritto alla scuola del presente. Scrive di filosofia, di tango e di poesia, è vero, bisogna ammetterlo.

Sulla rubrica Poesie
A volte c’è un bisogno di sospensione. Di densità diversa. Di tempo trasognato. Di spazio poco arredato. Di un posto delle fragole nell’anima. Di silenzi gentili che non sono di solitudine, ma di rade presenze discrete. A volte c’è un bisogno di sorpresa, di lampi improvvisi, accensioni impreviste. C’è un bisogno di respiro irregolare, di battito lento. Di ricerca segreta tra le pieghe del sogno e le unghie della realtà. A volte c’è un bisogno di attesa. Di ricordo. Di sguardo lontano, distante. Di confini indistinti, di profili scontornati, nuovi. A volte c’è un bisogno di poesia. In quest’angolo di rivista se ne trova di nuova, di inedita, di molto famosa, di nascosta, di quella che addolora e di quella che consola. Basta cercare. Basta aver voglia di scoprire parole segrete. Basta trovare un piccolo tempo anche per la poesia.

Sentire il tango argentino. Dieci lettere e una poesia, di Carlo Di Legge (Fuori Collana, 2011)
Il candore e il vento, di Carlo Di Legge (Fuori Collana, 2008)