Poesie | domenica 20 agosto 2006
Carlo Di Legge
Agosto
Tempo fa, le corse nella campagna sepolta
dal sole, la maestà degli ulivi, lo stagno del silenzio.
Oggi: passi che si allontanano di notte, voci che sfumano.
Orologi camminano. Milioni d’anni, non è così lontano.
L’esperienza è uno specchio. Ma le immagini, un mistero.
Mistero: anche il colore
dei tetti che si tuffano a picco
nel cielo.
Lo specchio lavora discipline
interiori.
Cerca. Ho mattine perdute, quando mi alzavo per tempo, era
fresco, scrivevo. Oppure i
giorni di lavoro e d’entusiasmo, aspettavo qualcuno.
Più indietro, più indietro, come fosse ieri.
I ricordi nascondono sorgenti di futuro. Alle fonti, contro i segni
del nulla. Poi
lo specchio ricompone l’immagine, l’orologio batte il tempo.
Come le cose, cambia la scrittura. Ha chiavi,
forse? Chiavi come
sorgenti. Si nega la scrittura? Trascuro
lo specchio? Mattino sonnolento? La notte porta cose?
Ed ecco agosto: una bambina. Risplende
l’apparizione
selvaggia e scarmigliata, sorride o piange e chiede la luna,
sconvolge il tempo,
fa sberleffi allo specchio.
Lei tiene agosto. Gioisco di lei. La compatisco, da luoghi
d’esperienza. So la fragilità della creatura.
Ma corra leggéra nel sole. La spinga il vento, la pioggia la
benedica. Con lei, rilancio nel futuro la passione.
In lei
radici di luce che non temono la terra. Mi specchio ancóra
nel mistero del senso.
Ferragosto 2006