Poesie | domenica 30 luglio 2006
Carlo Di Legge
Nella città lontana
Sta nel tramonto viola,
immobile,
un’alta gru. I giorni hanno deposto le armi.
Qui ho tempo di ricordare i luoghi dove non ci fu tempo.
Guardo negozi, faccio acquisti.
Fin da bambino ho avuto paura del mare: non ha fondo,
non so cosa nasconda. Né per questo ebbi la terra,
un mare parallelo mi attraversa: il mare sale
nella città senza mare, col caldo,
l’attenzione si sposta, l’altro mare mi
cattura. Il mare senza fondo e senza sponde: e sono teso
al mare
anche se non c’è mare.
Mi dico: sii più attento alla terra, hai qualcuno che ti
lega alla terra. Ma, come viene, continuo a rispondere
al mare che risuona
in me.
Il mare, che sempre cambia forma e nome, oggi si
chiama: nostalgia. Oggi m’assalgono
animali marini diretti alla poesia.
Modesti alloggi visitati di fretta, volti scomparsi, la pioggia
estiva su un tetto di lamiera.
Il mare svela castelli di sabbia sulle strade della terra.
Il giorno marino mi ricorda l’amore incenerito: le
ceneri appartengono al mare. Un
pugno di ceneri trattengo
senza lanciarle nel vento del mare. Fu tutto: ora
è nulla, nel tramonto viola.
Seguendo il mare, non ho scelto la terra. E mi ha scelto
la nostalgia: vado con lei. Anche lei può dare strada e
stelle.
Anche tu, che sei attento alle strade della terra, verrai
preso dal mare.
E non temere l’oceano che ti scruta, e
da infinite lingue ti parla.
Quando i giorni s’arrestano, anche tu fermati, e ascolta
Qualunque forma, qualsiasi nome che il mare ti porta.
Luglio 2006