Poesie | mercoledì 15 marzo 2017
Carlo Di Legge
La ragazza di Delft
Da tempo vivo con questa donna.
La tela del maestro confonde
carne e fantasma, come i giorni con gli anni.
Per me, mortale, ogni giorno è un nuovo giorno:
un giorno, un anno, per lei non è diverso.
Quando fu viva, non poteva immaginarlo,
ma il suo tempo non conosce fine.
Nessuno sa chi fu, né dove sia.
Vivo con lei da molto, questa donna antica e giovanissima.
Immagine, non corpo, me lo ripeto a volte.
Se fosse qui, in gesti di confidenza,
la consolerei dei crucci, parleremmo
delle irripetibili stranezze del destino.
Saprei come toccarla, se si lasciasse andare,
nonostante il vestito color d’oro d’autunno.
Benché nessuno possa mai raggiungerla,
gira la testa a guardarmi, dal lato sinistro;
un lampo di malizia, sembra che m’inviti,
ma gli occhi avvisano: fuggirò, se vieni avanti come un uomo,
e in quell’istante mi cattura.
Dimenticarla non posso: di lei resta come una ferita,
un senso di labbra che si schiudono,
un cenno di candidi denti
con un riflesso di rossetto.
Dalla pelle chiarissima indovino il colore dei capelli coperti,
avvolti nella luce.
Amo il brivido che dai secoli risale,
la conosco di quella compiuta conoscenza
dove il sempre è fratello del mai.
Nel frattempo
si concede a milioni di uomini, restando fedele ad ognuno,
e mi sento geloso di lei,
solo un po’, forse non quanto dovrei.
marzo 2017