Poesie | giovedì 16 aprile 2015

Carlo Di Legge

Figure

Ho raccolte di penombra, stazioni intermedie,
punti oscuri, piccole stanze di conforto.
Se non c’è luce da cui non possa ripararmi,
rifugiandomi in ombra,
anche dal buio posso accedere alla luce,
per guardare.

Ma la mia casa è soprattutto mura esposte. Nasce con l’alba, la luce,
entra a fasci, mi colma dilagando dalle piccole finestre,
come una grazia che può essere concessa ogni giorno,
secondo l’arte di morti costruttori.
Viene il sole per tempo,
poi si nasconde, come un bambino spunta
dall’altra parte,
a mezzogiorno, e gioca fino a sera sopra le case basse.

Sotto il temporale,
la mia casa è penisola nel mare delle piogge;
a sera, nave
che salpi per la notte.


Ho percezione brusca
della pioggia e del vento, come una pianta selvatica
in margine ai cortili.
E dei rumori. Basta un gatto dal tetto, o qualche uccello.
Queste mura che confinano con l’aria
sono una seconda pelle. Lo sono luce e aria, campagna e città,
sole e pioggia, vento e lune.
A ciascuno la sua solita vita:
badi a te stesso, ma provi meraviglia.


Nocera Inferiore, 9.4.2015


Su Carlo Di Legge
È stato a lungo in Puglia ma è nato per puro caso a Salerno, poi ha trascorso gli anni a trasferirsi per l’Italia. Serba uno scrigno incantato del passato e inventa cattedrali benevole per l’avvenire. Spera di essere, in questo, come tutti. Negli ultimi tempi dice d’essersi iscritto alla scuola del presente. Scrive di filosofia, di tango e di poesia, è vero, bisogna ammetterlo.

Sulla rubrica Poesie
A volte c’è un bisogno di sospensione. Di densità diversa. Di tempo trasognato. Di spazio poco arredato. Di un posto delle fragole nell’anima. Di silenzi gentili che non sono di solitudine, ma di rade presenze discrete. A volte c’è un bisogno di sorpresa, di lampi improvvisi, accensioni impreviste. C’è un bisogno di respiro irregolare, di battito lento. Di ricerca segreta tra le pieghe del sogno e le unghie della realtà. A volte c’è un bisogno di attesa. Di ricordo. Di sguardo lontano, distante. Di confini indistinti, di profili scontornati, nuovi. A volte c’è un bisogno di poesia. In quest’angolo di rivista se ne trova di nuova, di inedita, di molto famosa, di nascosta, di quella che addolora e di quella che consola. Basta cercare. Basta aver voglia di scoprire parole segrete. Basta trovare un piccolo tempo anche per la poesia.

Sentire il tango argentino. Dieci lettere e una poesia, di Carlo Di Legge (Fuori Collana, 2011)
Il candore e il vento, di Carlo Di Legge (Fuori Collana, 2008)