Poesie | giovedì 5 febbraio 2015

Carlo Di Legge

Amico

Nei giorni di freddo intenso
in queste notti
penso a te,
amico.

Dove pensarti, non so bene.
Vederti,
con il tuo solito fare scanzonato,
come se nulla fosse;
o che terra sia quella,
dove i tuoi passi non lasciano impronte.

Se c’è radura tra gli alberi neri
del tempo, dove adesso ci perdiamo,
noi là ci vediamo, sono certo;
se voglio, sento la tua voce,
amico,
è dolce
pensare che siamo là, con gli altri,
tutti insieme,
ancora.

Ma ora
la notte si fa più alta,
non c’è più strada che porti a te.

E una luna di malinconia
s’incaglia dietro la montagna.


Su Carlo Di Legge
È stato a lungo in Puglia ma è nato per puro caso a Salerno, poi ha trascorso gli anni a trasferirsi per l’Italia. Serba uno scrigno incantato del passato e inventa cattedrali benevole per l’avvenire. Spera di essere, in questo, come tutti. Negli ultimi tempi dice d’essersi iscritto alla scuola del presente. Scrive di filosofia, di tango e di poesia, è vero, bisogna ammetterlo.

Sulla rubrica Poesie
A volte c’è un bisogno di sospensione. Di densità diversa. Di tempo trasognato. Di spazio poco arredato. Di un posto delle fragole nell’anima. Di silenzi gentili che non sono di solitudine, ma di rade presenze discrete. A volte c’è un bisogno di sorpresa, di lampi improvvisi, accensioni impreviste. C’è un bisogno di respiro irregolare, di battito lento. Di ricerca segreta tra le pieghe del sogno e le unghie della realtà. A volte c’è un bisogno di attesa. Di ricordo. Di sguardo lontano, distante. Di confini indistinti, di profili scontornati, nuovi. A volte c’è un bisogno di poesia. In quest’angolo di rivista se ne trova di nuova, di inedita, di molto famosa, di nascosta, di quella che addolora e di quella che consola. Basta cercare. Basta aver voglia di scoprire parole segrete. Basta trovare un piccolo tempo anche per la poesia.

Sentire il tango argentino. Dieci lettere e una poesia, di Carlo Di Legge (Fuori Collana, 2011)
Il candore e il vento, di Carlo Di Legge (Fuori Collana, 2008)