Poesie | domenica 21 ottobre 2012

Carlo Di Legge

Navigazione d'ottobre

Ricordo un’immagine di vent’anni fa
in quel monastero lontano, perduto nella campagna a ulivi.

Maria, la grande mediatrice, la madre per eccellenza,
la sposa povera e fedele, annunciazione e obbedienza.
E dietro: intere vite anonime, un esercito consacrato
a un simbolo, il dolore del parto
insieme alle celebrazioni del natale,
luce che splende in notte invernale,
umili animali e doni di re,
la figura nerovestita e il cuore trafitto di spade:

ma basta poco – un po’ più in là, nel mio tempo,
un’altra immagine di Maria si stacca
dalla facciata barocca, nella nicchia centrale, in alto.
La sua statua calpesta la luna.

Tu domandati il senso delle figure,
nulla compare a caso nell’espressione:
cos’è l’oppressa luna, ti domanda la figura,
e ti risponde – se esser sotto e sopra
non sia prima e dopo nell’ordine del tempo.
Ciò ch’è importante adesso non sempre è stato,
eppure, in qualche modo, anche fu, sempre:
perché ogni notte conserva il suo pallido
riferimento.
Allora forse ciò ch’è sottomesso si raddrizza e viene avanti,
perché possiede qualcosa del sempre –
qualcosa di ciò che fu, è, o tende a tornare –
qualcosa resta, qualcosa va,
il nuovo viene, i nomi possono cambiare.

Basta un momento, o vent’anni – è adesso:
fa’ che risuoni, secondo che puoi,
parola spenta
a richiamare vite senza numero,
che in te rispondono.

Figure circolanti nel niente
negl’infiniti impulsi che risalgono alla mente –
vent’anni, o quattromila, in un momento – un vento
immateriale
come acqua si divide e bisbiglia,
scorre e si confonde a rivoli senza numero.

Ciò che cambia, ciò che resta: e tutto è vivo e mosso,
necessario –
fertilità e perdita.
Morte. E vittoria sulla morte.
Lo sai: chiunque tu sia,
dove sei può soffiare lo spirito.


Nocera Inferiore, 19.10.2012


Su Carlo Di Legge
È stato a lungo in Puglia ma è nato per puro caso a Salerno, poi ha trascorso gli anni a trasferirsi per l’Italia. Serba uno scrigno incantato del passato e inventa cattedrali benevole per l’avvenire. Spera di essere, in questo, come tutti. Negli ultimi tempi dice d’essersi iscritto alla scuola del presente. Scrive di filosofia, di tango e di poesia, è vero, bisogna ammetterlo.

Sulla rubrica Poesie
A volte c’è un bisogno di sospensione. Di densità diversa. Di tempo trasognato. Di spazio poco arredato. Di un posto delle fragole nell’anima. Di silenzi gentili che non sono di solitudine, ma di rade presenze discrete. A volte c’è un bisogno di sorpresa, di lampi improvvisi, accensioni impreviste. C’è un bisogno di respiro irregolare, di battito lento. Di ricerca segreta tra le pieghe del sogno e le unghie della realtà. A volte c’è un bisogno di attesa. Di ricordo. Di sguardo lontano, distante. Di confini indistinti, di profili scontornati, nuovi. A volte c’è un bisogno di poesia. In quest’angolo di rivista se ne trova di nuova, di inedita, di molto famosa, di nascosta, di quella che addolora e di quella che consola. Basta cercare. Basta aver voglia di scoprire parole segrete. Basta trovare un piccolo tempo anche per la poesia.

Sentire il tango argentino. Dieci lettere e una poesia, di Carlo Di Legge (Fuori Collana, 2011)
Il candore e il vento, di Carlo Di Legge (Fuori Collana, 2008)