Poesie | giovedì 21 giugno 2012
Carlo Di Legge
Approssimazione
La notte impallidisce, il giorno svela cose.
Poi sarà la sua volta,
e cederà alla notte.
Dove sono le esperienze della notte, dove i vissuti giorni?
Dici: sono stati, com’è vero che sei qui:
lasciano tracce –
ma quasi stenti a crederci – sfumano,
come distanza che cresca – e dove sono, adesso?
Si presentano, nel luogo, i volti diversi,
profilati dal chiaro dell’alba
sopra i nascondigli della notte.
Escono i ricordi a mormorare: qui c’incontrammo,
qui parlammo, fummo insieme. Laggiù; o lontano,
dove sai tu;
poi dileguano con il loro mistero,
non più grande dell’essere qui.
Talora sembra ritornino,
se a volte percorri quei luoghi e s’affacciano volti perduti;
le tue mappe sono calde di luoghi disuguali.
O del presente
vai spiando, nell’attimo,
l’andare,
o il venire.
È il caso di questa solenne cerimonia d’imbrunire –
scendendo il fresco
la bellezza sfuma nell’azzurro
avvolgendosi in sciarpe di nebbia
colorate di tramonto.
Qui ti rigeneri, nell’ora della sera,
nella calma così alta e pura –
stesse montagne, stessi boschi, e non gli stessi –
gli stessi luoghi, e altri,
boschi di foglie secche, boschi di turgidi profumi,
s’intrecciano a stagioni le stagioni
nella selva inestricabile del tempo.
Ciò ch’è stato una volta,
ciò che adesso non c’è.
Nostalgico ripensi: eppure senti che t’approssimi a dolcezze
che porta il silenzioso mare che t’avvolge,
sorgente d’esperienza e d’esistenza.
L’apparire è domanda evidente:
non hai risposta, viandante –
solo un tratto per volta a te si mostra.
Più che mai questa è l’ora.
Carica d’ogni cosa e misura d’ogni niente,
come una maestà serena e placata,
impalpabile roccia impenetrabile,
e silenzi.
.
20.6.2012