Poesie | martedì 22 maggio 2012
Carlo Di Legge
Luporiccio
Dopo il suo risveglio, quasi sùbito, abbiamo litigato.
L’ho offesa, s’è alzata,
se n’è andata.
Davanti al computer: ha ripreso la sua chat.
Dopo un po’, mi sono seduto a leggere vicino a lei.
Le ho messo davanti una storiella sufi –
ha letto, e ha risposto: – e allora?
Abbiamo visto insieme due film.
Ha spostato la sua poltrona a fianco della mia,
ha appoggiato la testa su di me.
Mi piacciono le sue dita.
Se le prendo la mano, non la ritira, e circola dolcezza.
Perché lei è difficile, d’accordo, proprio come un lupo.
Ma è anche tenera, un piccolo riccio, quando espone
il musetto
fuori dalle spine.
10.5.2012
Su Carlo Di Legge
È stato a lungo in Puglia ma è nato per puro caso a Salerno, poi ha trascorso gli anni a trasferirsi per l’Italia.
Serba uno scrigno incantato del passato e inventa cattedrali benevole per l’avvenire. Spera di essere, in questo, come tutti.
Negli ultimi tempi dice d’essersi iscritto alla scuola del presente.
Scrive di filosofia, di tango e di poesia, è vero, bisogna ammetterlo.
Sulla rubrica Poesie
A volte c’è un bisogno di sospensione. Di densità diversa. Di tempo trasognato. Di spazio poco arredato. Di un posto delle fragole nell’anima. Di silenzi gentili che non sono di solitudine, ma di rade presenze discrete.
A volte c’è un bisogno di sorpresa, di lampi improvvisi, accensioni impreviste. C’è un bisogno di respiro irregolare, di battito lento. Di ricerca segreta tra le pieghe del sogno e le unghie della realtà.
A volte c’è un bisogno di attesa. Di ricordo. Di sguardo lontano, distante. Di confini indistinti, di profili scontornati, nuovi.
A volte c’è un bisogno di poesia.
In quest’angolo di rivista se ne trova di nuova, di inedita, di molto famosa, di nascosta, di quella che addolora e di quella che consola. Basta cercare. Basta aver voglia di scoprire parole segrete. Basta trovare un piccolo tempo anche per la poesia.