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Poesie > giovedì 8 dicembre 2011 - #461
Trenta novembre
Carlo Di Legge
Sei vicino e lontano, qui e sempre altrove,
evidente e nascosto, assente atteso.
Posso pensarti influente ma inoperoso.
Nome innominabile, cifra della??indicibile.
Non materia, forse, ma anche ciA2 che chiamo materia,
perchAc vicino;
forse non spirito, ma, poichAc lo spirito ti domanda,
sei nella domanda.
Non spirito senza materia,
non vento senza spazio,
ma non la??uno nAc la??altra.
Gran dio: sei nel microscopico vivente
che comporta la domanda,
negli immensi spazi vuoti e freddi,
nei plessi umidi e ribollenti, nella??inospite
e nella??ospite,
nel respiro espansivo della??universo.
Devi essere certamente ovunque,
o posso pensare un luogo senza di te?
Nello spazio, ma senza direzioni,
e nelle direzioni senza spazio.

Come posso pensarti, posso sentirti.
Ti sento in emozione come ti avverto in pensiero,
ma non sei differenza,
e nAc emozione, nAc pensiero;
in tristezza e letizia ti sento, come in vita e morte,
e come dire che tu non sei bene nAc male,
eppure anche bene e male, insieme;
e bene e male sono nomi,
li diamo al mondo incessante e ambiguo.

Ma sei digrignare della belva che sa??avventa,
e sei ferocia,
e sei soccombere della vittima inerme,
e sei terrore.
Sei nello scellerato,
e nella??azione che combatte
la??uguale con la??uguale, nel nome del giusto:
perchAc nel pieno della??azione sei,
che scaccia la??ombra,
nella strage, nel fuoco che distrugge e purifica,
nelle grida contro i tuoi nomi,
eppure sei rifugio nella meditazione,
tregua che restituisce ombra alle cose,
azione e meditazione, insieme,
veloce cavalcatura e tenda,
e non la??una, nAc la??altra.
Sei la??onda che si solleva e si abbatte,
sei deserto che inaridisce,
sei veleno che sa??infiltra e paralizza;
e sei rifugio certo al sollevarsi della??onda,
o anche la??essere esposto,
o acqua che ristora, o non acqua,
ma la sete stessa, per eccellenza;
sei la??antidoto che salva, ma non veleno, nAc antidoto.
Dio paradosso, provvido e astratto,
non sempre ovunque nAc allo stesso modo,
eppure sempre identico,
poichAc operante, intimi ad alcuni il fare,
poichAc negligente e distratto, dici il non fare.
Calda prossimitA?, mi chiedi di amarti;
perchAc distanza, mi disponi al disamore.
Oppure, non amarti, nAc non amarti,
ma, a causa del non somigliarti, indichi
il dissomigliarti, la??ugual moneta.
Dio silenzioso e nascosto a??g niente ti si accosta,
eppure a te porta tutto ciA2 che lo spirito vede e ode.
Ti chiama nelle distanze,
dalla??alba alla notte che precede la??alba,
e non puA2 neanche cercarti.
Dio vicino e spesso dimenticato,
alla domanda risponde la??enigma,
ma il domandare insufficiente a rispondere
A?N tutto quel che ho;
sei qui, evidenza di povera gloria oscura,
ma cosA?? nascosto
che non posso neanche cercarti,
nonostante domandi di te.

Dio: non terra nella terra,
non aria dova??A?N la??aria, non forma dova??A?N forma,
ma forma della??informe,
non scrittura dova??A?N scrittura, nAc linguaggio,
eppure segno,
non nome eppure nome di tutti i nomi.
Con fervore ti cerco,
e nella mia stessa febbre ma??inganni: e mai ti colgo.


30.XI.2011