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Squarci > sabato 25 giugno 2011 - #762
La vecchia
Francesco Olimpico
Raccontami una storia, disse sussurrando la bambina e la vecchia seduta in disparte iniziA2.
"Era di marzo, la pioggia scendeva fitta e una leggera nebbia rendeva tutto piA1 etereo e lontano."
La vecchia parlava sottovoce, aveva la testa bassa e le rughe, disegnate dal tempo, rendevano il suo viso un'immagine d'altri tempi. La bambina sedeva accovacciata sui gradini, aveva gli occhi neri, d'un nero profondo e lucido. Il mento liscio e tondo poggiava sulle sue piccole mani. Le labbra erano socchiuse, il respiro lento. Come sospesa ascoltava le parole della vecchia.
La vecchia continuA2.
"Giulia guardava la cittA? lontana e le mille luci che la nebbia rendeva soffuse, prive di alcun contorno. Sua madre intanto preparava la cena. Il profumo delle spezie diffondeva ovunque e saliva su per le narici a nutrire sogni lontani. Giulia d'un tratto chiuse gli occhi, ingoiA2 distratta la saliva e le sue dita carezzarono le labbra come a zittire la paura che divampa. Era di marzo, la nebbia rada e bianca lasciava intravedere un'ombra."
La vecchia, sentendo il cuore salirle in gola, si fermA2. SfiorA2 il viso della bambina e dopo aver ripreso fiato continuA2.
"L'ombra si avvicinava, diveniva piA1 piccola. Il buio ingoiava il nero che la vestiva. Si avvicinA2 alla finestra e scrisse su quella patina d'acqua sottile che il vetro tratteneva, le parole Ti amo.
Giulia intravide solo le dita che scivolavano sul vetro. Sua madre ruppe il silenzio che l'aveva allontanata dal tempo. La chiamA2 e il suo nome riecheggiA2 nella stanza, una e piA1 volte ancora. Giulia si svegliA2 da quel sogno, carezzA2 le parole disegnate sul vetro e lasciA2 andar via la??ombra senza chiamarla, senza guardarla.
L'ombra si vestA?? di nuovo del nero della notte e avvolta dalla nebbia lasciA2 dietro di sAc solo una lunga scia di pensieri."
Continua, ripetAc la bambina. La vecchia si schiarA?? la voce e disse: ora sono stanca, torna domani, mi troverai qui, e finirA2 di raccontarti questa storia.
La bambina provA2 a insistere, si aggrappA2 alla gonna lunga della vecchia e con uno sguardo come ce ne sono pochi continuA2 a insistere senza pronunciar parola.
La vecchia chiuse gli occhi e ingoiA2 le sue ultime parole, i suoi ultimi ricordi. TornA2 il silenzio.
Sono tornata, disse la bambina la??indomani, torna a raccontarmi la tua storia, raccontami di Giulia.
La vecchia aprA?? gli occhi e un azzurro terso le illuminA2 il viso.
"Giulia calcA2 piA1 volte le linee lasciate dall'ombra. Lasciava le sue dita scorrere sul vetro e i suoi pensieri riempire gli spazi tra le parole Ti amo".
Era di maggio, la notte era una cupola sorretta da stelle. L'aria era ferma, faceva caldo. Giulia guardava le stelle. Giulia sognava le stelle.
I vetri erano di nuovo tele bianche. Le parole "Ti amo" erano andate via con la rugiada, era rimasto solo un leggero alone, come un'eco lontano, poi anche quello era andato via.
Era di maggio, la notte era silenziosa. L'ombra tornA2. Si spogliA2 del nero che la disegnava e scrisse ancora sul vetro.
La vecchia esitA2 e la bambina gridA2: "E poi? Cosa c'era scritto sul vetro?". La vecchia prese fiato e disse "Ancora ti amo.
L'uomo, illuminato dalla luce delle stelle, vide riflesse le sue labbra sul vetro. Era di fronte la sua Giulia, la guardA2 come aveva fatto nei suoi sogni, si vestA?? di nuovo del suo mantello d'ombre e si perse nella notte.
Giulia attese, attese uno sguardo in quella notte di stelle. SognA2 quelle labbra, sognA2 un corpo che potesse appartenerle. L'indomani si svegliA2 presto, vide sorgere il sole all'orizzonte. Il sogno della notte le tornA2 in mente e l'immagine di Marco si fece nitida e densa di colori.
E l'infanzia divorA2 il tempo. Tornarono i giorni d'estate all'ombra di un ulivo a prendersi gioco della fantasia, tornarono le risa, le corse forsennate, tornarono le arrampicate sugli alberi e le lunghe chiacchierate sospesi a mezz'aria nascosti tra le foglie.
E l'infanzia divorA2 il tempo. Giulia riconobbe quelle labbra, un tempo appena pronunciate, piccole e rosse come ciliegie. Ebbe voglia di baciarle.
Giulia attese scendesse ancora la notte per incontrare quell'ombra che le ricordava l'infanzia.
Era di maggio, l'ombra tornA2 in una notte priva di stelle, in una notte silenziosa come poche, rischiarata solo da una luna rossa. Si avvicinA2 ancora alla vecchia finestra, soffiA2 sul vetro e disegnA2 le sue ultime parole sul respiro che il vetro trattenne, avido."
La bambina ascoltava con gli occhi spalancati, grandi e neri. La vecchia la guardA2 con nostalgia e restA2 per qualche attimo in silenzio. La bambina tirA2 ancora il vestito della vecchia, gli occhi chiedevano di svelare la fine di quella storia, le labbra socchiuse trattenevano il respiro.
La vecchia prese fiato e pronunciA2 sottovoce le parole che l'ombra aveva disegnato "Vuoi sposarmi?".
La bambina schiuse le labbra, sorrise, poi a voce bassa chiesea?|"e Giulia?"
La vecchia tacque, prese la mano della bambina, dischiuse con le dita ruvide e tremanti il palmo della sua mano e descrisse dapprima un serpente e poia?|una piccola breve linea dritta. "SA??" era la risposta di Giuliaa?|
La bambina sorrise ancora e poi sottovoce ripetAc, raccontami una storia e la vecchia ricominciA2.