PerchAc non avrebbe dovuto essere lA??.
Non avrebbe dovuto andare in quel modo.
Una parte del mio cervello a??g che sembrava proprio aver smesso di funzionare a??g guardava la scena dalla??esterno, come un ospite indesiderato che scuote la testa con aria di superioritA? e pacatezza. La pacatezza di chi ha sempre tenuto tutto sotto il piA1 totale controllo, di chi sa coma va il mondo perchAc impara dagli errori della gente e ricorda che no, per lui non sarA? cosA??. Per lui sarA? diverso, tutto avverrA? con i tempi immaginati, tutto seguirA? uno schema tracciato consapevolmente. Con lucida volontA?.
Ma ca??era una parte della mia testa, piA1 grande e pulsante, a cui non importava nulla di tutto ciA2.
Se era sbagliato, era anche giusto.
In fondo, perchAc a??sbagliatoa?? e a??giustoa?? non possono andare insieme? Me lo chiedevo per la prima volta in quel momentoa?| Ma quello non era un buon momento.
Non ci avevo mai fatto caso: che cosa??A?N? Avevano litigato? Da??altra parte, tutti litigano. Anche nella coppia perfetta ci sarA? sempre un motivo per discutere. Che sia per il colore delle tendine della cucina per il quale lei va pazza ma che a lui ricorda troppo quello delle lenzuola della suocera; o che sia per lo sport che dovrA? praticare la loro bambinaa?| Danza o ginnastica artistica? E perchAc non a??danza-e-ginnastica-artisticaa??? PerchAc la??uomo deve sempre scegliere? PerchAc in ciA2 che A?N sbagliato ca??A?N sempre un poa?? di ciA2 che A?N giusto? CosA?? non andava, pensai. Deve esserci qualcosa di giusto e qualcosa di sbagliato. Mescolare le carte A?N meschino. Essere costretta lA??, occhi negli occhi del ragazzo che hai appena baciato, A?N crudele.
Erano cosA?? profondi. Proprio mentre li guardavo, avevo una strana sensazione. Come se non avesse piA1 importanza tutto la??odio che provavo verso di lui, tutta la rabbia verso ciA2 che aveva fatto, i suoi sbagli, il suo essere immaturo e inaffidabile, capace di farti passare il sabato sera sospesa tra la voglia di bere per dimenticare e quella di insultarlo per dimostrare che hai ragione.
Non avevo notato che, mentre riflettevo sulla relativitA? di ogni morale umana, grosse lacrime mi rigavano il viso. Non ne capivo il motivo, sinceramente. Dovevo provare ad essere felice, perchAc lo sentivo, sapevo che da qualche parte lo ero realmente. Ma forse un qualche istinto primordiale mi mandava segnali da??allarme troppo rumorosi per essere ignorati.
Ah. Ah, giA?, stavo per morire.
Tutto questo caos per ricordarmi una cosa che non avevo certo dimenticato. La razionalitA? mi impediva di godere anche degli ultimi istanti della mia vita. Gli ultimi istanti che valevano per una vita intera.
Ormai sveglia dal torpore del bacio, staccai a fatica gli occhi dai suoi.
Guardai davanti a me, pronta. Pronta ad aspettarla lA??, accecante e soffocante.
Ma ca??era un particolare che mi distrasse dalla fine. No, lui non doveva piangere. Rovinava tutto. Era stato sempre narcisista per tutto il tempo e persisteva nel suo peccato fino alla??ultimo. Cercai di sorridere, ma tutto suonA2 falso. PerchAc alla??improvviso scoprii di avere paura. Paura di perdere ciA2 che avevo appena trovato. PerchAc tutto deve arrivare alla??ultimo minuto, come quando in vacanza ti fai degli amici solo un attimo prima di salire in macchina e tornare a casa?
Dopo la paura, stava arrivando il dolore. Una costola rotta, forse due. Mi schiacciavano il petto, mozzandomi il respiro. E forse avevo anche perso molto sangue. Non volevo pensarci, ero sempre stata troppo impressionabile. Cercai rifugio in lui, di nuovo. Ma che senso aveva? Lui non poteva farci niente. Aveva giA? fatto troppo. Non meritavo ancora un altro bacio. Ma la sua bocca cercA2 di nuovo la mia. Le sue labbra sapevano di sale, come quello delle lacrime.
Invece di chiudere gli occhi, mi sforzai di tenerli aperti. Ero sempre stata testarda. CiA2 che vidi non mi piacque. I suoi occhi, un attimo prima vivi e meravigliosi, erano vuoti e opachi. Come se stesse perdendo una parte di sAc. Come se fosse partecipe alla sorda sofferenza che sopportavo. Come se non fossi io quella a morire, ma lui.
Provai un ultimo forte tremito, uno spasmo alle gambe, al pensiero della sua morte.
Della mia forse non ma??interessava poi tanto, non era mai stata cosA?? egocentrica. Lui capA??, perchAc tentA2 di ridere, ma la sua risata era roca; la sua voce, consumata dalle urla precedenti, era distorta. Tentai di imprimermene il ricordo, semmai avessi potuto dimenticarla.
Il mostro aveva investito me, e non te, gli ricordai. Tu sei ancora qui, e non fartene una colpa, per favore. Per una volta ascoltami.
La stanchezza cominciava a farsi sentire, pesante. Non la tolleravo. Con un ultimo disperato sforzo cercai di guardarmi attorno, stranita.
Guardai le stelle, immobili.
Guardai il mio corpo, spezzato.
Distolsi lo sguardo, nauseata, e chiusi gli occhi.
Nessuno seppe mai, neanche lui, che prima di andarmene del tutto, la mia bocca mimA2 lentamente (per fermare un attimo il tempo) la parola a??graziea??.
Si svegliA2, sentendosi del tutto sballato. Come se avesse corso tutta la notte e bevuto allo stesso tempo. Ma non era andata cosA??, ricordA2. Chiuse di nuovo gli occhi. Non era sofferenza. Non era odio. Non era rabbia. Era amore, amore morto. Amore che giaceva lA??, come un cadavere, sul fondo della memoria. E ora chi lo portava via?
Lei era morta.
Niente aveva piA1 un senso logico.
Prima pensava che con lei tutto seguisse una certa razionalitA?. Pensava che ci fosse davvero ciA2 che A?N giusto e ciA2 che A?N sbagliato. Ma lei era morta, non esisteva niente di giusto. Esisteva solo la realtA?, con le sue menzogne. La realtA? che uccide la brava gente. Che ha ucciso lei. Lei non era la brava gente, si corresse.
Lei era lei.
Niente aveva piA1 senso.
Si alzA2, si fece una doccia, ritornA2 a letto, ancora bagnato. Pianse. DopodichAc, ripetAc tutto tre volte. Alla quarta era straziato dal dolore. I funerali erano previsti per la??indomani.
Si alzA2, questa volta per davvero. Scese le scale. Si accorse di aver addosso la camicia di ieri. Con un terribile presentimento, abbassA2 gli occhi per fissarla. La??estremitA? era sporca di sangue rappreso.
Il suo sangue.
ScaraventA2 la camicia al suolo. Poi si rese conto da??essere patetico. Inveire contro la morte di qualcuno che era lA?? con lui. La??accarezzA2, le annusA2 i capelli, la guardA2 negli occhi. EsitA2 sulle sue labbra. Forse la??avrebbe anche baciata. Forse sono solo impazzito, pensA2. PerchAc lei A?N morta, di questo sono sicuro.
Lo sento.
PerchAc A?N come se fossi morto ancha??io.
E mentre pensava, lei sparA??. Come la luce proiettata sul pavimento, che si era spostata dalla??armadio al tavolo. ChissA? che ora era, si chiese. Ma importava davvero?
Lei era morta.
AlzA2 lo sguardo. Gli occhi gli bruciavano. Si ricordA2 che fin da bambino gli avevano detto che quando perdi una persona cara non riesci a crederci, in un primo momento. Ma lui ci credeva, eccome. Lei era morta. Poteva dirlo a chiunque in qualunque momento. Non voleva che le togliessero la dignitA? della morte. E non se ne era andata, era morta. Andarsene A?N una??altra cosa. Vuol dire che puA2 ritornare. Lei non sarebbe mai ritornata. Se anche avesse potuto, sarebbe stata troppo orgogliosa per farlo.
TirA2 un pugno al muro, graffiandosi le nocche. Non pensA2 che avrebbe dovuto morire lui al posto suo. Odiava chi faceva speculazioni dopo che qualcosa era avvenuto. Inesorabilmente. A? successo, punto. Anche se non era giusto.
Lei era morta.
Si toccA2 il petto, provando un senso di infinito soffocamento. UdA?? il rimbombo del suo cuore, cercando di restare lucido e di non far riaffiorare alla mente certe immagini. Vennero comunque a galla; e pensA2 che forse lei non aveva poi cosA?? pietA? di lui, dal momento che aveva deciso di mostrargliele tranquillamente.
Si toccA2 il petto, perchAc voleva sentire il battere del cuore.
Tum, tum, tum.
LA??, dove la sua vita continuava, la vita di lei era finita.
PensA2 che anche questo non era giusto. Doveva fare una lista, pensA2. Di ciA2 che era giusto e ciA2 che invece era sbagliato. La??avrebbe portata in un campo, letta ad alta voce e poi strappata. Letta ad alta voce: cosA?? lei avrebbe potuto ascoltare. E la??avrebbe strappata perchAc non esisteva nAc giusto nAc sbagliato. Esistevano la vita e la morte. E lei era morta. E questa, pensA2, sarA? la prima cosa che scriverA2, a caratteri cubitali, in cima alla lista. E questo non si potrA? mai cancellare, nAc strappare.
PerchAc A?N la veritA?. E la veritA? esiste.
Sempre.