(Aristofane, Lisistrata, 638-647)
La cittA? ta??inghiotte come un grosso animale vorace, come la??orsa che a Brauron si doveva ammazzare.
Il viaggio A?N percorso e il percorso A?N passaggio, teoria di fanciulle che dalla??Acropoli scendono a valle per le colline della??Attica battute dal vento e in processione avanzano a??g lente a??g mimando la??orsa votata al massacro.
PerchAc la cittA? ha qualcosa di divino quando si fa animale e come tale bisogna sgozzarla perchAc solo a sacrificio compiuto il principio divino puA2 aspirare al sacro. La sacralizzazione del tessuto urbano A?N sacralizzazione di individualitA? sociali e la??identitA? sociale a??g ormai ne ero certa a??g avrei potuto acquistarla soltanto nella??attimo della protA?Nleia, la fase finale che mi avviavo a compiere come le bambine ateniesi sulle sacre colline di Brauron.
Per questo partii.
Presi il volo transoceanico che, in processione, mi portava lontano.
La??inizio di un viaggio a suggellare il passaggio avviene quasi sempre per caso a??g nel caldo di un mese estivo quasi infernale a??g e quasi sempre per caso diviene surreale.
Inizio da copione. La??itinerario prevede la??arrivo a New York City, JFK Airport, per le tredici e trenta di un giovedA?? pomeriggio la??arrivo effettivo si verifica alle ventuno e trenta alla??aeroporto di La Guardia, nel Queens, passando per Atlanta in sedici ore di volo per aerei persi e sostituzioni varie ed eventuali a?| alla destinazione finale ci arrivo completamente stordita dalla??aria condizionata degli aerei e dai tre cambi effettivi effettuati nelle ultime ore in preda agli spasimi di una febbre che mi divora dalla??interno.
Il resto A?N semplicemente giA? visto, bellissimo per questo o forse anche per lo stato allucinatorio e confusionale in cui mi trovo: il percorso in autobus dalla??aeroporto ad Harlem, la 125ma strada, la Broadway Avenue, la Amsterdam Avenue, uptown Manhattan, la??italo-americano sessantenne, capelli brizzolati, tenore alla Santa Cecilia, mi accompagna per strade secondarie, malfamate, la bambina nera salta la corda alla??angolo tra la 104ma e la 103ma, around Midnighta?|
A? notte. Sono sdraiata sul divano a casa di Max, la??amico italiano che sta per sposare Ruth, ebrea newyorkese di Providence, ma non lo farA?, questo lo so, entro dicembre sarA? tutto finito (forse, perchAc le cose che hanno inizio e fine non finiscono mai, in realtA?)a?|
Sono passati tre giorni dal mio arrivo qui ma non ricordo assolutamente niente, le prime settantadue ore in America le trascorro in un letto da??ostello, ad Harlem, col corpo avvinghiato dalla febbre.
Ora sono a Brooklyn. Max si prende cura di me, la mente vagabonda per strade senza senso, dimenticate dalla memoria.
Xadim, senegalese dallo sguardo da??ebano, lo conosco una settimana dopo a un telefono pubblico in Union Square alla??angolo con la Brooklyn. Al sole di un lunedA?? mattina mentre cerco di contattare la??Italia mi chiede: in che lingua parli? Ha la??approccio diretto di chi vuole conoscere, non teme e non mi teme. In italiano a??g gli dico a??g Bella lingua! a??g risponde a??g. Prova ad articolare i miei stessi suoni, Xadim, lui suona al Central Park nei fine settimana dalle quattro a mezzanotte: tutti i neri lo fanno, suonano percussioni e strumenti a fiato, lunghi tubi di legno cavo che ripetono il rombo del tuono o lo scroscio sordo della??acqua di ruscello in grandi feste tribali, neri che danzano con movimenti ancestrali la loro appartenenza a una realtA? multiforme e varia tanto camaleontica da appartenere piA1 alla??estraneo che a se stessa. Xadim mi parla di sAc per un istante, lo conosco per caso in una mattina di sole, in un istante torna alla massa alla quale appartiene. A cui tutti appartengono.
Al Central Park ci arrivai in un tardo pomeriggio domenicale, dopo aver camminato a lungo per musei e gallerie da??arte per soddisfare la solita ansia un poa?? scontata di conoscere la cittA? nei suoi aspetti intellettuali, nei suoi movimenti culturali, e tutta quella??arte aveva finito per farmi girare un poa?? troppo la testa a?| sindrome di Stendhal, la chiamano a?| a??Ero giunto a quel livello di emozione a??g ricorderA? il nostro, uscendo da Santa Croce a??g dove si incontrano le sensazioni celesti date dalle arti ed i sentimenti appassionati... ebbi un battito del cuore, la vita per me si era inaridita, camminavo temendo di caderea??. Personalmente non ne potevo piA1, anche se ma??ero fermata per ore estasiata a godermi il Pollock piA1 bello e gigantesco che abbia mai visto finchAc la voce inglese di un altro visitatore, inglese, non mi aveva richiamato alla realtA? lamentandosi, in inglese, che la mia persona, che nel frattempo si era inconsapevolmente e pericolosamente avvicinata al quadro per studiarne con sguardo microscopico i dettagli, gli impediva la visione da??insieme a?|
Al Central Park ci arrivai dunque esausta, avevo bisogno di aria, di verde, di musica e danze a?| loro erano lA?? a soffiare nei loro cosi da??osso, a imitare il rombo dei tuoni e delle cascate, a suonare sui tamburi di pelle di cammello o di capra, a muovere i fianchi con sguardi rapiti incastonati in folte folli chiome rasta.
Xadim distribuiva incenso e ballava, rideva e parlava a??for peace love and cha cha chaa??, diceva che bisognava accendere il bastoncino perchAc il sogno al quale inneggiava si avverasse. Bizzarro nero da??America lui sA?? che ci credeva e tutti quelli come lui pure benchAc discendevano da schiavi la cui memoria si perdeva in campi di cotone assolati provenienti dal sud piA1 a sud del mondo che geograficamente parlando era la cosa piA1 distante dalle verdi praterie di bisonti della??Arkansas o dai fiumi pieni da??oro del Klondike e ca??erano stati costretti ad andare dai padri dei padri che nemmeno lo volevano in una lunga storia la cui memoria si perdeva nella notte dei tempi, una storia fatta di tratte e mercanti di uomini e mano da??opera a costo zero e esseri umani ridotti a bestie e tutto questo seppur tanto lontano temporalmente da adesso riviveva come un anatema in quelle danze tribali che ora si ripetevano nel parco a ricordo di una natura altra di una cultura altra e di una??appartenenza che non riguardava quei luoghi ma che pure era riuscita a conquistarli, sottometterli e farli propri a?| fu in questa atmosfera di delirio culturale disomogeneo e accattivante che accadde il fatto piA1 strano che mi sia mai fino ad oggi accaduto e ancor oggi ce la??ho stampato nella memoria come fosse stato ieri a?|
In mezzo ai neri africani da??America e ai loro balli invasati e al rullo assordante dei tamburi e a tutto quel fumo e quegli odori fortissimi io la vidi, vidi la bestia, la??enorme animale dalla pelliccia fulva color zafferano, attraversare da parte a parte il lato a sinistra del parco che poteva rientrare nel mio limitato campo visivo, la vidi camminare verso nord rapida e pesante a un tempo con la??incedere maestoso e barcollante della grossa fiera stanca e affamata e in fuga da tutto.
Per un istante mi si bloccA2 il cuore in petto e il tremito della danza si fece fremito da??ansia e dovetti necessariamente ammettere a me stessa che se non la??avessi seguita allora la??avrei persa per sempre.
Fu cosA?? che mi misi sulle tracce della??orsa.
E la cosa che mi stupA?? piA1 da??ogni altro pensiero A?N che non avevo paura, malgrado lo sgomento della sorpresa iniziale, ma soltanto una??inspiegabile, irrefrenabile necessitA? di raggiungerla.
Quel che avrei fatto dopo sarebbe venuto da sAc.
Camminavo, aggirandomi furtiva per le vie del parco che andavano a nord, tra topi e scoiattoli che mi si incrociavano tra i piedi al passaggio a??g la cittA? brulica di topi. Sono ratti tranquilli, enormi nella loro spropositata irruenza. Divorano i binari con la voracitA? di passanti abituali, manca solo che salgano sui treni pure loro viaggiando per la cittA? da gran signori nei loro posticini numerati a??g .
Attraverso il parco, scoprii con stupore che stavo quasi, addirittura, correndo e che la??orsa, ormai, era scomparsa alla mia vista da un pezzo, ma io continuavo a seguire una sola direzione, una pista invisibile tracciata dal suo odore, come se sapessi benissimo dove era diretta e dove si sarebbe nascosta.
Quasi che ci fosse stato un punto preciso a??g ero certa a??g in cui si sarebbe fermata.
Ad attendermi.