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Poesie > domenica 8 gennaio 2006 - #253
Conforto di Capodanno
Carlo Di Legge
Un tempo venni ad abitare queste mura, ho
sempre curato
la casa, vi ho portato libri e cose
belle. I ritratti degli avi mi guardano
da tre lati dello studio, quasi
ogni oggetto qui per me significa e ricorda.

Ho amato la mia casa pensandola nostra.
Sospettavo
la solitudine. Appena sei mancata, la vita vacillA2 come
fiamma di candela. SembrA2 che qui
fossi straniero per sempre.

CiA2 che provo adesso a pensarti non si lega alla presenza, e
non ta??impegna, dal momento che ti so
lontanissima; e il dolore della??assenza
A?N quasi meno forte
della??amore che ma??hai dato.

Se non ci sei, posso comprenderti: purtroppo, accade. Con
questa conversione
al pensiero da??amore che giustifica,
festeggio la??anno nuovo e sento,
tra spari e feste, e- mail, telefono
e lettere,
che mi restituisci casa.