Questo testo proviene dall'Archivio OXP e può contenere "mojibake" - caratteri non correttamente codificati. Ci scusiamo per il fastidio. Contiamo di correggere e risolvere il problema.

Squarci > domenica 10 gennaio 2010 - #87
La??inquietudine dei pesci rossi
Paola D'Agostino
La??inquietudine dei pesci rossi
(di che moriamo quando moriamo da??amore)

A? arrivato in un giorno di marzo. A sorpresa, dentro un abitacolo trasparente. Per prima cosa gli ho guardato gli occhi, chiedendomi quanto sarebbe durato. In genere hanno vita breve, quando impari a prendertene cura, quando sei pronto a trasferirli in una??ampolla maggiore, a dargli piA1 spazio di respiro, allora muoiono, inspiegabilmente. A? cosA?? sin da quando ero bambina. PerciA2 ho smesso di credere che potessero vivere piA1 a lungo della mia dedizione. Sopravvivermi.

A? arrivato che non aveva nome. Semplicemente scivolava dentro le mie giornate, come un silenzio a singhiozzi. Un corpo in discreto movimento nel mio spazio vitale. Senza emettere suoni, senza chiedere niente. Poi ha cominciato ad avere orari, urgenze. Ha cominciato a reagire alle mie distrazioni, alla fretta che il giorno-per-giorno a volte impone. Ha iniziato ad essere un impegno, una parte del tutto, la responsabilitA?. Gli ho dato un nome, che si A?N staccato dalle mie parole tutte insieme ed A?N diventato solamente suo. La sua esistenza minima.

Il nome che porta A?N una??eco delle mie vite anteriori, ma anche cosA?? non mi appartiene piA1 di quanto io appartenga a lui. Non gli impongo nessuna obbedienza. Lo osservo, mentre si muove dentro il suo percorso obbligato, la??unico che conosce, la??unico che abbia mai saputo. Ha elaborato la sua strategia di sopravvivenza, cerca punti nel paesaggio che riconosce familiari. Disegna un circolo che non A?N uguale al mio, mentre continuo a chiedermi dove sia diretto, quali cure, le prossime, mi domanderA?.

A? cosA??, la??amore. Una??ampolla limitata nella quale si muovono in apparente libertA? tutte le creature di ogni stagione. Dentro ci metti acqua limpida, piante che crescono a un ritmo incontenibile, alimento, alimento. E nonostante tutto, nonostante le premure, nessun dettaglio addolcisce la prigionia di chi ci vive dentro. Sto chiedendo ad un essere vivo di adattarsi al poco spazio che gli ho riservato, che la mia vita riserva a me, che ho saputo costruire, tenere libero, e di nuovo abitare.

Respira, fuori dal mio corpo. Se lo ingoio e me lo tengo dentro, lo sto uccidendo. Se lo lascio libero, si sente perso nella??astratto, disorientato. Ogni volta A?N cosA??.

Vorrei poter sapere che ci sei, che mi senti quando ti sono vicino, che in ogni istante della tua giornata pensi al momento in cui tornerai da me, da me che ti aspetto, chiuso in quello spazio minimo che mi hai lasciato. a??g Vorrei che fossi solo mio, essere la tua ampolla, il mondo in cui passeggi dentro la tua vita, vorrei essere il tuo tutto, punto da??arrivo di ogni tuo pensiero. - Vorrei costituire la sintesi di ogni tuo progetto, parlarti anche mentre parli con te stesso. - A cosa stai pensando, esattamente, ora?

La??ampolla A?N una specie di asfissia. Tutto lo spazio intorno un vuoto che ci disperde.

Ora io sono il pesce. La mia casa A?N un circolo di vetro, un corridoio fatto di parole. Resisto ai beni immobili, fuggo da ogni labilitA? definitiva. Se tutto il mare smettesse di farmi paura in quanto tutto, smetterei la??ampolla, la castrazione. Invece aspetto che venga un nuovo giorno, per avere acqua nuova, nuova sostanza nutritiva. E ricomincio la corsa immobile dentro il mio percorso obbligato.

Sono il pesce, e la??ampolla, insieme. E la??ampolla A?N il mio amore, il riflesso nel quale mi specchio, obbligatoriamente. PerchAc non riconosco nessuno scenario alternativo, nessun esempio da seguire. Sono uno spazio circoscritto, che non permette invasioni. Dove non entra nulla che possa ferirmi, fraintendermi, modificarmi.

Vorrei che mi amassi senza chiedermi niente. Ma la??amore A?N un gigante e ha fame infinita.

Vorrei tenerti chiuso nel mio mondo senza doverlo modificare per riceverti. Senza che la tua presenza alteri il mio habitat naturale. Ma il mio egoismo di per sAc giustifica il tuo.

Vorrei che la tua lingua fosse la mia, ogni tuo atto politico-poetico, ogni tua rappresentazione di mondo. Ma la??amore presuppone viaggi diversi che si incrociano, si guardano e imparano a conoscersi e a conoscere. Esploro il tuo corpo, come una somma di segnali e punteggiature. Ci leggo dentro una storia molto diversa dalla mia. A? la tua differenza che mi affascina.

Il pesce rosso si chiama Samir. Il mio amore, invece, ha un nome diverso che non gli ho dato io. Nella??ampolla ci sono i piatti da lavare, i panni sporchi, il ferro da stiro. E poi le settimane difficili, gli appuntamenti di lavoro, le scadenze. Il tempo A?N la??acqua alla gola.

Quando emergo dalla fretta del mio caos, Samir lo trovo sul fondo della??acquario, senza energie, in attesa dei suoi fiocchi di alghe. Gli do da mangiare, e il nostro rapporto ricomincia dal punto in cui si era interrotto.

Col mio amore, invece, non A?N cosA??. Ogni volta che la mia distrazione lo ferisce, il tempo si azzera e ci scaraventa in un vortice di recriminazioni. Ritorniamo sconosciuti, contabili integerrimi di ogni carezza in debito. A differenza di un pesce rosso, la??amore dispone di parole, e non sempre A?N un bene.

Allora mi riapproprio del mio silenzio, come Samir. Ci metto intorno una barriera trasparente, la mia corazza, e fingo di non capire. Rispolvero la solitudine come libertA?, il mare aperto, persino il possibile annegamento. La mia dimensione A?N la deriva, quella che piA1 mi si addice. Posso adattarmi alle piante di un acquario qualunque, offrirmi in dono al sogno della??ampolla e della??obbedienza. Ma non dura mai a lungo. Sin da quando ero bambina.

Ca??A?N un momento in cui la??altomare diventa necessario, un istante solo, in cui il caos A?N istinto vitale. La prima volta che sono andata via di casa avevo 9 anni e sognavo un altrove in cui mi riconoscessi di piA1. Poi la??ho rifatto, innumerevoli volte. La liberta A?N una strada deserta, il contrario assoluto di ogni tipo da??amore. Il bisogno di casa, invece, presuppone il desiderio di essere amati.

Se potessero alternarsi armoniosamente, le due cose insieme sarebbero la libertA? che cerchiamo. Ma se entrano in conflitto tra loro, la??ampolla diventa un carcere. Una pena da scontare. Quel vuoto da??aria di cui moriamo quando moriamo da??amore.