con cui vivevo i giorni. Stavamo
bene,
ci facevamo compagnia, aspettavamo
il sonno assieme.
Io la curavo, e sentivo salire una risposta,
la sua presenza era un ringraziamento. Le mattine
d'estate scendevo molto presto a scrivere alla luce,
sapevo che dormiva, aspettavo che mi chiamasse,
mi dedicavo a lei.
Sembrava comprendermi e ancora non
sapeva parlare.
Ci somigliamo al punto che
alcune parti del suo piccolo corpo
sembrano copie del mio.
Me ne andai che aveva cinque anni.
Nocera Inferiore, 2.6.2009