da??addormentarmi.
Un passo dopo la??altro, sempre nuovi alberi e case a??g
poi nulla, e ancora nulla.
Dormire come fuggire? Ora so
che non ca??A?N fuga. Ma in qualche luogo della??universo
vi sono porte
che consumano il tempo e lo spazio, e
lo riversano, sotto mutate forme, nella??invisibile
altrove.
Senti che
col trascorrere del tempo, il tempo si fa sempre piA1
veloce e precipita
dentro le porte.
Folle immense aspettano altrove; entrano. Poi
la luce
cambia, e i volti. A? il momento di andare.
Invece, nella casa di dio la notte si riversa in
mareggiate di stelle.
Lo spazio A?N vento di dio.
E le galassie si sfilacciano, come
pensieri solitari.
Possono forse
appartenergli, ma con indifferenza, lo splendore da??oro
dei fiori sul verde degli arbusti, i colori del cielo,
i volti, i sentimenti che contrastano. Un
tetto di tegole arancione, un cielo, una stagione; un
altro tetto, venta??anni, ancora cielo e una stagione.
Venta??anni o quattromila, nomi che cambiano, o non
cambiano.
Dio forse non si cura dei nomi.
In lui non ca??A?N parola a??g solo il vento gioca sul
prato, come un gatto con la??abisso.
E luce e vento che rispondono
sono povere immagini.
Il colore delle rose, i profumi delle rose perdute, i
giardini delle lunghe passeggiate
sul ciglio della strada provinciale, tutto si perde
nella??ombra.
In lui la??oriente del vento o la sua fine, il vento che
si porta le certezze dei bambini o le voci dei morti.
In lui le voci o le rose che
verranno.
Dio deva??essere ombra da??indifferenza.