mezza costa, luci gialle, vecchia strada che sale, a curve e tornanti,
verso il convento. Luna che scava nelle nuvole veloci, notte,
campi neri.
Un nastro da??asfalto, un
percorso. Anche una??autostrada nasconde curve e tornanti. E
guardrail: demarcazioni, tramiti tra nulla e ambiziosi disegni.
Qualcosa in te sempre guarda piA1 lontano, come un occhio che
filtra e scava. Distinguo e no, tra glorie e infamie, banderuole che
girano, nuvole, nebbia. Poveri deserti o
popolazioni da??ombre possenti, folle fantastiche di guerrieri che danzano,
al giro da??anno. Legioni, coorti che non ci sono,
armigeri, orde a cavallo.
Una??autostrada, un altro filo tra memoria e parola, lo perdi ogni istante
e lo ritrovi, giochi di perdere e ritrovare, e vedrai
eserciti che corrono campagne e strade, dentro e fuori, senza riposo.
Ai terminali, cittA? che cantano e feste. Ti leghi
alle creature che le danze del nulla hanno voluto. Sia propizio ciA2 che
non so, quel che non si vede,
la??altro oltre il guardrail che fa la guardia al tornante della??anno.
Cose ondeggianti di nebbia e fumo.
Mi lego a voi di singolare sentire, miei continenti sempre sospettati di
derive e infirmitates, traversati come un sognante guerriero, e canto una
canzone della??anno nuovo,
con punti di vista di speranza, e riferisco a voi, marini porti di mare,
moli fluttuanti, flotte di pensieri.
Poesia, che sempre attendo: compari puntuale,
senza rinvio per futili
motivi, chiaro passo, e ondeggia il guardraiI a??g guardia ondeggiante
della notte.
Impersonale regina di porti e nebbie, di conventi e montagne e
banchi, piazze in festa, ombre e fuochi, regina della luce, ferma e irreale
come le cose.
E si trasforma la notte del Capo da??Anno in un teatro di battaglia e
fuochi e fumi
e infinito altro. Battaglia che arde ancora per qualche irriducibile valore,
tra una ed altra cittA?, tra un popolo festante e un
altro,
come la?? aspetto da??una generazione e
piA1: iniziammo a ranghi serrati e senza timore,
tuttavia i vuoti sa??aprono e gli assenti
vanno in fumo
come corpi che ardano sulle cataste.
Regina armata di metalli guardiani immuni a piogge e umiditA?,
resa opaca,
diafana e piantata nel cemento, forte e sfuggente
come il tempo: il tuo respiro
distende campi di parole prime e divini
decantatoi di parola.
Sempre la??alba si risveglia, scrollandosi di dosso
banchi di nebbia. Anche il giorno mostra e nasconde. Quel che si
vede, quel che non si vede. Attraverso inferme frontiere, la strada si
perde in calendari, le datazioni nel tempo e nel nulla. Sensi
e legami istituisco, immagini colmano vuoti, cantando la??anno
con le nuove schiere festanti e ignare, fantasmi e rocce testimoni,
mentre giA? ripuliscono le strade, alle tre e mezza del mattino della??anno
settimo, duemila.
Barriera di Nocera Inferiore, 1 gennaio 2007