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Squarci > martedì 12 dicembre 2006 - #395
Libri e magie
Francesco De Sio Lazzari
Si racconta che un giovane studente fu ospite da??un monastero in mezzo ai monti. Nel monastero va??era una biblioteca, nella quale, lungo i muri, brillavano mille e mille dorsi, istoriati di antiche e singolari scritture, un luccicore di colori su polverose e vecchie pergamene. (Occorre indicare che lo spunto di questa A??fiabaA?? A?N stato tratto da uno degli A??scritti postumiA?? di Joseph Knecht, il maestro del gioco delle perle di vetro?)

Il giovane studente prese un libro, e poi un altro libro e poi un altro ancora, e gli sembrA2 che quella fosse la biblioteca del Paradiso, in cui esistesse una risposta per ogni suo quesito, e pane alla sua fame. E gli pareva, quasi, che lA?? si potessero cercare le chiavi da??ogni problema e segreto, e toccavano a colui al quale la??ora magica le offriva in dono. Vi si parlava di malinconiche piogge autunnali e della vanitA? da??ogni cosa terrena: amaro era il sapore del mondo; e la vita, tormento. Ma va??erano anche libri in cui si narrava di dA?Ni che ridevano con la??uomo di fronte ai giochi del mare e del sole, e di cieli splendenti sotto i quali perfino il delitto assumeva un volto da??innocente veritA?. E su questi libri il giovane incominciA2 a riflettere, dedicandosi alle precarie liturgie della sacralitA? del sapere.
In un pomeriggio silenzioso, mentre scrutava i manoscritti per cogliervi bagliori affioranti da orizzonti di tenebre, sentA?? di non essere solo. Nella stanza, contro il riverbero da??una finestra, ca??era un ebreo errante, cha??era sopravvissuto a tutti i delitti e le catastrofi che hanno segnato la storia della??uomo fin dalle sue origini. Aveva assistito alla??uccisione da??un antichissimo padre, sa??era accompagnato a MosA?N nella??esodo dalla??Egitto, sa??era battuto col diavolo in un monastero europeo.
Da quel momento, e per alcuni anni, si videro quasi tutti i pomeriggi. La??ebreo errante gli parlava del mondo, e cercava da??infondergli la sua immensa esperienza, la sua misteriosa saggezza. Lo storico, egli diceva, assai spesso puA2 essere come un cacciatore che spara nel buio e non sa nAc cosa mira nAc cosa eventualmente ha colpito. Anche il tempo subisce inciampi e incidenti, e puA2 lasciare in una stanza una frazione eternizzata di sAc. La memoria della maggior parte degli uomini A?N un cimitero abbandonato, dove giacciono senza onori i morti cha??essi hanno cessato di amare. Il segreto da??una buona vita A?N un patto lucido con la veritA?. Quando il viandante canta nella??oscuritA?, smentisce la sua paura, ma non vede per ciA2 piA1 chiaro. Il fiume del divenire e la musica della vita possono essere tradotti in severi logaritmi. Scrivere A?N bene, ma pensare A?N meglio; la??intelligenza A?N bene, la libertA? A?N meglio. Non va??A?N nulla di tanto lento, quanto la vera nascita di un uomo.
Al giovane sembrA2 di ascoltare la melodia del vento, da??un vento tiepido, pieno di voci del passato, di mormorii di fontane antiche, di sospiri di delusioni anteriori alle nostalgie piA1 tenaci. E quando la??ebreo partA??, credette di aver trovato la pace in una casa dove i ricordi si materializzavano con la forza della??evocazione implacabile, e vagavano come esseri umani attraverso corridoi silenziosi. Il tempo presente e il tempo passato, egli andava ripetendosi, sono forse presenti entrambi nel tempo futuro, ma il tempo futuro A?N certo contenuto nel tempo passato. Nel mio principio A?N la mia fine, e nella mia fine A?N il mio principio. Innumerevoli uomini sono come foglie secche, che si librano nella??aria e scendono ondeggiando al suolo. Ma altri uomini, pochi, sono come stelle fisse, e non ca??A?N vento che li tocchi: hanno in se stessi la propria legge, il proprio destino.

CosA?? passarono gli anni. Nella nostalgia della??ebreo cha??era partito per non piA1 tornare, il giovane aveva scritto un libro nel quale aveva cercato di fissare ciA2 che gli era stato insegnato; e ora desiderava ritornare nel lontano monastero, in mezzo ai monti e ai prati, in quella biblioteca che gli era sembrata dolce come il paradiso.
Il giovane prese uno di quei volumi cha??erano rimasti immobili per tanti anni, un manoscritto della??ebreo, lo dispose su di un leggio e incominciA2 a decifrare lo scritto finemente miniato; e la leggenda narra che vi trovA2 tutta la sapienza dei popoli intrecciarsi in armonici e inattesi legami, in sempre nuovi e diversi rapporti, e si accorse che da antiche scoperte e osservazioni, da vecchi simboli millenari, sa??alzava sempre un altro e differente quesito. Il giovane leggeva, e gli ideogrammi si fondevano, si svincolavano, danzavano variamente e si ricomponevano in forme imprevedibili - caleidoscopio di figure e sogni - per mutar senso inesauribilmente.
E quando sollevA2 lo sguardo per riposare gli occhi, si avvide di non essere solo tra quei libri. Tra gli antichi e polverosi scaffali, nella luce dorata che splendeva dolcemente nella penombra, ca??era un vecchio, forse la??archivista, tutto affaccendato e intento al suo lavoro. Il vegliardo prendeva i libri con gesti delicati, leggeva gli scritti cha??erano sul dorso, vi soffiava il fiato e col pollice lieve cancellava i titoli, ai quali sostituiva altri titoli, nuovi, del tutto differenti.
E quando il giovane tornA2 al suo volume, a quello che stava leggendo e nel quale gli era sembrato trovarsi distillata tutta la sapienza di esperienze millenarie, sa??accorse che non va??erano piA1 le immagini attraenti di poca??anzi; e fuggiva e dileguava quel mondo che la??aveva abbacinato, e restava semplicemente la polvere della pergamena.
Egli sentA?? poi una mano posarsi sulla spalla. Il vegliardo si era avvicinato sorridente, prese il suo libro, vi passA2 lievemente il dito, e sulla pelle nitida tracciA2 con la penna, lentamente, strani arabeschi, disegni misteriosi, simboli sconosciuti. E sempre sorridendo, con libro e penna svanA?? in silenzio.
Aveva qualcosa di molto pitagorico e molto claustrale.