Questo testo proviene dall'Archivio OXP e può contenere "mojibake" - caratteri non correttamente codificati. Ci scusiamo per il fastidio. Contiamo di correggere e risolvere il problema.

Poesie > sabato 15 luglio 2006 - #449
Frammento cosmo- teopoetico
Carlo Di Legge
Ci svegliamo col sole e andiamo in
uguale o diversa direzione. E, se nella stessa, per
caso o per scelta, ca??incontriamo.

Viviamo assieme e siamo soli, o non viviamo
assieme, ma sentiamo insieme. CosA?? fino a notte:
altre cose, altre parole. Di giorno, ognuno vede un
mondo diverso; di notte ogni dormiente sogna un mondo
proprio.

Dio A?N ovunque, sa??intende: cosa sia veramente,
lui solo puA2 saperlo.

Mistero le cose, mistero le parole. La??autunno
arrivA2 col suo mantello colorato,
giA? un altro inverno ha spogliato alberi e terreno e
una potenza positiva ha portato primavera. Ora
la??estate grida, il calore snerva i fiumi.
Qualche fiore mancherA?, qualche pianta perderA?
tutte le foglie
ma la vita negli steli si prepara, ancora.

Ea?? per vivere che sa??immolano vittime. Ad ogni
attimo, un grido: si spezza la??aria, e si ricompone. La
nostalgia si aggira tra le rovine
implicite
nei cieli e nelle acque.
La rovina A?N ovunque. Come dio.
I tetti, fatti a coprire i figli degli uomini, si perdono
tra i palazzi, e la??oblio genera erbe selvatiche.
Sembra che decadenza e oblio appartengano alla
creazione.

Forse dio stesso decade, questo vecchio nascosto
nelle stagioni del mondo e nelle convivenze, nelle
cose e nelle parole. Un dio insufficiente, che occorre
incoraggiare: almeno crediamo
di conoscerlo. Se lui non fosse, allora
cosa?


8/7/2006