Tralasciando la dimensione onirica o reale della??accaduto, la??uomo colpiva per il suo aspetto gradevole, nonostante la natura non gli avesse regalato lineamenti regolari e un fisico robusto. Aveva un mento spigoloso e grandi occhi cerulei resi opachi da un leggero velo che ne lasciava scoperta solo la pupilla, nerissima e vivida. Se esistessero i calzolai degli occhi, si potrebbe immaginare che gli avessero lucidato la cornea come se fosse una vecchia scarpa. Nonostante la fatica e la??olio di gomito, solo la pupilla come la punta di una calzatura era diventata lucidissima mentre tutto il resto restava antico e vissuto. Aveva lo squarcio del velo di Maya negli occhi.
Nella banlieue di Parigi era per lo piA1 considerato un folle: A??Quel matto di Monsieur Mensonge!A??, gridavano le masse indignate, un poveruomo che aveva perso tutto nella vita e che viveva di letture noiose e vecchi dischi. Pochi, rarissimi lo consideravano un uomo illuminato, che aveva raggiunto vette del sapere non accessibili ai piA1. Probabilmente lo sovrastimavano o avevano bisogno di pensare che tanta solitudine e dolore fossero compensati da doni di saggezza. Tali sostenitori di princA??pi di meritocrazia esistenziale si recavano sempre da lui e lo osservavano nei suoi lunghi silenzi e mentre, concentrato e serio, costruiva i suoi tesori quotidiani. Realizzava piccoli manufatti in legno che utilizzava per decorare la sua libreria oppure si immergeva in lunghe letture accompagnato sempre da una tazza di tA?N. Monsieur Mensonge sosteneva il culto delle mani: riteneva che solo attraverso la??atto del fare potesse emergere la vera bellezza e che le ruminazioni mentali imbruttissero.
Nonostante il suo aspetto poco armonioso, era sempre attorniato da belle donne, affezionate lettrici, ancha??esse di una bellezza particolare. Proprio per le donne nutriva un profondo rispetto: vedeva in loro una sapienza antica, uno spaccato sugli abissi piA1 remoti. Passando davanti alla sua libreria, si aveva quasi la sensazione che da un momento alla??altro una diva del passato potesse palesarsi scendendo dalla piccola scala che collegava gli interni della libreria con i piani superiori della??immobile. Sembrava che potesse materializzarsi Marlene Dietrich con i suoi lunghi guanti neri e che con voce seducente potesse invitarlo ad abbandonare i libri e a bere un buon caffA?N nei vecchi bistrot. Quella??uomo aveva sofferto molti patemi da??amore, ma ne era sempre affascinato e riteneva che fosse la potenza piA1 forte. Raccontava che la??amore gli aveva dato accesso alle varie personalitA? che lo avevano abitato nel corso della sua esistenza. Che questa potenza lo aveva rivoltato come un calzino, distruggendo tutti i suoi schemi. Dagli amori ne usciva completamente diverso, irriconoscibile, quasi sfigurato, ma sempre piA1 vicino a quella che era la sua vera natura. La??amore la??aveva aiutato a far fiorire i suoi germogli e, come tutte le cose che inducono alla crescita, agisce trapassando come un grosso spillone conficcato nelle viscere. Sosteneva che per ogni personalitA? vissuta, fosse avvenuto un significativo cambiamento di cellule. Insomma, una sorta di rivoluzione genetica di portata emozionale. Pensava anche che ca??era un preciso motivo per cui le Emozioni decidevano di soggiornare nella sua interioritA?. Per questa ragione, le custodiva come se fossero un oggetto di culto: anche per le piA1 becere perversioni, per le peggiori pulsioni degne di un mostro, nutriva profondo rispetto. Le osservava e non osava criticarle, nonostante molto spesso non le perseguisse nei fatti. Aveva grande rispetto anche della signora Mente, soprattutto quando questa decideva di assecondare il suo bisogno di naturalezza e spontaneitA?. Amava meno il signor Ego, a cui ricordava sempre di avere un ruolo di mediatore e non di guida. Proprio nella lettura Monsieur Mensonge ritrovava un posto in cui tali elementi si riequilibravano: i libri erano per lui lo spazio della??anima in cui costruzioni personali e sociali cadevano nel dimenticatoio a fronte della??ignoto flusso di immagini. Continuava a blaterare che i libri hanno il potere di creare un sistema di simboli che si fissano dentro di noi come piccoli quadretti quasi a costituire una sorta di arredamento interiore. Alcuni si incastrano nella testa, altri si insinuano nella pancia o restano sospesi nello stomaco. Aveva creato la psicosomatica del libro cosA?? che anche i medici e gli psicologi lo odiavano e gli davano del ciarlatano. Da queste poche parole, si puA2 intuire come avesse chiaramente delle rotelle fuori posto. Del resto, la sua poca normalitA? lo induceva alla Solitudine che egli dichiarava essere una delle donne che aveva piA1 amato nella sua vita.
Davanti alla sua libreria vi era la scritta a??Qui si vendono solo libri veria??. Gli altri librai del quartiere se ne sentivano profondamente offesi: A??Come osa quel matto insinuare che noi altri proponiamo articoli falsi!A??. Eppure Monsieur Mensonge non si curava dei pareri altrui, sebbene la??alteritA? fosse per lui un sommo valore. E poi, se vogliamo dirlo, i suoi libri erano i piA1 menzogneri che potessero esserci sul mercato. Sembravano quasi la??esito di una caccia a relitti nascosti o a veritA? subdole e sconosciute. Il libraio (anche se lui diceva di non esserlo) sosteneva che, un poa?? come la??amore, questi libri erano nati nella dimora dei piA1 profondi abissi e potevano plasmare il lettore. Per questo, erano estremamente sconsigliati a tutti quelli che vivevano sorretti da una finta impalcatura di sicurezza. a??Vietata la lettura ai sudditi di Egoa?? si leggeva sulla copertina. Si trattava di libri complessi e oscuri che potevano presentare molteplici interpretazioni. A causa di ciA2 si era creata una??assemblea per discutere sul reale significato di essi e, come in un parlamento, si erano formate tre fazioni: i surrealisti, i realisti e gli intellettuali. Questa??ultimi erano quasi sempre cacciati dalle riunioni: vedevano nei testi solo citazioni e riferimenti, ma non sempre ne coglievano il senso. I surrealisti si aggiravano per la??assemblea aleggiando come uccelli impazziti e bisognava afferrarli per i piedi per rimetterli a posto. Capivano cosA?? profondamente i testi che ne scoprivano nuovi significati e alla fine della discussione sembrava quasi che parlassero di altri libri. I realisti, ben saldi sulla sedia, annoiavano tutta la platea e gli unici ad ascoltarli erano gli intellettuali convinti. Godevano di luce propria i realisti empatici, che erano ex surrealisti o ex intellettuali pentiti. Erano molto amici del libraio-non libraio e trascorrevano lungo tempo insieme a lui. Cosa facessero insieme non A?N possibile saperlo. Alcuni pensavano che fossero spacciatori di pensieri assurdi, produttori di castronerie illegittime e che facessero abuso del buon senso. Siccome non intaccavano nAc la??economia nAc il mercato non erano perseguitati. Di tanto in tanto ricevevano visita da surrealisti sovraeccitati o da intellettuali curiosi. I primi li tacciavano di eccesso di normalitA?, i secondi di pochezza nello spessore. Tuttavia, Monsieur Mensonge nutriva rispetto per ogni fazione, riteneva che in ciascuno di loro si nascondesse un tesoro inesplorato di valore unico e sublime. Inoltre non credeva nelle fazioni e soprattutto odiava le divisioni in categorie. Sua madre gli aveva insegnato che i migliori dolci contenevano sempre un pizzico di sale al loro interno e che anche il termine dolce andava preso con cautela. A??Diffida sempre delle etichetteA??, gli ripeteva di continuo Madame La Trompette. Con la??avanzare degli anni questo ricordo puerile non la??aveva mai abbandonato e nella sua stramberia Monsieur Mensonge vedeva le persone come dolci in cui scovare granellini di sale. A tal punto i lettori avranno giA? compreso che i suoi concittadini avevano dei buoni motivi per ritenerlo un matto. Erano persone perbene che si svegliavano ogni mattina per essere produttivi ed efficienti alla??interno di un meccanismo perfettamente regolato di cui si sentivano parte integrante. Non potevano accettare assolutamente un uomo che fosse cosA?? estraneo agli schemi che predominavano in quella societA?. E i matti, si sa, hanno una visione distorta del reale.
Un giorno, Monsieur Mensonge, mosso dalla curiositA? del confronto, decise di prendere parte alla??assemblea. Al suo ingresso, i surrealisti incominciarono a starnazzare come volatili selvaggi e in segno di protesta abbandonarono il comizio. I realisti restarono silenziosi ma altrettanto contrariati strisciarono come serpenti lentamente fuori dalla??aula senza proferire una sola parola. Gli intellettuali pronunciarono una lunga dissertazione sulla??inadeguatezza di tale presenza e, una volta concluso il lungo discorso senza ricevere nAc applausi nAc elogi, abbandonarono la??aula, superbi come leoni. Mensonge, rimasto solo e senza alcuna possibilitA? di comunicazione e interazione, decise di abbandonare la cittA? e, come sono soliti fare i vecchi saggi, partA?? per una meta sconosciuta. Alla??indomani della sua partenza, la libreria venne sequestrata e, come se non fosse mai esistita, non lasciA2 nessuna traccia. I suoi libri vennero censurati nel nome del buon senso comune, della logica e della coerenza. Tuttavia, la memoria di Mensonge rimase viva nei bar piA1 squallidi di Parigi, nei chiacchiericci notturni di quei matti ubriaconi, perlopiA1 ex realisti empatici, che non curanti delle regole della societA?, continuavano a infrangere il buon costume ricordando le sue stramberie.
Non se la prendano i lettori se, essendo stati coinvolti in questo assurdo groviglio di mitico e reale, si siano sentiti presi in giro. Sono invece invitati a prender parte alle vane chiacchiere notturne degli ubriaconi e a dedicare a se stessi piccoli ritagli di follia in cui anche il pensiero di un vecchio e matto libraio possa avere un cantuccio.