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Poesie > giovedì 23 febbraio 2017 - #798
Il lavoro dei morti
Carlo Di Legge
Ci sono cose
per troppo tempo nascoste,
o meglio, erano anni che venivano fuori e scomparivano,
come presenze a loro modo vive,
e me ne dimenticavo.

CosA?? ho disteso
le foto dei morti sul pavimento
(per la visione da??insieme,
prima di sistemarli nella??album).
Ma nulla di piA1 inafferrabile dei morti,
e cosA?? vanno in giro, qui in casa.

Qualsiasi foto puA2 portare ovunque,
nelle terre del ricordo e della suggestione.
Il tempo, con i suoi passaggi,
in molti casi ne fa immagini da??ignoti,
e restano i volti o le figure.

In quegli atteggiamenti
si legge qualche intento o un segno di passione,
mentre so bene che, chiunque fosse,
A?N sfumato, come una??illusione,
e non si sa piA1 chi sia.

Lavorando ai morti,
pensando ancora come fosse qualcuno
quel nulla di cui restano le foto,
ed A?N come avere un piccolo regalo di veritA?.

CosA?? vanno le cose.
E non solo trovo immagini, ma partecipazioni di morte,
con le preziose date, in modo che per un attimo
il tempo si riappropri un senso.

Il figlio alla madre,
la suocera alla nuora,
quella mano tremolante
che ben conosco:
ogni vita sembra essere qui, dalla foto del neonato al funerale.
Resta la??illusione sulla??individualitA? della??anima,
ma A?N percepibile in una minima distanza
ciA2 che separa la??inizio dalla fine.


In fin dei conti, devono essere loro, i morti, a farsi avanti,
i morti che lavorano, di certo,
a decine, forti
e impercettibili, eppure presenti,
come la??aria.

So che da??improvviso, ancora,
da un momento alla??altro, qualcuno di loro puA2 saltar fuori,
e giA? mi preparo,
sentendomi un poa?? in colpa,
a dirgli qualche parola, come a me stesso:
coraggio, amico, non A?N niente.

Nocera Inferiore, 18-19/1/2017