Lea non pensava mai agli altri, ma quei due tipi che avevano l'intenzione di traslocare la sera della Vigilia la incuriosivano parecchio. ProvA2 a concentrarsi su qualcosa, cominciA2 a guardarsi intorno e a studiare la sua camera (sA??, come se non ci fosse mai entrata), ma la sua mente non ne voleva sapere di cancellare quella buffa immagine. Allora prese un foglio e cominciA2 a disegnarli. Poi, a un tratto...
- Ahahaah! Ahahahahah! Ahahah!-
SentA?? delle risate delicate. Qualcuno rideva di gusto. Era improbabile che provenissero da casa sua, anche se i suoni erano chiarissimi. E in quel palazzo, poi, chi poteva essere allegro in quel modo? Lea mise da parte il foglio e la matita e cercA2 di capire da dove venissero quelle voci. Alzandosi dalla scrivania si chiese da quando fosse cosA?? interessata a sapere che cosa facessero le altre persone, ma cancellA2 quel pensiero. Si muoveva per la stanza in silenzio. Le risate cessarono e per un momento tutto tacque, poi dopo pochi secondi ci fu un urlo fortissimo e le risate ricominciarono, molto piA1 potenti di prima. Ora Lea aveva capito. Si stese per terra e appoggiA2 l'orecchio al pavimento. SA??! Le voci venivano dal secondo piano. Nella posizione in cui era le sembrava di poter toccare quelle risate, tanto erano chiare e vicine. RestA2 in ascolto; aveva il fiato sospeso. Due bambine cominciarono a parlare vivacemente. Lea le ascoltA2; non si rese conto per quanto tempo, potevano essere cinque minuti, poteva essere mezz'ora. Quando si rialzA2 aveva un sorriso enorme stampato in viso. Si sentiva benissimo, ma non sapeva il perchAc. La madre la chiamA2, la cena era pronta.
Il giorno di Natale Lea si svegliA2 presto, perchAc qualcuno piangeva. TornA2 con l'orecchio in terra e ascoltA2 un animato litigio tra le bambine. Urlavano e piangevano in continuazione. Lea immaginA2 come dovevano essere le due sorelle (ma erano sorelle?) e cominciA2 a divertirsi pensando per quale sciocco motivo stessero litigando in quel modo. Le ascoltava ed era come se avesse fatto un buchino nel pavimento e potesse vederle. Non se ne rese conto, ma rideva sotto i baffi. A un certo punto nella scena subentrA2 una voce adulta, -la madre, immaginA2- che cominciA2 a urlare, richiamA2 le bimbe e poi ci fu il silenzio. Doveva averle sgridate per bene! Lea l'ascoltatrice, perA2, da quel litigio aveva ricavato - o meglio, credeva di aver ricavato- un'importante informazione: il nome delle sue nuove vicine... Zebra e Laura. C'era qualcosa che non tornava in quei nomi, ma le piacevano, perciA2 decise che da quel momento cosA?? si sarebbero chiamate. E allora si sedette alla scrivania e disegnA2. DisegnA2 e disegnA2 finchAc non ebbe finito; allora scrisse il titolo: "Zebra e Laura". Era certa che sarebbero diventate le sue "amiche del piano di sotto", ma non sapeva come mettere in atto la decisione; era cosA?? timida e inesperta!
Nei giorni successivi, mentre pensava a come presentarsi, continuA2 ad ascoltarle, e le sembravano ogni giorno piA1 simpatiche, e ogni giorno si vergognava un po' di piA1. Maledetto il suo cervello complicato!
Ma poi prese una decisione. Mise il disegno che aveva fatto davanti alla porta del secondo piano, suonA2 il campanello e corse su per le scale come un razzo, di nuovo dentro casa. Si era giA? pentita: non sapeva neanche quanti anni avessero...dopo pochi minuti...
Dlin dlon!
Il campanello squillA2, qualcuno aveva bussato alla porta! Il cuore di Lea impazzA??. AndA2 ad aprire, ma non c'era nessuno, soltanto un foglio disegnato tutto stropicciato. La ragazza stava per prenderlo quando arrivarono di corsa due bimbe eccitatissime, che urlarono "Ciao! Comunque, io sono Petra e lei Lola!" e poi se ne andarono di corsa con urletti e schiamazzi. Richiuse la porta, era abbastanza confusa e non aveva capito niente. PerA2 poi guardA2 il foglio che le avevano lasciato alla porta.
Tra mille scarabocchi, c'era disegnata una zebra. Lea si buttA2 sul letto e cominciA2 a ridere, risate chiare limpide; rise per minuti interi, forse ore.