Secondo giorno di pensione per il vecchio prof. Dopo quarant'anni in quel liceo, era finalmente andato in pensione; quarant'anni durante i quali aveva fatto sempre la stessa strada per arrivare a scuola...casa sua, Piazza Magenta, liceo. La Piazza era sempre stata per lui un passaggio; un passaggio che lo trasformava, la mattina come il pomeriggio, che gli faceva vivere cinque minuti di magia. E quindi quel giorno, il secondo giorno di pensione, non aveva resistito a passare comunque di lA?, non poteva evitare di farlo, troppo forte era il legame con quel percorso. PerciA2 si alzA2 alle sei in punto, come quando era ancora un giovane prof. (ma anche come quando era diventato "il Vecchio Prof.)" e cominciA2 a prepararsi. La sua routine mattutina era lunghissima. Dopo mezza??ora nel bagno si guardA2 allo specchio toccandosi i pelucchi rimasti dalla barba. Il suo riflesso sbilenco lo guardava male, quasi come se non fosse lui a controllarlo. Ca??era qualcosa di diverso che non tornava in quella??immagine. Non sopportava le sue spalle incassate nella schiena, il collo un po' storto, quella faccia seria che aveva davanti allo specchio. ChissA? quante volte lo avevano definito storto, sbilenco... era cosA??: alto, magro, con la faccia che spesso sembrava un po' rettangolare e le spalle, la schiena... sbilenche, appunto. Lui non sapeva neanche quando fosse diventato cosA??, da quel che ricordava lo era sempre stato. Comunque non aveva tempo per pensarci, e quindi...si arrendeva a quella strana caratteristica. Il professore, caduto in un turbine di pensieri, si diede uno schiaffetto sulla guancia, sbuffA2 e uscA?? di casa. Subito, immergendosi nella??aria pungente del mattino, il malumore che si era annidato in lui scomparve.
a??Ma non sappiamo come si chiama questo professore?a?? a??Non A?N importante. Lo chiameremo semplicemente a??Il Vecchio Prof."
Il Vecchio Prof. aveva una faccia diversa, gli mancavano parecchie cose, e inoltre non riusciva a respirare con quella mascherina sul naso. Quello che gli mancava di piA1 era la sua borsa di pelle, rigida, non troppo grande, che aveva sempre portato con sAc, caratterizzandolo: fin dal suo primo giorno in quel liceo. Per lui era come la borsa di Mary Poppins; ci metteva dentro di tutto, e i ragazzi sapevano bene che lA?? dentro il Prof. non teneva solo le loro carte, ma anche molte altre cose, ben piA1 importanti e segrete. La borsa di pelle era un simbolo per tutta la scuola, una cosa che inquietava e al tempo stesso rassicurava tutti. Il professore la portava dappertutto, come se con il suo aiuto potesse registrare quello che gli accadeva. Ecco, quel giorno, il secondo giorno di pensione, la borsa era rimasta a casa. Al suo posto, il Prof. teneva in mano una borsa di pezza comprata in un supermercato; era vuota, completamente vuota, come lui.
Una borsa vuota che aspettava di essere riempita. Ma il professore non sapeva ancora di cosa. Stava camminando nel vialetto di ghiaia accanto alla Chiesa. Osservava i ragazzi e tutte le persone che andavano e venivano, tutti con una direzione precisa, lo sguardo rivolto in avanti, e pensava che non voleva essere in pensione. PerchAc, poi? Mentre pensava a tutte queste cose sentA?? un fremito provenire dal terreno. AndA2 nel panico. PensA2 che fosse un terremoto, si pentA?? di non avere la borsa di pelle con sAc, pensA2 alle prove antisismiche del liceo, sentA?? la borsa appesantirsi, si calmA2. SentA?? una??altra scossa. E di nuovo, la scossa scatenA2 la stessa serie di azioni e pensieri. Il Vecchio Prof. andA2 avanti. a??Vecchio rimbambito che sono! Adesso ho anche le allucinazioni!a?? Stava per lasciare la Piazza per imboccare Corso Amedeo quando una??ultima scossa, piA1 forte delle altre, lo costrinse a fermarsi. a??Adesso basta. GiA1.a?? Si sedette su una panchina e chiuse gli occhi. Non appena si calmA2, accadde qualcosa di incredibile. Si sentA?? improvvisamente leggero, come se volasse, come se avesse bevuto litri e litri di Spritz (proprio lui, che mai aveva assaggiato un Campari!), come se fosse stavo svuotato da tutti i pensieri che aveva in testa. Allora capA?? che erano davvero tanti. E anche molto pesanti. Poi cominciA2 a galleggiare nel tempo, cosA??, svuotato da tutto, tranne che dal suo corpo. GalleggiA2 nel tempo e arrivA2 alla prima volta che aveva attraversato quella Piazza. Almeno quaranta??anni prima. La Piazza era giovane, come lui: anche un distratto si sarebbe accorto che era viva. Stessa cosa per sAc stesso: si rivide allegro, non ancora sbilenco (ah, allora lo era diventato!), rivide la sua borsa; sembrava leggerissima, quasi vuota. Vedeva questo giovane prof avviarsi al suo primo giorno di lavoro, e guardandosi, guardando la borsa, sentiva una fitta fortissima. Poi tutto divenne sfocato, il galleggiamento nel tempo stava finendo; vide sAc stesso chinarsi sul prato, esitare un momento, e poi tornare su con una margherita, la piA1 bella di tutte. Bianca, perfetta. La mise nella borsa. E il ricordo finA??.
Buio. Catapultato nel buio. Uno, due, tre secondi. Poi si riprese, ma aveva un fortissimo mal di testa. Si rialzA2 lentamente e riprese a camminare. Si sentiva meglio, ma aveva anche una terribile voglia di parlare. Allora cominciA2 a giocare con i pensieri piA1 leggeri di sempre: osservA2 una farfalla, calciA2 un legnetto caduto in terra, sorrise. Poi fece una cosa che da tre anni rimandava: sorrise convinto, facendole capire che era rivolto a lei, a una ragazzina con un trolley blu. E raccolse una margherita.
CominciA2 a correre, fortissimo, velocissimo, sempre di piA1, di piA1, di piA1... e cominciA2 a riempire la sua nuova borsa di pezza. RingraziA2 la Piazza, che gli aveva restituito i suoi ricordi nascosti. Adesso non si sarebbe fermato piA1.