A??OrsA1, il ricordo stesso delle sciagure A?N funestoA?? disse, A??poichAc mi fa scordare il diritto dei supplici. Avrai il tuo pane al tramonto; la tavola sarA? imbandita sotto gli olivi. Avvicinati senza timore. Vorrei poter alleviare la tua penaA??.
(Jean Giono, Nascita della??Odissea)
a??Guarda sempre davanti a te se non vuoi pestare il muso contro qualcosaa??, soleva raccomandarsi sempre la madre di Giacomo. Malgrado quelle continue raccomandazioni, il figliolo tornava sempre a casa con dei gran bozzi sulla fronte o con escoriazioni multiple, per via delle varie quanto numerose cadute o scontri, racimolati durante il corso di una giornata.
Giacomo era un ragazzotto fatto a modo suo. Non dava molto retta alle raccomandazioni di chicchessia, voleva disperatamente fare le sue esperienze, anche a costo della vita, pareva. Stringeva i denti ed anche i pugni, ostinandosi a compiere il suo destino. SA??, perchAc per Giacomo il vero destino era quello deciso da lui, giorno per giorno. E questo, detto chiaro e tondo era il cruccio del sacerdote del suo oratorio, don Angelo.
Don Angelo credeva di aver perfettamente capito quel ragazzo: era la??anticristo, la??eresia in persona, il sovvertimento delle Scritture o, come era solito definirlo, la??anti-testamentario. PiA1 di una volta don Angelo si era sentito costretto a non consentire a Giacomo di restare cogli altri ragazzi, per tema che il suo comportamento potesse influire su quelle sprovvedute personalitA? in formazione. Francamente tutto ciA2 era eccessivo, e molto. Cosa si poteva pretendere da un ragazzino di otto anni, a digiuno di teologia nonchAc interesse religioso o frequentazioni di dottrina ?
Eppure, Giacomo sentiva la propria vita come una??ovvietA?. Era cosA??, si parlava cosA??, si viveva cosA??, semplicemente cosA??! Giacomo consacrA2 quei suoi otto anni a costruirsi la vita. E, non sapendo come iniziare nAc figurarsela, guardando decisamente al futuro si gettA2 a capofitto nella??insondabile, tentando la??abracadabra delle possibilitA?; in poche parole scommise sAc stesso alla??insaputa del mondo.
Sono passati molti anni da allora. ChissA? dove si trova ora don Angelo e la??oratorio, come tutti gli oratori nel corso degli anni, sarA? un poa?? cambiato. Gli amici saranno a loro volta cresciuti e, per la maggior parte, saranno diventati genitori. ChissA? poi quelle rare e ideali morosine ...
Ora Giacomo sa perfettamente di tutti gli anni trascorsi, sembra quasi percepirne i tratti sul corpo. Tutto gli appare come se ogni anno passato avesse un suo volto specifico. I pianti e le risa, le gioie e il dolore; padre madre fratelli amici conoscenti vari, tutto A?N ormai in un calderone e di una fattezza tale per cui tutti gli ingredienti vi sono perfettamente riconoscibili.
Ma il passato A?N anche una sorta di sonno in continua progressione. Il passato pare perfettamente avvertito, sentito, digerito. Non di meno si presenta come un ca??A?N-non ca??A?N.
Ora davanti ai suoi occhi corre la??idea della solitudine. Lontano da tutto il conosciuto, da tutti i conoscenti.
Lui afferma di lavorare la terra e di non avere orari a??g non gli importa averne, A?N lui che li fa, proprio come quando era piccolo e decideva del suo futuro trasferendovisi a??g, ha trovato una fattoria dove gli danno da lavorare ripagandolo con vitto e alloggio ... e qualche sigaretta. Lui A?N contento cosA??, quanto al resto a??ci penseremo al momentoa?? dice.
LA?, al riparo della collina e della??ospitalitA? del paesaggio, Giacomo vive la grande rinuncia a sAc stesso. Sa che tutto ciA2 che ha lasciato a??A?N stato il prezzo pattuitoa??. Vada come vada. Il tramonto senza una voce che lo chiami alla cena e la vecchiaia senza la compagnia della??umanitA?, non sono altro che le sue scelte decisive di come presentarsi davanti al destino, spiattellandosi di fronte alla fine, inesorabilmente.
La fine dei giorni, la morte, rappresentano la??ovvio scadere del transito terreno. Verrebbe da dire che Giacomo aspetta ogni istante della vita con cinismo e senza raccapriccio. Sa che dietro le pieghe della??esistenza sono in agguato immagini e vestiti esistenziali terribili: malattie, immobilitA?, pessimi caratteri, oblii e quanta??altro. Sa, perA2, essere questa a??una fetta e non la torta interaa??.
La fine dei giorni, la morte, Giacomo li attende sulla soglia di casa, solo. Una cosa non sa con sicurezza: quanto sia lo spreco perpetrato dal suo vivere. O forse lo sa ma non riesce a contenerlo nelle sue braccia. Ineluttabile il suo cammino, con ostinazione quasi narcisistica. Ogni ora decide la pervicacia di una??agonia.
Eppure, gli anni hanno maturato in questo uomo tutta una sorta di pensieri, pensieri che lo portano a pensare alla dissipazione del dono ricevuto nel suo venir posato su questa terra. Egli A?N lontano da moglie, figli, fratelli, genitori, umanitA? tutta. Con tutto ciA2, A?N loro cosA?? vicino da ridurlo quasi alla perdita della ragione.
Giacomo invidia il giorno quando lascia il posto alla notte senza gelosia. Loro, gli amanti insensibili al dominio, ai quali desidera contendere quella capacitA? a non-avere. Come vorrebbe cancellare gli istinti di possesso, come vorrebbe poter scomparire, essere senza un nome, senza voracitA?. Annullarsi vorrebbe, ma una voce torna a ricordargli che pure nella??annullamento di sAc stessi puA2 esservi nascosto un compiacimento.
A? qui la sua solitudine, alla quale non puA2 trovare rimedio se non nella??esercizio della pazienza, cercando di guardare avanti per non scontare le conseguenze della disattenzione, come era solita indicargli la madre.
Ogni tanto si sofferma sul monito di San Nilo abate, il quale rammentava che perdersi nella moltitudine causa il ritornarne costellati di ferite.
Giacomo sa cosa significano queste parole. Ora, Giacomo sa bene cosa significhino quelle parole da??avvertimento.