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Poesie > martedì 28 agosto 2018 - #145
Levitico
Agostino Forte
E sulle mie mani
una lebbra bianco latte
a suggerirmi la malattia della scrittura
accartocciata dalla polvere
cosparsa sulla memoria,
ora solaio di vecchiume.

ResterA2 a vagare per il tempo necessario
e quando mi riascolterA2 saprA2
se la purezza della parola A?N riemersa
oppure stringe la voce nella valle della??affanno
o saprA2, dal colore della??anima in cielo,
quanto i miei occhi saranno guariti.

Sii fiero se ancora la schiena scuoti
e dalle cadaveriche esistenze
vai riconciliandoti al cammino,
sii leggero se ancora dritto ti porti
sul viale della vita
nella sua pioggia di foglie.