A?N novembre, mi aspettano, un poa?? di crisantemi gialli.
Davanti alla sala mortuaria, un gruppo immobile e costernato
nella pioggia, i parenti, quattro gatti;
cosA?? presto che non ca??A?N quasi nessuno. Un altoparlante convoca operai e ditte
per la??artigianato dei morti.
Alla tomba dei miei, ormai la??arbusto delle rose copre tutto,
e sebbene qualche bocciolo novembrino regali il solito delicato profumo,
colpisce un senso di tristezza e abbandono.
Non che a loro importi qualcosa, sa??intende, ridotti come sono, laggiA1,
oppure in qualche aldilA? del nostro immaginario,
ma dopo aver portato un fiore anche alla nonna,
mi decido alla potatura delle rose, e anche qui novembre va bene.
Poi saluto, come fossero vivi,
e vado per uscire.
Al primo incrocio del viale, ancora dentro,
a sinistra, lavorano a una fossa: disteso su qualcosa,
avvolto in un telo di plastica a prendere un poa?? da??aria, un uomo a??g
si capisce per le scarpe sporgenti nella mia direzione.
Vedo solo questo, ma non posso non pensarci, ai piedi e al resto,
e ancora mi torna.
Che il corpo vada conservato, per consumarsi con lentezza a??g
giA?, i sepolcri, le illusioni necessarie a??g :
non A?N piA1 ragionevole il fuoco?
Il fuoco: immagine da??aperto e di liberazione
dalla??orrore della contabilitA? di fosse e di cadaveri, del seppellire e
disseppellire, aprire e richiudere.
Un bel forno o una pira (anche qui, letteratura: e cosA??
mi avvicino alle cose?), e finisce tutto.
Se non altro, il desiderio che la forma non se ne vada cosA?? presto
ha portato a questo, al ribrezzo dei morti avvolti nel telo di plastica,
alle fioriture del macabro a??g e mi domando
cosa resti della??uomo che fu, in quel miserevole involto, alimento del nulla.
Siamo, insieme, molto di piA1 e molto meno di quel che crediamo.
E cosA??, porto a fine giornata un senso di cose guaste.
I morti forse non hanno gradito la visita.
Cimitero di Salerno, novembre 2013