a??Maledetto inverno e dannata terra.a?? Odiava la??Italia, un luogo tetro ed inospitale, governato da duchi e baroni sempre pronti a farsi guerra la??un la??altro pur di accaparrarsi qualche appezzamento di terra in piA1. Grassi maiali seduti intorno ad una tavola imbandita, intenti ad ingozzarsi il piA1 possibile mentre gli uomini morivano sui campi di battaglia per i loro capricci. Ma Heinfried si guardava bene dal manifestare questi pensieri a voce alta, se non voleva ritrovarsi con un cappio intorno al collo e i corvi che si contendevano i suoi occhi. Era questa la punizione a cui andavano incontro i disertori della Compagnia della Colomba di Orlando di Luchom, il condottiero mercenario con il piA1 singolare senso della??onore che Heinfried avesse mai visto. Per quella??uomo il tradimento e la diserzione erano i reati peggiori di cui un soldato si potesse macchiare, eppure lo aveva visto vendersi a Perugia per un misero titolo nobiliare e con la stessa facilitA? passare al soldo di Arezzo, allorchAc le sorti della battaglia si erano capovolte. Era il 1335 se non ricordava male, il fumo divampava dai villaggi messi a ferro e fuoco e le grida dei moribondi si levavano alte, invocando un Dio che quel giorno era rimasto a guardare assiso sul suo trono celeste.
a??Bottino di guerraa??: cosA?? si diceva in italiano per indicare i tesori e le donne che venivano conquistati sul campo di battaglia. Non partecipava mai agli stupri, la sola idea di prendere una donna contro la sua volontA? gli procurava un senso di disagio, di impotenza. Una cosa che non sembrava affliggere i suoi compagni da??arme, soprattutto Karl, che aveva infilati nella barba tanti anelli quante le donne che aveva violentato. Il suo arrivo era preannunciato da un tintinnio assordante quanto le trombe della?? Apocalisse.
La??odore inconfondibile della birra lo distolse dalle sue riflessioni. Prese il boccale che Joseph gli porgeva e mandA2 giA1 una lunga sorsata. La birra era calda e annacquata, ma era meglio della?? acqua putrida e stagnante che beveva durante le marce estenuanti per raggiungere Arezzo. Si guardA2 intorno, anche Joseph, come gli altri, teneva lo sguardo basso e non proferiva parola. Lo sconforto vagava per la??accampamento come una fantasma senza pace. Erano rimasti meno di cinquecento e le truppe nemiche superavano la??esercito fiorentino di tre a uno. Il solo pensiero di vincere quella guerra era una follia.
A??Toh, prendi!A?? gli disse un ragazzino tutto lentiggini che portava le ciotole di zuppa tre alla volta. Lo stufato era una brodaglia scura nella quale galleggiavano indistintamente pezzi di carote, rape e pezzetti di carne di provenienza incerta. TirA2 fuori dalla bisaccia una pagnotta, era talmente dura che avrebbe potuto sfondare il cranio di un uomo. La sbriciolA2 alla meglio e la gettA2 nello stufato per ammorbidirla. La prima cucchiaiata che ingoiA2 fu sul punto di farlo vomitare, ma dopo un poa?? fu grato del calore che la zuppa dava alle sue membra intirizzite dal freddo. Si strinse nel mantello e si fece piA1 vicino al focolare.
A??Quanti uomini abbiamo perso oggi?A?? chiese un individuo basso e tarchiato sfigurato da una orrenda cicatrice, la quale gli attraversava il volto in diagonale, ricordo della battaglia di due anni fa.
A??Centoa?| settanta armigeri e trenta cavalieriA?? rispose Thomas, uno dei pochi della Compagnia che sapesse fare di calcolo A??abbiamo recuperato le armi che abbiamo potuto e macellato i cavalli.A??
Ecco spiegata la carne nello stufato. MandA2 giA1 una??altra sorsata di birra per evitare che il pane raffermo gli si fermasse in gola e finisse per soffocarlo. Avevano subito una dura sconfitta quel giorno, le truppe aretine e i loro alleati li avevano colti di sorpresa. La Compagnia della Rosa e le Aquile Nere avevano disertato subito dopo la??imboscata, passando al servizio del nemico. Solo un miracolo li avrebbe salvati domattina. Si ritrovA2 a pensare alla sua vecchia casa, un piccolo villaggio immerso nel profondo della Foresta Nera, che aveva lasciato qualche anno fa per cercare fortuna come soldato di ventura. Il ricordo del profumo del pane che suo padre cuoceva nel forno era dolce come miele sulle labbra di una vergine.
A??Io ho chiusoA?? disse in un sussurro Joseph. La sua affermazione aleggiA2 per un momento in mezzo agli uomini raccolti intorno al fuoco, nera come un corvo che sorvola il campo di battaglia. Il suo amico era un guerriero forte e valoroso, segnato da mille battaglie e con piA1 buonsenso di tutta la Compagnia della Colomba messa assieme.
A??SA??, me ne vado anche ioA?? gli fece eco Gottfried, un ragazzo dalla??aria famelica al quale mancava buona parte della??orecchio destro.
A??Siete due codardi, una vacca gravida ha piA1 coraggio di voi due messi insiemeA?? li apostrofA2 Karl, appoggiato alla lunga ZweihA?nder conficcata nel terreno ai suoi piedi. Era una lama imponente che gli italiani chiamavano spadone a due mani. In piA1 di una??occasione Heinfried aveva visto Karl spaccare un uomo a metA? con quella??arma. Era un guerriero formidabile, il primo a gettarsi nella mischia e la??ultimo a ritirarsi, ma la sua sete di sangue lo rendeva un individuo crudele e spietato. A??Se fossi in voi inizierei a correre da adesso, prima che vi stacchi la testa e mi fotta i vostri cadaveri ancora caldi.A??
A??Tieni a freno la lingua, bestione.A?? La voce di Lars era ferma e tranquilla. Era un giovane di bassa statura, sul quale nessuno avrebbe mai scommesso che sarebbe sopravvissuto al primo scontro, eppure Lars era freddo e veloce, un binomio che lo rendeva letale. Era un virtuoso del combattimento con la spada e la??ascia corta. A??Vi capisco amici, comprendo il vostro sconforto, ma vi dico che questi timori vi passeranno appena metterete il vostro uccello nella fica di una bella aretina. Non temete, la fortuna combatte al nostro fianco.A??
La sfacciataggine di quella??uomo suscitava in Heinfried un misto di rabbia e di ammirazione. Lars era un guerriero temibile, i suoi occhi erano grigi come il cielo prima della tempesta. Si era unito alla Compagnia la scorsa estate: un ragazzo la cui vita era avvolta nel mistero dal momento che non aveva mai parlato del suo passato con nessuno dei suoi compagni da??arme. Nonostante la sua giovane etA?, trasmetteva una sicurezza e una calma che facevano di lui il guerriero perfetto, quello che avresti voluto avere al tuo fianco prima di gettarti nella mischia.
A??E tu Heinfried? Che cosa pensi?A?? gli chiese Joseph.
Stava per aprire bocca e dire cosa ne pensasse di quella guerra che aveva logorato i loro corpi e dannato le loro anime per sempre, urlare la sua furia contro quei ricchi signori per i quali i soldati di ventura non erano altro che pedine nel grande gioco del potere, quando un movimento improvviso alla sua sinistra gli frenA2 la lingua.
A??Il primo di voi che fa una mossa lo mando a lucidare le corna del demonio. Voi dueA?? disse un incappucciato indicando Joseph e Gottfried A??siete in arresto per sedizione. Prendeteli!A?? Obbedendo agli ordini della??uomo, alcuni soldati li legarono con le mani dietro la schiena e li condussero in catene verso la tenda del comandante. Lo sguardo triste di Joseph fu la??ultima cosa che Heinfried vide prima che quei soldati portassero via il suo amico. La??uomo misterioso era un aiutante di campo del comandante (si venne a sapere), che si aggirava camuffato ogni notte per la??accampamento per ascoltare e stroncare sul nascere qualsiasi tentativo di sedizione. Nessuno aggiunse piA1 una parola e ognuno si avvolse nella propria coperta come se non fosse accaduto nulla.
Il mattino seguente i cadaveri di Joseph e Gottfried penzolavano da un olmo gigantesco con in petto inchiodato un pezzo di legno con la scritta VerrA?ter, traditori. Il corno risuonA2 possente per tutto la??accampamento ad avvertire i soldati che era tempo di alzarsi e disporsi per la battaglia.
Nella??anno del Signore 1337 la Compagnia della Colomba, che contava poco piA1 di 350 uomini tra le sue fila, si schierA2 a fianco di Firenze contro gli eserciti congiunti di Pier Saccone Tarlati, condottiero di Arezzo, e di Mastino della Scala, signore di Verona. Seppure affamati e soverchiati di numero, la??esercito fiorentino ebbe la meglio quel giorno nella sanguinosa battaglia campale che ebbe luogo nei pressi della cittA? di Lucca. Pochi giorni dopo la Compagnia della Colomba fu sciolta ed ogni suo soldato potAc fare ritorno alla propria casa.
Ma a Heinfried, sconosciuto soldato di ventura, toccA2 una sorte diversa. MorA?? quel giorno, trafitto alla schiena da una picca, mentre il sole brillava alto sul piccolo villaggio immerso nella Foresta Nera e il pane appena sfornato riempiva la??aria di un aroma dolce e delicato.