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Poesie > lunedì 24 dicembre 2012 - #223
Il mio compagno
Carlo Di Legge
A? nella stanza, nel letto vicino alla finestra del balcone,
dal giorno del mio arrivo.
Si esprime a gesti fermi e solenni,
come un capo.
Un familiare A?N sempre accanto.

I primi giorni ha cercato di alzarsi, cadendo, imprecando
contro tutto.
Un amico muratore viene a raderlo, la sera.

Dorme ora in un mondo di sogni di morfina,
a volte lamentandosi;
forse sogna di quando, da piccolo,
costruiva aquiloni.

Giace il grande corpo abbandonato,
in cui sa?? aprono piaghe,
sotto i bracci metallici della chemio, dei lavaggi,
dei cateteri, nel caos da??interruttori e tubi,
di plastiche, infermieri e amici in visita.

Nella stanza accanto, una suora malata
a volte piange con la piccola voce bianca.

Sui tratti del volto, sovrapponi facilmente
il Cristo sofferente.
Vedi come le immagini sappiano di noi,
e come possa sollevarsi oltre la stanza da??ospedale
il compagno, che resta
qui, davanti a te.
Molta scelta non va??A?N: segui un messaggio di salvezza,
e unisciti ai fedeli, nella cappella in fondo a??g
oppure sostieni la??assurdo universo,
che qualche volta ti assale a??g e, in ogni caso, devi.

Trova un senso alle cose, che voli
come aquiloni.


Napoli, 7.12.2012