in quel monastero lontano, perduto nella campagna a ulivi.
Maria, la grande mediatrice, la madre per eccellenza,
la sposa povera e fedele, annunciazione e obbedienza.
E dietro: intere vite anonime, un esercito consacrato
a un simbolo, il dolore del parto
insieme alle celebrazioni del natale,
luce che splende in notte invernale,
umili animali e doni di re,
la figura nerovestita e il cuore trafitto di spade:
ma basta poco a??g un poa?? piA1 in lA?, nel mio tempo,
una??altra immagine di Maria si stacca
dalla facciata barocca, nella nicchia centrale, in alto.
La sua statua calpesta la luna.
Tu domandati il senso delle figure,
nulla compare a caso nella??espressione:
cosa??A?N la??oppressa luna, ti domanda la figura,
e ti risponde a??g se esser sotto e sopra
non sia prima e dopo nella??ordine del tempo.
CiA2 cha??A?N importante adesso non sempre A?N stato,
eppure, in qualche modo, anche fu, sempre:
perchAc ogni notte conserva il suo pallido
riferimento.
Allora forse ciA2 cha??A?N sottomesso si raddrizza e viene avanti,
perchAc possiede qualcosa del sempre a??g
qualcosa di ciA2 che fu, A?N, o tende a tornare a??g
qualcosa resta, qualcosa va,
il nuovo viene, i nomi possono cambiare.
Basta un momento, o venta??anni a??g A?N adesso:
faa?? che risuoni, secondo che puoi,
parola spenta
a richiamare vite senza numero,
che in te rispondono.
Figure circolanti nel niente
negla??infiniti impulsi che risalgono alla mente a??g
venta??anni, o quattromila, in un momento a??g un vento
immateriale
come acqua si divide e bisbiglia,
scorre e si confonde a rivoli senza numero.
CiA2 che cambia, ciA2 che resta: e tutto A?N vivo e mosso,
necessario a??g
fertilitA? e perdita.
Morte. E vittoria sulla morte.
Lo sai: chiunque tu sia,
dove sei puA2 soffiare lo spirito.
Nocera Inferiore, 19.10.2012