Queste mattonelle nemmeno mi piacciono, ma la Signora Carmela ci teneva tanto. Diceva che cosA?? mi puliva meglio e si sentiva piA1 a casa. La vedevo portarmi fiori e tenermi acceso un lumino. Ogni tanto mi diceva di proteggere Salvatore suo a??che stava su a Norda?? a far la guerra. Brava donna Carmela, se la prese una bomba mentre stava sopra all'aria aperta. La seconda guerra mondiale, molti si rifugiarono qui giA1 con me in quei tempi.
Ma se devo dire il vero sono sempre stato trattato con tutti gli onori. A differenza di molti altri riposo su un comodo cuscino e un velo mi tiene lontano gli insetti. Ora mi sto pure abituando ad essere chiamato Lucia. All'inizio mi dava fastidio, ho urlato e protestato inutilmente per anni.
a??Mi chiamo Gaddoa??
Con il tempo ci fai l'abitudine, un nome vale l'altro, non ha piA1 senso oramai.
Arrivai a Napoli nel 1701 dal Ducato di Toscana, all'epoca avevo appena diciassette anni, ma ero un uomo fatto e formato.
Il mio primo assassinio fu un fornaio, che mi inseguA?? per la pagnotta che gli avevo preso dal banco. Tra viottoli e stradine mi ritrovai in un vicolo cieco. Il panetterie mi diede addosso, giA1 calci e pugni, pensavo che sarei morto quel giorno; invece riuscii a sfilargli il coltellaccio dalla cintola e lo affondai nel suo ventre piA1 volte, non avevo piA1 di otto anni, ma mi feci una fama. Fui al soldo di diversi signorotti per cui feci vari lavoretti, debitori, spasimanti indiscreti, persone scomode, passai molti uomini a fil di coltello lasciandogli un bel sorriso rosso sul collo. Avevo il rispetto, il desco non mi mancava mai e le servette, dai seni grossi e i fianchi larghi, non mi dicevano di no.
In quei tempi viaggiavo con padre Gregorio, la sua missione era portare le ossa di Matteo, figlio illegittimo di un funzionario dei re di Asburgo che viveva a Napoli. Mi avrebbero dato 20 scudi d'argento se fossimo arrivati sani e salvi. Accettai al volo; dovevo cambiare aria. Qualche giorno prima in una taverna, a causa di una donna che apriva troppo la bocca e ancor di piA1 le gambe, avevo fatto fuori un tizio. Mi era stato detto che era l'attendente del Duca e che ora si chiedeva giustizia.
In viaggio eravamo in cinque: il prete, un servo giovane e rachitico, che troppo spesso divideva il letto con il sacerdote, una novizia che voleva prendere i voti tra le clarisse a Napoli, un grassoccio oste, che raggiungeva il fratello al porto per mettere su una locanda per marinai, ed io. Il viaggio fu lungo, ma tranquillo. Perdemmo l'oste in una locanda, il medico disse che si trattava di tisi, ci fece rallentare di una settimana; quando alla fine trapassA2 fu un sollievo per noi tutti, dispiacque solo alla fioriera in cui gettavo le medicine, i fiori seccarono presto e noi riprendemmo il viaggio.
Ecco che arriva Mariano, ogni giorno da almeno trent'anni viene a dirmi grazie. Non lo ferma niente. Pioggia, sole o vento lui c'A?N sempre. Mi porta dei fiori che l'umido della cripta fa marcire in fretta. Mi A?N grato perchAc la figlia Immacolata ha lasciato il pregiudicato eroinomane con cui stava prima e si A?N sposata con Gennarino, un onesto pizzaiolo. Non navigano nell'oro, ma almeno la famiglia non A?N dovuta entrare nel brutto giro della criminalitA?.
Si inginocchia ed inizia la sua solita nenia: dieci a??Ave Mariaa?? e un a??Paternostroa??.
Mariano non A?N il solo fedelissimo che ho. Oggigiorno non me ne sono rimasti tanti, ma fino a poco tempo fa c'era letteralmente la fila per me. Tra quelli attuali resta Mariaconcetta, con le sue settantacinque primavere, che viene almeno una volta a settimana e quando nessuno la vede mi inumidisce il velo con l'acqua fresca, per rinfrescare la mia anima al purgatorio, cosA?? dice lei. Poi sgrana il rosario di perle rosse della Beata Vergine del Santo Rosario di Pompei ed inizia a recitare:
a??Nel primo mistero...a?? e le consuete dieci a??Ave Mariaa?? e un a??Paternostroa??.
A Napoli mi adattai subito, un ricco mercante che aveva casa nei pressi del porto mi ingaggiA2 per difendere il deposito e scortare gli scaricatori che ci portavamo le merci. La paga era buona tanto da potermi permettere diversi piacevoli passatempi con le puttane piA1 famose del molo. Fu questa la causa del mio stato attuale.
Dopo aver frequentato i bordelli per alcuni mesi, le ragazze ordinarie mi vennero a noia. Cercavo brividi nuovi dalle donne, iniziai cosA?? a provare donne piA1 particolari. Rimasi estasiato quando la nana mi fece arrivare a urlare verso il cielo mentre mi montava e il solo pensiero della contorsionista che, mettendo le mani a terra e i piedi in aria, mi permetteva di prenderla in piedi, muovendo solo i fianchi, mi eccita ancora.
Fino a due secoli fa nell'ampia zona sotto la navata centrale della chiesa che mi sovrasta dicevano ancora messa. All'epoca era costume per i credenti adottare uno di noi e dargli la massima cura per poter poi un giorno riceverne grazie. Schiere di donne ci lavavano periodicamente e alcuni bambini erano incaricati di scegliere tra varie tibie e femori quelli che potevano essere i nostri.
A quei tempi la storia di Lucia iniziA2 a diventare leggenda ed ognuno aggiungeva particolari all'evento a suo piacimento. Divenne figlia unica del principe Ruffano Domenico d'Amore, costretta ad un matrimonio combinato, scappata e poi risposata all'uomo che amava, un vero macello. PerA2 il culto restA2 e si intensificA2 nel tempo, fino ad assumere proporzioni inimmaginabili. Ma la veritA? A?N un'altra e molto piA1 divertente.
Un giorno Donna Sofia, proprietaria di uno dei bordelli sulla strada, conoscendo le mie inclinazioni, mi disse che quella sera era arrivata una merce rara ed esotica. Su di una nave che portava spezie proveniente dall'Africa era giunta una ragazza dalla pelle nera come la fuliggine.
Non seppi resistere e, pagato quanto mi veniva chiesto, mi gettai nella stanza. La nera era poco piA1 di una bambina e pianse per tutto il tempo senza guardarmi nemmeno in faccia. Ne rimasi molto deluso e mi ritirai.
Quella notte stessa fui scosso da tremiti ed ebbi la febbre molto alta. La mattina dopo a stento mi reggevo sulle gambe. Mi fu mandato un dottore che iniziA2 subito coi salassi, ma tutto sembrava inutile. In un brandello di luciditA? dissi al medico.
a??Donna Sofia, la puttana...nera...leia??
Il medico si presentA2 il giorno dopo con la ragazza di colore, che mostrava sintomi simili ai miei, ma molto piA1 leggeri. SalassA2 entrambi per bene e ci diede estratti di digitale e vino caldo da bere. Inutile. Si pensA2 che fosse una stregoneria e quindi venne chiamato il parroco. Questi si convinse che la ragazza avesse dentro di sAc Baal, demone delle pestilenze, cosA?? il giorno dopo tornA2 con tutto l'occorrente per portare avanti l'esorcismo. La bambina, terrorizzata dall'uomo vestito di nero che urlava in modo incomprensibile, si contorceva ed urlava e piA1 lo faceva piA1 il prete era convinto di stare nel giusto. Nell'apice del rituale il piccolo cuore della ragazza non resse e lei morA?? cosA??, legata al letto. Il mio turno venne quella notte stessa, me ne andai con l'odore salmastro portato dal vento che entrava dalla finestra.
Il medico, pensando che potessimo essere infetti, decise di riservarci il trattamento degli appestati. CosA?? su di un carro mortuario venimmo portati alla Chiesa di Santa Maria del Purgatorio all'Arco. Qui il gobbo addetto alla sistemazione dei corpi ci trascinA2 in una cripta dove ci conficcA2 un grosso chiodo nelle nuche, lasciandoci a penzoloni aspettando che il nostro corpo scolasse tutti i liquidi e non restasse che lo scheletro. Le nostre ossa furono buttate in una fossa con molte altre e per tanto tempo fu tutto buio.
Ora ci sono addirittura le visite guidate, centinaia di persone ogni giorno vengono qui giA1 e mi fissano nelle orbite vuote, annuendo sbalorditi a quello che le guide raccontano su di me. Qualcuno lascia una monetina o un piccolo pegno. Archeologi e antropologi mi hanno studiato a lungo, cercando di ricostruire la mia storia. Forse sono arrivati vicino alla veritA? o comunque hanno di certo capito che, in realtA?, io non sono quello che tutti dicono io sia. Oramai perA2 il mito A?N piA1 forte della realtA? ed io non tornerA2 mai piA1 ad essere Gaddo.
Non so quanto tempo fosse passato prima che rinascessi come Lucia. Un giorno mi trovai a guardare negli occhi vispi di una bambina bruna. Una voce da qualche parte diceva:
a??Brava sA??, il Signore mi sta dicendo che quella che hai preso A?N una principessa innamorata.a??
La voce era quella del prete, zio della ragazzina, ad ogni teschio che raccoglieva aggiungeva dettagli alla storia.
a??Quella A?N la sua serva.a?? gli sentA?? dire mentre prendeva un altro di noi.
Alla fine il prete convinse la bimba che la principessa avrebbe voluto che lei giocasse con il gingillo tra le gambe dello zio. Mentre noi osservavamo immobili.
Qualche tempo dopo la bimba tornA2, questa volta con la madre a cui raccontA2 la storia della principessa. La signora ne chiese conto al fratello, che per non rischiare la scomunica, confermA2 tutto dicendo che aveva dato ordine affinchAc venisse preparata un'apposita nicchia, dove mettere i due teschi.
CosA?? nacque la storia che mi porta qui oggi, venerato e riverito come se fossi una principessa. Vicino a me un intero abito da sposa fa capire alle persone io chi sia. Ma la veritA? A?N un'altra: io sono Gaddo, tagliagole fiorentino, morto per colpa di una puttana nera come la fuliggine.
Ora recitate dieci a??Ave Mariaa?? e un a??Paternostroa??.