Mi aspettava Patricia, una strana signora che non conoscevo, con sua figlia Ana. Mi chiedevo se le avrei riconosciute tra la folla,le avevo viste solo in foto,ma di lA?? a poco le vidi arrivare, non si somigliavano molto ma avevano lo stesso viso magro e allungato, e il naso aquilino. Fu in quel momento che mi resi conto che avrei vissuto con quelle due persone a me sconosciute. Solo quando arrivai a casa, la loro casa, per questo cosA?? diversa dalla mia, capii che tutto stava per cambiare. Non era molto grande, ma sufficiente per tre persone, piena di oggetti, souvenir, foto, quadri, era accogliente, illuminata dallo stesso sole che tornava ad annebbiarmi la vista,per questo quando mi guardavo intorno dovevo fermarmi alcuni istanti, perchAc avevo la??impressione che quella dimensione non fosse reale, quasi come in un sogno, mi fermavo per toccare con le mani quella realtA? e convincermi che stava succedendo realmente.
I primi giorni passarono lentamente, e con le mie coinquiline la convivenza era piacevole. Ana, alta e magra con un simpatico neo sulla guancia destra, era introversa, non parlavamo molto anche se eravamo coetanee, ma vedevo qualcosa di straordinario in lei, era timida ma forte, la tipica persona che non sa cosa vuole perA2 sa quello che non vuole, coerente con le sue idee, non era vuota e avevamo tanti interessi in comune. Patricia invece, con la sua figura e il riguardo tipicamente da madre mi dava conforto, era un poa?? matta, ma allegra e piena di vita, amava viaggiare e la fotografia, la casa infatti era piena di foto, che la ritraevano quasi sempre con Ana e un giovane ragazzo,la??altro suo figlio che per lavoro viveva a Salamanca, in una di quelle fotografie notai che anche lui aveva lo stesso neo proprio dove ce la??aveva sua sorella, a parte questo particolare non si somigliavano molto, piuttosto era identico a sua madre. Loro tre e nessun altro, nessuna traccia di un uomo che in un determinato momento fu padre e marito.
Nel giro di poche settimane avevo conosciuto tante persone, il bello di queste esperienze era proprio questo, un flusso di persone che scorreva come un fiume nella mia vita, e in questo immenso io ero quel tronco spezzato ma solido, in attesa che qualche altro scolo si unisse a me. Con alcuni in particolare mi piaceva trascorrerci del tempo, erano tipi un poa?? strani, amanti della letteratura, per questo mi piacevano, erano come me, decidevamo di uscire per lasciare tutti i nostri affari a casa e poi si finiva a parlare di romanzi, di poesia, di Cervantes, Quevedo, Lope de Vega o Valle InclA!n. Una sera, di ritorno da queste solite tertulias improvvisate, in attesa della??ascensore qualcosa catturA2 la mia attenzione, sulla cassetta della posta notai che Ana e suo fratello avevano un solo cognome uguale e il secondo diverso,attenzione che di lA?? a poco cadde nella sede immaginaria della dimenticanza.
Dopo un mese e mezzo le cose erano cambiate in modo travolgente anche in casa, io e Ana diventammo amiche senza rendercene conto. Inizialmente guardavamo solo qualche film insieme e in seguito discutevamo per ore sul perchAc del finale, poi perA2 a questi discorsi iniziammo a mescolare episodi personali, tanto che finimmo per raccontarci.Era sempre lei a sistemarci i capelli, era alquanto bizzarro perchAc Patricia era negata mentre Anaera veramente brava e aveva imparato da sola, come un dono. Insieme ci divertivamo e non mi sono mai sentita di troppo, Patricia era felice del nostro rapporto come una madre quando guarda le sue figlie vivere insieme, quando sa che ca??A?N complicitA?, e questo mi ha aiutato quando la malinconia mi avvolgeva, perchAc quando Patricia con un semplice sguardo poteva capire lo stato da??animo di sua figlia, quando dialogavano per ore, quando la preoccupazione la rendeva nervosa se Ana rincasava tardi, o quando si arrabbiava per una sciocchezza, io mi ricordavo di mia Madre e capivo che tra loro ca??era un legame profondo, che Patricia era per Ana quella presenza ineguagliabile, ma inspiegabile per una figlia che nemmeno ha presente il momento in cui ha incontrato sua madre per la prima volta, non ca??A?N un istante o un periodo, sono sequenze spezzate, vissute con una persona da cui fino a un certo momento della vita non si hanno aspettative.
Una sera io e Patriciastavamo cenando, come ormai era abitudine fare,e iniziA2 a raccontarmi del suo passato, che un tempo fu sposata ma che suo marito la tradA?? quando suo figlio aveva 5 anni e Ana aveva solo undici mesi. Rimasi sbalordita, era proprio quel tipo di donna che piaceva a me, forte, intraprendente e soprattutto indipendente, che non lasciava trapassare tristezza dai suoi occhi, con quel tocco aggiuntivo che posseggono le donne al cavarsela da sole. Ebbi la??impressione che mi stesse raccontando la storia di qualcun altro, erano passati ormai tanti anni da quel tradimento, ma pensai che avesse elaborato la??abbandono nella maniera giusta, non si era arresa, per sAc stessa e i suoi figli.
In quel momento rammentai del cognome diverso tra Ana e suo fratello, ma intuii che quella non era la circostanza adeguata. Una supposizione perA2 la feci, e che uno dei due figli avesse rifiutato e cambiato il nome del padre visto il suo abbandono, e tra i due, sebbene non conoscessi suo fratello, ero piA1 che sicura che il diniego fosse da parte di Ana. Ugualmente conservai questa irresolutezza che speravo di riuscire a decifrare, e proprio mentre ero in attesa della??ascensore in compagnia di Ana glielo chiesi, con molta spontaneitA?, tipica dei bambini troppo curiosi ma lei mi rispose soltanto che era una storia lunga, e dai suoi occhi pervasi di dolore capii che non avrei dovuto fare quella domanda.
In una delle solite cene tra me e Patricia, notai che era piuttosto silenziosa, forse un poa?? infelice, ma non le chiesi niente, non sono mai entrata nel cerchio di emozioni che circonda le persone senza che questa??ultime mi aprissero una porta, ma la sua confessione non tardA2 ad arrivare. Sul tavolo restavano i piatti sporchi, qualche mollica di pane e un poa?? da??acqua nel mio bicchiere, mentre noi sul divano guardavamo la tv, poi si voltA2 e iniziA2 a parlarmi di sua sorella, non mi aveva mai parlato della sua famiglia, lo stava facendo per la prima volta in quel momento, e io non sapevo cosa dire quando mi confessA2 che la sorella era morta, insieme al marito molti anni prima in un incidente stradale.Non mi disse nemmeno il suo nome, la descriveva con dolci parole, piene da??affetto e malinconia, deva??essere stata una presenza importante nella sua vita pensai, poi aggiunse che si somigliavano ma che sua sorella era piA1 bella, era forte, ma molto gentile, che come lei amava viaggiare, mi raccontA2 che era una parrucchiera e piuttosto conosciuta in cittA?. Io annuivo e ascoltavo con interesse anche se non capivo perchAc mi stesse parlando proprio di sua sorella, in aggiunta non sapevo mai cosa dire a chi perdesse una persona per sempre, quando la tipica frase a??col tempo passerA?a??si dimostra la piA1 grande bugia delle bugie, perchAc nemmeno il tempo ripara e sana quel vuoto lasciato da certi occhi. Poi con un poa??di freddezza aggiunse che Ana non era sua figlia ma sua nipote, figlia di quella cara sorella che non ca??era piA1, che fu la??unica a sopravvivere in quella??incidente, cosA?? prepotente e violento che si era portato via sua madre.Piccola coma??era la sua memoria non ha conservato nessun ricordo,nulla che potesse richiamarle alla mente il suo odore o il semplice suono della voce,non ebbe nessuna possibilitA? di conoscerla,in cambio perA2, aveva avuto la zia piA1 mamma che avessi mai conosciuto. Il successivo mese che trascorsi lA?? continuai a guardarle con gli stessi occhi, nonostante io sapessi tutta la veritA? non vedevo alcuna differenza, di fronte a me avevo una mamma e una figlia e tutto la??amore che ne concerne.
Di colpo era giA? venerdA??, lo stesso venerdA?? di mesi prima, emi ritrovavo nuovamente alla stazione di Granada,ad accompagnarmi ca??erano Ana e Patricia, due delle tante persone, ma forse le piA1 importanti, con le quali avevo condiviso tanto, forse troppo in cosA?? poco tempo, eppure le salutai velocemente, un abbraccio lungo qualche secondo con la promessa di ritornare. Mi aspettava un viaggio lungo ore ed ore, stavolta i miei bagagli pesavano quanto avevo visto, scoperto e ottenuto, quanto le vite incrociate, le strade, i sapori, i sorrisi e le lacrime. Il sole non mi offuscava la vista, tutto era chiaro, delineato poi, cominciA2 a rimpicciolirsi.