ta??interessava in questo tema di ricerca?
Scegliere un tema per una tesi di laurea non A?N certo semplice, soprattutto se il desiderio A?N quello di portare avanti un lavoro interessante e costruttivo. La proposta che mi avanzA2 il Prof. Bertolissi, che giA? stimavo da anni e con il quale avevo sostenuto due esami di Storia della??Europa Orientale, mi parve molto interessante perchAc la??obiettivo era di raccontare una regione poco conosciuta e su cui si era scritto poco, ovvero la Mangaseya, territorio inesplorato, sconosciuto ai piA1, crocevia di forti interessi commerciali, territorio ricco di storia e risorse. Di questo argomento ciA2 che mi attraeva di piA1 fu proprio la sua caratteristica di essere a??un luogo remotoa??, nuovo, da scoprire, parte di un territorio tra i piA1 affascinanti del Paese, la Siberia, su cui nei secoli hanno scritto poeti, scrittori e viaggiatori alla ricerca di fortuna, decantandone il fascino e la??impenetrabilitA?. Insomma, la??approccio a quella tesi in qualche modo mi sembrA2 quasi una conseguenza degli anni di vita trascorsi alla??estero, di viaggi e di scoperte che io stesso avevo intrapreso, anche se verso destinazioni decisamente piA1 accessibili e facili.
Capiscoa?| Quali lingue hai studiato alla??Orientale? Quali le ragioni delle tue scelte?
A a??La??Orientalea?? ho studiato russo, come lingua quadriennale, inglese e francese come lingue biennali. Le ragioni delle mie scelte sono state due. La prima, una scelta pratica; la seconda una passione. Quando ma??inscrissi a a??La??Orientalea?? mi resi velocemente conto che scegliere come lingua portante dei miei studi una lingua europea (e gettonata) come la??inglese o lo spagnolo sarebbe stato sbagliato e forse poco utile, perchAc questo avrebbe significato seguire corsi di lingua e di letteratura insieme a tantissimi altri studenti.
La mia scelta ricadde quindi sul russo, una lingua alternativa, nuova (venta??anni fa lo era sicuramente) e studiata da pochi giovani. Ricordo che nel primo anno di corso eravamo solo un centinaio di matricole, numero che andA2 diminuendo negli anni. Questa fu sicuramente una scelta indovinata perchAc, essendo in pochi, non solo fu possibile instaurare rapporti piA1 diretti e umani con docenti e lettori, ma diede a tutti noi la possibilitA? di seguire meglio ogni singolo insegnamento ed essere seguiti con maggiore attenzione e dedizione da ogni docente.
La seconda ragione che mi spinse ad optare per il russo fu anche il mio grande interesse nei confronti della Storia della??ex Unione Sovietica che, nei due anni precedenti alla fine del percorso scolastico, aveva attratto in modo particolare la mia attenzione. La mia iscrizione a a??La??Orientalea?? risale al 1991, ovvero due anni dopo la caduta del muro di Berlino e la??inizio del declino di buona parte delle roccheforti comuniste europee. Quel mondo, che la Russia rappresentava in quello specifico momento storico, tra i piA1 importanti di tutto il XIX secolo, grazie alla perestrojka e a tutti i capovolgimenti socio-politici che portA2 con sAc, fece scaturire in me il desiderio di capire qualcosa di piA1 di quella cultura e di quel popolo che, nonostante la??apparente freddezza, si sono rivelati negli anni dei miei studi e delle esperienze di vita alla??estero uno dei popoli umanamente piA1 coinvolgenti, grazie non soltanto allo spessore del passato culturale, ma grazie alla profonditA? e sensibilitA? della??anima che contraddistingue a??g appunto a??g il popolo russo.
La frequenza dei corsi della??Orientale ha precisato alcuni tuoi interessi iniziali? Si puA2 dire che abbia dato a essi una forma piA1 compiuta? Ca??A?N qualche docente che abbia esercitato su di te una??influenza piA1 marcata?
Ho frequentato un Istituto Tecnico Commerciale, quindi il mio ingresso a a??La??Orientalea?? potrebbe apparire come una scelta casuale e poco consona ai miei studi precedenti, ma non A?N cosA??. La scelta da??iscrivermi in questa UniversitA? piuttosto che in un altra mirava sicuramente ad ampliare una??area da??interessi con cui avevo giA? una certa familiaritA?, ma la frequentazione della??Ateneo e dei corsi A?N stata innanzitutto una graduale scoperta di un mondo nuovo, fatto di soggetti, persone, attitudini e comportamenti non solo diversi, ma soprattutto particolari e stimolanti. A a??La??Orientalea?? devo sicuramente la??opportunitA? di avermi aperto una porta essenziale, quella della conoscenza non solo culturale ma soprattutto umana. Negli anni in cui frequentavo la??UniversitA? non passava giorno in cui tra studenti non si parlasse di viaggi, di Paesi stranieri, di storia di popoli e delle loro abitudini, di partenze. Ca??era chi sognava di andare in Giappone e chi negli Stati Uniti; ca??era chi si divertiva parlando con le poche parole di arabo imparate nei primissimi corsi di lingua, chi con quelle di cinese.
Questo, senza neanche che me ne rendessi conto, A?N stato da subito uno stimolo incredibile che, negli anni, ha fatto crescere in me la voglia di conoscere e di imparare, viaggiando. Il processo che si A?N innescato A?N stato in prima istanza istintivo, ma successivamente ho compreso con consapevolezza ciA2 che stavo cercando. Le mie esperienze degli ultimi anni, cosA?? come i social network che uso e il blog personale che gestisco sul web, mi permettono in maniera sicuramente immediata e diretta di comunicare le impressioni del percorso di conoscenza che sto vivendo progressivamente. Tutto questo processo evolutivo di scoperte e consapevolezze A?N nato casualmente, attraverso importanti esperienze di vita e di confronto con il mondo esterno, esperienze che la??UniversitA? prima di tutti mi aveva proposto in quanto studente e che io accolsi con gioia, ovvero la??Erasmus.
Grazie a questo progetto di studi mi fu data la possibilitA? di dare una svolta al mio percorso universitario e alla mia vita, staccarmi dalla mia famiglia e dalle mie radici, lasciarmi alle spalle i punti di riferimento abituali, le mie certezze, i miei affetti, solo e soltanto per il desiderio di scoprire, imparare nuove lingue e crescere umanamente. Partii per Parigi e da quella esperienza in poi la mia vita cambiA2 radicalmente, grazie a scelte che in qualche modo mi hanno permesso di seguire le mie aspirazioni ed i miei desideri. Da quel momento Parigi A?N diventata la mia casa.
Peraltro, se da un lato la??Erasmus mi diede la??opportunitA? di partire e di scoprire un nuovo mondo, A?N anche vero che dalla??altro mi obbligA2 da subito a dovermela cavare da solo, perchAc pochi erano gli aiuti che la??UniversitA? offriva ai propri studenti che si aprivano a questa esperienza, soprattutto per tutto ciA2 che riguardava il trasferimento alla??estero: da solo, con pochi soldi, senza un alloggio, senza grandi contatti nAc conoscenze, ovvero tutte condizioni che in qualche modo dovrebbero essere garantite e che sono inevitabilmente piA1 difficili quando si arriva in una grande cittA? come Parigi e non in piccoli centri universitari.
Io fui molto fortunato, perchAc pochi giorni prima della partenza conobbi nel centro storico di Napoli una studentessa francese che, proprio grazie alla??Erasmus, aveva trascorso a a??La??Orientalea?? un anno di studio e che mi offrA?? la sua ospitalitA? a Parigi. A casa sua rimasi per due settimane, prima che riuscissi a trovare un posto dove alloggiare per conto mio, insieme ad altri studenti che non ebbero di certo la mia stessa fortuna, essendosi ritrovati per settimane intere, o addirittura per mesi, a dormire in un ostello, sostenendo una spese economica onerosa, prima ancora di trovare una sistemazione accettabile.
Ti avevo chiesto se ca??A?N qualche docente che abbia esercitato su di te una??influenza piA1 marcata?
Del mio percorso universitario ricordo con grande stima ed affetto il Prof. Angelo Bongo, docente di Lingua russa. Durante gli anni in cui sono stato suo studente, il Prof. Bongo A?N stato simbolo di grande integritA?. Di lui stimavo la passione per il ruolo che rivestiva, ma anche il rigore, la severitA? e la serietA? con cui fu capace di trasmettere a noi studenti il significato e il valore dello studio, insieme a un metodo di apprendimento linguistico che tutta??oggi, nel mio tanto girovagare, tengo sempre presente, ogni volta che arrivo in un nuovo Paese e mi diletto da subito a imparare una nuova lingua.
Scegliere a??La??Orientalea?? per i tuoi studi ha significato la scelta di un Ateneo molto originale rispetto agli altri Atenei della Campania. Un Ateneo dove si respira, dovunque, lo spirito del diverso, del rapporto con culture differenti dalla nostra.
Un Ateneo dove si A?N sempre messi in discussione come soggettia?|
La??errore che fanno in tanti A?N pensare che a a??La??Orientalea?? giri gente a??un poa?? stranaa??, ma chi lo pensa non conosce affatto lo spirito che corre nei corridoi e nelle aule di questa UniversitA?. Quella??essere a??un poa?? strania?? significa soprattutto avere la possibilitA? di seguire percorsi alternativi e piA1 originali rispetto a tanti altri. A a??La??Orientalea?? io ho sicuramente trovato la dimensione giusta che faceva per me. Dopo venta??anni dalla mia iscrizione, non so davvero che cosa sia diventato oggi questo Istituto, ma ai tempi della mia frequentazione si respirava nella??aria la voglia di confrontarsi, di scoprire la??altro, la propria e la diversitA? altrui, grazie a tante lingue, a tanti umori e ideologie, a tanti indirizzi di vita che a??La??Orientalea?? indirettamente offriva a tutti noi studenti, compensando cosA?? la mancanza di organizzazione e di servizi che venta??anni fa, a mio avviso, erano presenti e forse marcati.
A questo si aggiunge anche la percentuale di stranieri che studiavano e che credo studino tutta??oggi in una??UniversitA? cosA?? rinomata, offrendo a tutto la??Ateneo, proprio come dici tu, una??immagine e uno spirito diverso, multiculturale, umanamente e culturalmente ricco, e a noi un luogo in cui fosse possibile incontrarsi, dare spazio a rapporti stimolanti tra culture e studenti, aprendo a tutti una strada di vita importante, una strada a??alternativaa??, per la??appunto. La maggior parte degli amici che ho frequentato in quegli anni, hanno quasi tutti intrapreso percorsi diversi fra loro, ma tutti alla??insegna della multiculturalitA?, delle esperienze di viaggio e di vita alla??estero, dove la??apertura e la comprensione della??altro come individuo e come espressione di un mondo e di una cultura sono sempre stati una peculiaritA? e al centro delle loro scelte. Insomma, io credo che per tanti di noi a??La??Orientalea?? non sia stata soltanto una??universitA?, ma anche una scelta di vita.
Credo che giA? prima della laurea tu abbia iniziato a viaggiare. Mi sbaglio o la mia sensazione A?N esatta? In te ca??A?N qualcosa di Bruce Chatwin e della sua ricerca sulla??alternativa nomadea?| Sei sempre alla ricercaa?| Inquietudine o desiderio del nuovo? Sono due sentimenti che possono sembrare collegati, ma non sempre lo sono. Ca??A?N chi A?N interiormente inquieto e ca??A?N chi semplicemente insegue il nuovo. Nel tuo caso?
La tua sensazione A?N giusta. GiA? alla fine del primo anno accademico, a 19 anni, decisi di partire per un mese e mezzo in Inghilterra e in Irlanda, dove lavorai per un poa?? e seguii un corso di lingua inglese per stranieri, i classici corsi estivi che rappresentano un ottimo approccio alle lingue straniere e al viaggio. Alla fine del terzo anno accademico invece partii per Parigi, con il progetto Erasmus di cui ti parlavo poco fa. Da Parigi in poi tutto cambiA2. Viaggiai un anno in Sud America, mi trasferii per due anni in Irlanda, qualche mese in Russia, ancora altre parentesi di vita e di lavoro a Parigi, e solo dopo dieci anni da quella mia prima partenza, sostenni gli ultimissimi esami e portai a termine il percorso di laurea che, nonostante sia stato frammentario e dilatato nel tempo, mi ha permesso di arrivare alla laurea con maggiore consapevolezza, di me stesso e di ciA2 che avevo deciso per la mia vita, e forse anche con un poa?? di orgoglio in piA1, quello di chi aveva viaggiato e messo a frutto le conoscenze che la??UniversitA? gli aveva trasmesso, e che poteva dire che quella laurea, quel percorso universitario e le scelte che ne erano seguite, avevano avuto un senso, avevano dato i propri frutti, aiutandomi a fare scelte a??diversea?? e a realizzarmi come uomo, capace di seguire i propri sogni e i propri desideri.
Ti sembrerA? strano, ma in fondo non credo di essere nAc interiormente inquieto nAc alla??inseguimento del nuovo. Negli anni ho capito che quando viaggio mi sento piA1 leggero, anzi ti dirA2 con tutta onestA? che quando viaggio sono felice, e questo A?N ciA2 che ma??interessa piA1 di qualunque altra cosa. Viaggiare A?N ormai diventata per me una necessitA?. Quando si riesce a partire dai luoghi in cui siamo nati e cresciuti, a staccarsi dalle proprie origini e a vivere esperienze come quelle che io ho avuto la fortuna di fare, partire, ripartire, cambiare e non fermarsi diventa un qualcosa di molto semplice, naturale e quasi automatico. A? uno stile di vita, una scelta per la??appunto, in cui mi ritrovo del tutto a mio agio. Quando viaggio sento soprattutto il bisogno di aprirmi alla??altro, da??incontrare le persone che, indirettamente, mi aiutano a costruire il mio percorso, a dargli un senso ed un significato tutto suo.
Viaggiando vorrei dimostrare alla gente che non tutti i turisti sono uguali, ma che ca??A?N anche chi, come me, ha voglia di conoscerli, di affezionarsi ai loro gesti, da??intenerirsi dinanzi a un loro sguardo, di andargli incontro, apertamente, senza paura e senza freni.
Quando viaggio sono alla ricerca di sorrisi. Questo per me A?N un bisogno fondamentale nella mia esperienza. Questi ultimi tre anni di viaggio, in modo particolare, sono stati soprattutto alla??insegna della ricerca di luoghi familiari, di luoghi dove forse ho desiderato, illudendomi, di trovare una realtA? in cui decidere di fermarmi, per sempre. Luoghi e realtA? che nel mentre sono cambiati, forse irrimediabilmente (la Siria ne A?N un esempio), ma ai quali resto legato con sentimenti molto forti e a volte combattuti, un misto di malinconia, verso luoghi ai quali sono emotivamente legato ma che attraversano un periodo storico estremamente duro, e di felicitA?, per avere avuto la fortuna di non averli vissuti come un semplice turista di passaggio, ma con lo sguardo di chi A?N attento alle culture e alla??umanitA? dei popoli che incontra. Questo desiderio, questa speranza, questa voglia di farmi una casa in ogni posto in cui approdavo, circondato da affetti e care amicizie, A?N proprio ciA2 che mi ha permesso di spostarmi di Paese in Paese con serenitA?, e per cosA?? tanto tempo, che ha mosso il mio calmo viaggiare di questi ultimi anni, anni duranti i quali ho imparato a dare al tempo una dimensione diversa, capendo che il mio tempo doveva adattarsi a quello del mondo che mi circondava, senza andare di fretta, ma approfittando pienamente di ciA2 che mi veniva offerto gratuitamente da luoghi e persone: tenerezza, sorrisi e affetti.
In giro ca??A?N chi viaggia per conoscere luoghi, chi per conoscere la storia di un Paese, chi per non annoiarsi, chi per vivere una??esperienza unica nella sua vita, chi per conoscere gente nuova e chi infine per scoprire nuove emozioni. Io viaggio per tutte queste ragioni insieme, ma viaggio anche per sentire un poa?? da??amore, quello che percepisco quando incrocio uno sguardo sul mio cammino, che mi emoziona e mi dA? una ragione per continuare, ad emozionarmi e a viaggiare, come quello di tutte le persone che hanno reso speciale questo mio lento andare degli ultimi anni.
Quali sono i Paesi che hai visitato? Quali hanno suscitato maggiormente il tuo interesse e perchAc?
Oltre i Paesi in cui ho vissuto, per periodi piA1 o meno lunghi, ovvero la Francia, la??Irlanda, la Russia, la??Argentina e il Venezuela, ho viaggiato per un anno in tutta la??America del Sud, un lungo viaggio fatto da ragazzo, allo scoperta di destinazioni remote ed esotiche. Ho poi viaggiato per oltre un anno attraverso il Nord Africa maghrebino (Marocco e Tunisia) e il Medio Oriente (Turchia, Siria e Giordania), alla ricerca di emozioni e luoghi familiari, cosA?? come in Grecia, durante un lungo soggiorno da??immensa tenerezza. Infine ho trascorso qualche mese in India, attraverso una cultura ricca ed emotivamente travolgente. Ora mi accingo a cominciare una nuova esperienza in Sri Lanka, con la??idea e la speranza di poter continuare con calma e serenitA? la scoperta di culture e popoli ai quali mi sto abituando lentamente, ovvero quelli asiatici, luoghi e popoli di certo non familiari come quelli del bacino del Mediterraneo, ma che si rivelano di giorno in giorno estremamente coinvolgenti.
Gli ultimi anni, proprio perchAc occupano un momento della mia vita in cui vivo il viaggio con maggiore maturitA?, sono quelli ai quali sono piA1 legato. I Paesi del Maghreb e quelli del Medio Oriente occupano un posto sicuramente speciale nella mia esperienza di vita ed emotiva. In quanto a??viaggiatore a caccia di sorrisia??, questi luoghi sono una terra estremamente fertile, ricca di occhi capaci di emozionare, gente semplice e ospitale, che ha sempre saputo commuovermi con la tenerezza dei suoi sguardi, con la generositA? e la??umanitA? che li contraddistingue, riuscendo a toccare il cuore di un giovane italiano, forse un poa?? solo e schiacciato dalle responsabilitA? di una vita pesante e difficile. Insomma, gente da un grande cuore, lontana anni luce da tante di quelle immagini che ci vengono volutamente imposte quando si parla di alcuni Paesi e di alcune culture, come quella mussulmana.
Nel tuo blog affermi che a??Parigi fu la scoperta che il mondo esisteva davvero..a??. Sarei da??accordo quando individui in Parigia?| una finestra sul mondo. Parigi come luogo in cui ci si apre al mondo. Fu cosA??, anche per me, in anni lontani e che ricordo sempre con grande nostalgia, come un periodo incantato. Vuoi spiegarci piA1 ampiamente ciA2 che dici di Parigi?
SA??, la citazione che riporti A?N esattissima e va proprio intesa in questo senso: Parigi come finestra che si apre al mondo, come luogo in cui poter respirare il mondo, almeno per chiunque abbia la volontA? e le capacitA? di farlo. Noi italiani siamo sempre stati un popolo di emigranti, ieri come oggi, anche se con meccanismi e motivazioni diverse, ma a noi manca del tutto la a??cultura del viaggiarea??, quella del viaggio indipendente, solitario, da zaino in spalla insomma, cultura che invece i Paesi del nord Europa posseggono naturalmente a pieno titolo. In questi anni di vita in viaggio, credo di essere stato aiutato molto dalle mie origini, la mia italianitA? e soprattutto la mia a??napoletanitA?a??, quelle di un popolo capace di adattarsi a circostanze tra le piA1 diverse e anche difficili, capace di sapersi a??arrangiarea??, capace di farsi voler bene da chiunque grazie alla sua umanitA? e onestA? da??animo. Queste caratteristiche mi hanno permesso di non trovarmi mai in difficoltA?, smarrito o disorientato in realtA? nuove ed estranee, e credo mi abbiano dato gli strumenti necessari per affrontare tanti anni di vita lontano dalla??Italia.
Se A?N vero perA2 che le mie radici e la storia della mia terra mi hanno permesso di riuscire negli anni di viaggio e di vita alla??estero, A?N anche vero che Parigi mi ha insegnato a farlo, a partire e a viaggiare, senza timore alcuno, a concepirlo come un atto normale e naturale, come una parte dovuta di un percorso umano, senza pormi troppe domande, come spesso invece mi viene fatto in Italia. Questo binomio A?N proprio quello che mi permette tutta??oggi, che non sono piA1 un ragazzino, di fare scelte condivise da pochi, di pensare di poter partire a??altrovea?? in qualsiasi momento, continuare a desiderare di trasferirmi in un altro Paese straniero, vivere nuove esperienze di vita, imparare nuove lingue, vivere la mia vita serenamente, senza condizionamenti esterni, e forse anche continuare a sognare.
Ernst Hemingway affermA2: a??Se sei abbastanza fortunato di aver vissuto a Parigi come un giovane uomo, allora per il resto della vita ovunque andrai, sarA? con tea?|a??. In queste sue parole mi ci sono sempre ritrovato ed identificato. Amo Parigi, A?N lA?? che sono cresciuto umanamente, A?N lA?? dove ho capito e scoperto tante cose di me e della vita, che la mia cara, ma provinciale Napoli, non poteva ancora insegnarmi. Parigi ha sempre avuto un ruolo importante nella mia vita, ieri come oggi, perchAc A?N sempre stata un saldo punto di riferimento, ha rappresentato stabilitA? e sicurezza, un luogo dove poter a??tornarea?? ogni volta che ne sentissi il bisogno, un luogo dove poter trovare una??alternativa a qualsiasi decisione volessi prendere per la mia vita. Parigi ha significato aver la possibilitA? di respirare libertA?, indipendenza, multiculturalitA?, diversitA? in senso ampio, liberandomi di limiti culturali che spesso impediscono di spiccare il volo da soli. Parigi mi rivelA2 che ca??era una vita oltre Napoli e la??Italia, che viaggiare e scoprire il mondo era una cosa molto piA1 semplice di quanto avessi sempre immaginato e pensato.
Conoscere il mondo A?N proprio ciA2 che ho deciso di fare venta??anni anni fa e tutta??oggi rappresenta una delle ragioni che mi danno la forza, la voglia e la??energia per farlo.
Infine, vorrei soffermarmi su di una tua affermazione nella quale sembra sintetizzarsi la tua visione della vita: a??Non ho la piA1 pallida idea di quanto tempo resterA2 in viaggio, ma questo importa poca, perchAc la cosa che veramente conta per me A?N poter viaggiare, farlo con uno spirito sereno e aperto, realizzare e raccontare i propri sogni, quelli di chi, alla soglia dei 40 anni, ha deciso di cambiare la propria vita, abbandonando i meccanismi di una a??vita normalea??, le proprie certezze e sicurezze, e rischiare, per cercare di essere felice, viaggiandoa??.
Tutti noi, credo, arriviamo a un certo punto in cui sentiamo il bisogno di fare un bilancio, capire quello che ca??A?N di giusto e di sbagliato nella propria vita e cercare di risolvere ciA2 che ci crea dubbi, insoddisfazioni e incertezze. Penso di aver vissuto questo momento quattro anni fa circa, quando vivevo a Parigi e giA? da qualche anno conducevo una vita serena e soddisfacente, ma senza un vero senso. Avevo un ottimo lavoro e cari amici, uno status sociale che mi gratificava, vivevo in una cittA? bellissima, ma non ero felice. Parigi, come tutte le grandi metropoli del mondo, A?N una cittA? difficile e di tanto in tanto credo sia necessario allontanarsi, per metabolizzare i suoi complessi meccanismi di vita, per a??cambiare ariaa??, frequentare nuove persone, respirare nuove atmosfere, spezzare quel ritmo pressante delle grandi cittA? e imparare a seguire il corso normale dei propri giorni, dandosi il tempo giusto per vivere il passare di quei giorni, senza fretta, senza stress e senza angosce. Gli ultimi anni trascorsi a Parigi, infatti, non sono certo stati i piA1 sereni della mia vita. Sebbene avessi costruito, lentamente e con fatica, un mio piccolo e forse fragile equilibrio, che credevo mi soddisfacesse, per quattro anni non avevo smesso di vivere enormi solitudini, preso da un senso di responsabilitA? enorme nei confronti di me stesso, spinto inconsciamente ad accettare sacrifici che mi hanno poi reso schiavo del lavoro e delle mie stesse abitudini.
Per questo motivo un giorno, in modo molto naturale e casuale, ho pensato che fosse giusto darmi una??altra opportunitA?, voltare una pagina importante del mio percorso umano. In quel momento pensai che sarebbe stato meglio partire per un poa??. Il problema, ma in fondo tale non A?N, A?N che quella??un poa?? A?N diventato molto di piA1 di quanto avessi immaginato. Una volta scoperto il mondo, fermarsi e tornare indietro diventa estremamente difficile, per fortuna, dico io.
Nel momento stesso in cui decisi di partire di nuovo, presi coscienza di che cosa fosse importante per me. Io volevo tornare a viaggiare, volevo tornare a vivere cosA?? come avevo sempre fatto, costruirmi una vita differente da quella che avevo condotto in quei lunghi quattro anni. Non A?N stato facile. Il viaggio ha sempre significato tanto per me: non soltanto evasione dal proprio mondo e dalle proprie abitudini, ma soprattutto un grande momento di riflessione, di apprendimento, di apertura, di crescita, e questa volta, molto piA1 delle precedenti, credo che tutto ciA2 abbia avuto piA1 che mai un significato assai forte per la mia vita.
Un anno prima della mia partenza per questo lungo viaggio iniziato tre anni fa, ricordo che mi trovavo in Egitto per una breve settimana di vacanza, tra Il Cairo ed Alessandria. Ero in spiaggia, durante il magico mese del Ramadan, non ca??era nessun altro al mare, tranne me e i giovani bagnini di quel pezzetto di spiaggia in cui mi trovavo per un poa?? di relax. Durante quei giorni al mare passai con loro molte ore, chiacchierando del piA1 e del meno, iniziando ad avvicinarmi a quel mondo e a quella cultura che giA? da tempo mi avevano sedotto e conquistato. Uno di quei giovani, Ahmed, un giorno mi fece una domanda molto semplice, diretta e naturale: a??Massi, qual A?N il tuo sogno?a??. Rimasi senza parole, non sapevo che cosa dirgli e, anche dopo averci pensato per qualche minuto, con mio grande imbarazzo continuavo a non avere una risposta da dargli, perchAc semplicemente non avevo piA1 sogni nel cassetto, a parte la mia mesta vita fatta di troppi silenzi e solitudini. Ricordo che tornai in hotel perplesso e turbato, per quel mio silenzio e quel vuoto interiore immenso, che la vita inaspettatamente mi aveva sbattuto in faccia con estrema crudezza. Era arrivato il momento di cambiare vita. Ho chiuso cosA?? la porta del mio piccolo bilocale del dodicesimo arrondissement e ho definitivamente chiuso con la vita di quegli ultimi anni, parte di un passato molto lontano. Per tanti mollare tutto e cambiare radicalmente vita puA2 sembrare una??impresa difficile o coraggiosa, e di certo non A?N un gioco da ragazzi, soprattutto se ragazzi non lo si A?N piA1, ma se la convinzione A?N forte e se la voglia A?N tanta, farlo non sarA? poi cosA?? traumatico, anzi ci aiuterA? semplicemente a rinascere, cosA?? come A?N stato per me. Nel mio caso credo che tutto sia stato solo un poa?? piA1 naturale, perchAc a??partirea?? A?N sempre stato un meccanismo essenziale della mia vita, durante i miei lunghi viaggi e durante gli anni trascorsi da nomade alla??estero, lavorando, vivendo o semplicemente girovagando, ma sempre con la mia dignitA? di Viaggiatore, allora come adesso. Oggi viaggio con una maturitA? e una consapevolezza diverse di quando avevo venta??anni e sono proprie queste a dare un senso nuovo al mio viaggiare.
Leggendo il tuo blog (http://massifish2.wordpress.com) non si puA2 fare a meno di notare la tua apertura agli altri, l'amore col quale ti dispone nei confronti di coloro che incontri. Tu viaggi per incontrare piA1 che per vederea?| E quindi il tuo A?N un cammino verso la??umanitA?.
SA??, quello che dici A?N la??essenza delle scelte che ho fatto in questi ultimi anni. Viaggiare per visitare un Paese non mi ha mai interessato. Non A?N un caso che di a??vacanzea?? vere e proprie ne abbia fatte pochissime nella mia vita, cosA?? come non A?N un caso che abbia sempre scelto di trasferirmi e stabilirmi in altri Paesi, lavorare e vivere le realtA? che ognuno di essi poteva offrirmi, piuttosto che visitarli per qualche settimana. Non A?N nemmeno un caso che in questi ultimi anni di viaggio sia potuto restare settimane intere o addirittura mesi in piccoli villaggi o cittadine, familiarizzando con i mondi con cui venivo a contatto, seguendo ritmi calmi e lenti, perchAc solo scegliendo questo ritmo avrei potuto conoscerli e capirli, farli miei, respirarli a pieni polmoni, e non solo visitarli. I luoghi e le persone che mi hanno accompagnato in questa esperienza, rendendola emotivamente eccezionale, sono tutta??oggi presenti nei miei ricordi e nei miei pensieri e rappresentano un punto di appoggio notevole ogni volta che mi accingo a visitare un nuovo Paese, preso dai timori di fallire e di non riuscire ad instaurare i suoi abitanti lo stesso rapporto fraterno che ho sempre instaurato nei precedenti viaggi. I sorrisi, gli occhi, gli sguardi e le emozioni che si sono mossi in questa lunga esperienza, tutto questo mondo fatto di umanitA?, amore e calore, sono una forza notevole, che continua a sostenermi nelle mie scelte e nel mio percorso umano. Con questo mondo di umanitA? ho sempre avuto un rapporto particolare, intimo, fatto di complicitA? e da??intesa, e ho sempre avuto grandi difficoltA? a far entrare altri nel rapporto tra me e le persone che davano vita al mio viaggio, un rapporto idilliaco tutto mio, fatto di atmosfere e di emozioni estremamente personali. Col tempo ho capito di aver finalmente imparato a parlare alla gente, a sorriderle nel modo giusto, ad accogliere con discrezione la loro generositA?, a leggere attentamente i loro occhi cosA?? come loro i miei. Lascio ad altri il compito di raccontare della storia di un Paese, delle sue bellezze architettoniche e del suo passato storico. Io ho capito che so parlare alla gente ed A?N questo che ho deciso di raccontare.
Ancora una??osservazione. Dici, da qualche parte, che i Paesi arabo/musulmani sono stati, per tante ragioni, ciA2 di cui avevi bisogno per curare piccole ferite, quelle di un uomo solo, un poa?? schiacciato dai ritmi della grande cittA?, nonchAc dal peso delle responsabilitA? nei suoi stessi confronti, inevitabili quando si comincia a a??crescerea??. E affermi che a??il calore, i sorrisi, gli occhi e gli sguardi, la??affetto e la??amore di cui questi Paesi sono capaci, mi hanno aiutato a maturare, a sentirmi un poa?? piA1 appagatoa??a?|
Credo che in questi Paesi calore, sorrisi, occhi e sguardi, affetto e amore siano riservati soprattutto agli stranieri. Tu, straniero, ami loro e te ne incanti. Loro sa??incantano con te e di te. La??amore risponde alla??amorea?|
Sarebbe da riflettere su questa singolare dialettica, per la quale siamo noi stessi davvero a??g in tutta libertA? a??g quando siamo con gli altri. Non a casa, non coi nostri connazionali. La patria come deserto (di gioie, di sentimenti, di amore). La??altrove come oasi che ci dA? serenitA? e ci rigenera. A? da rifletterci!
SA??, credo che sia proprio questa la cosa piA1 importante che ha reso eccezionali questi anni a?| Sono tornato a sognare, cosa che non ero piA1 capace di fare da tanto tempo. Da quando ero ragazzino, giA? dai miei 13/14 anni, ho dovuto rinunciare ad alcuni sogni e la mia vita ha preso una strada completamente diversa, proprio a seguito di queste rinunce. Quindi, il viaggio ha ragione di esistere perchAc mi ha offerto di nuovo la possibilitA? di tornare ad avere sogni che mi danno la forza e la voglia di fare progetti, di avere nuove speranze. Il blog e la??energia che ci metto per scriverlo, sono un esempio della??espressione di questa forza e di questo cambiamento. Certo ho sempre, di tanto in tanto, momenti di forte pessimismo rispetto alla vita, al mio futuro e alla mia condizione di essere umano rispetto alle proprie emozioni, ma vivo molto meglio con queste idee e queste convinzioni.
Il viaggio nella??altrove come recupero di un altro altrove: quello della??infanzia e della??adolescenza. Ecco perchAc provi spesso tenerezza: ti avvicini a coloro che ti suscitano tenerezza, come nei tempi lontani del tuo passato. Ritrovi ciA2 che allora hai sperimentato solo fuggevolmente, e puoi permetterti, adesso, di viverlo in modo piA1 forte e piA1 consapevole. E tuttaviaa?| la tenerezza della??adolescenza resta. Sempre viva, come una fonte che non cessa di zampillare. Non a caso accenni spesso a colori, sorrisi, calore umano, bellezza e amorea?| e tanto tempo a disposizione! Vedi? Sorrisi, calore umano, bellezza e amore! Anche i colori sono qualcosa di non verbale. Una forma di comunicazione (parzialmente) censurata nei Paesi occidentali, e ancora viva, forse, nel Medio Oriente e nei Paesi del Maghreb.
Ca??A?N una frase che mi ha accompagnato spesso : a??Tu sei un bravo uomoa??, una frase che mi hanno ripetuto in tanti e che mi faceva piacere sentirmi dire. Spero di ritrovarmi e di ritrovare lo spirito di questa frase anche in Asia.
Ora credo di essere pronto a viaggiare diversamente. Quello che ho vissuto in Nord Africa e in Medio Oriente A?N stato eccezionale, unico, almeno per me. Ora volgerA2 altrove il mio sguardo, e anche il mio cuore, verso altri mondi, altri universi, per incrociare occhi e sorrisi differenti. Ma tutto questo lo scopriremo insieme col tempo.
Ancora una domanda. Prima di te altri scrittori o pensatori hanno sperimentato l'importanza del viaggio come esperienza di conoscenza. Qualche libro ha segnato in modo particolare la tua formazione? Qualche autore?
Potrei fare i nomi di vari scrittori e di testi che mi hanno accompagnato in tanti anni di viaggi, lasciando un segno importante, da Conrad a Kerouac, da Terzani a Bill Bryson o allo stesso Chatwin, che menzionavi poco fa; da racconti significativi come "On the road" e "In Patagonia" a a??Un indovino mi dissea??, ma nessuno di essi ha inciso sul mio percorso culturale ed umano in maniera piA1 marcata di altri. Tutti loro, insieme, credo abbiano semplicemente contribuito a facilitare questa mia apertura verso l'altro, ad aiutarmi indirettamente nelle mie scelte di vita, a sviluppare questo progressivo e forse inconsapevole desiderio di scoprire il mondo, seguito con gli anni dalla necessitA? di raccontarlo in prima persona.
Mi sono sempre reputato un comunicatore verbale, piuttosto che uno a??scrittorea??, ma col tempo ho scoperto una??irresistibile passione, inaspettata, ovvero scrivere e raccontarmi. Le mie letture, legate alle sensazioni di viaggi fatti di scoperte emotive e conoscenze umane, credo mi siano ritornate utili nel momento stesso in cui ho sentito il bisogno di esprimere con maggiore concretezza il mondo straordinario che solo un viaggio puA2 offrire. Ognuno di questi autori, quindi, A?N stato in qualche modo un punto di riferimento, nel mio viaggiare e scrivere di questi ultimi anni.
Ca??A?N qualcosa che vorresti dire agli studenti della??Orientale che leggeranno questa intervista? Secondo te, come dovrebbero vivere la loro esperienza nella??Ateneo? E che cosa, a tuo avviso, puA2 dar loro la??UniversitA? a??La??Orientalea?? nel suo insieme (come esperienza complessiva)?
La scelta del proprio percorso universitario non A?N sempre facile. Al primo anno di studi, io stesso ero confuso, non ero sicuro che la mia scelta fosse stata quella giusta, cosA?? come per i corsi e gli esami che avevo indicato per il piano di studi. CiA2 che ho cercato di fare in quel primo anno A?N stato guardarmi intorno, ascoltare, vedere le possibilitA? che a??La??Orientalea?? poteva offrirmi, aprire le porte sulla conoscenza che lA??, piuttosto che in un altro Ateneo, sentivo che avevo la possibilitA? di varcare. Lo ripeto: in quei primi anni sono stato una vera spugna e, se da un lato ho avuto qualche difficoltA? di adattamento a metodi di studi del tutto diversi da quelli ai quali ero stato abituato venendo da una scuola professionale, dalla??altro ho potuto iniziare con grande naturalezza questa??apertura al mondo, che ormai da anni caratterizza la mia vita, le mie scelte ed anche le miei emozioni.
Chiunque decida di fare ingresso a a??La??Orientalea??, credo debba mettere in conto da subito la possibilitA? di partire e di viaggiare, anche per brevi periodi, affinchAc il corso di studi scelto, nonchAc lo studio di una o piA1 lingue straniere, acquisti col tempo un senso piA1 profondo ed esca dal binario prettamente universitario, per acquistare forma, sostanza e concretezza. Credo che questo sia un punto importante che ogni studente dovrebbe tenere presente iscrivendosi in un Istituto di questo tipo.
Al tempo stesso mi sento di dire che la??UniversitA? dovrebbe essere vissuta da tutti anche in senso molto piA1 ampio, non limitandosi soltanto alle ore di lezione, agli esami e al proprio corso di studi. La??UniversitA? va intesa anche come luogo da??incontro di conoscenze e di molteplici punti di vista che, in un modo o in un altro, possono influenzare il proprio percorso universitario ed umano. Nel mio caso, i movimenti studenteschi del 1994, che portarono avanti mesi di scioperi e una lunga occupazione della??Ateneo, rappresentano una??esperienza importante nella mia vita e nel mio percorso alla??interno di una??UniversitA? che stava ormai cambiando, a causa della??autonomia finanziaria degli Atenei e del conseguente sgretolamento della??UniversitA? pubblica e, io credo, anche del sapere ad esso legata.
In quel periodo, sulla??onda dello spirito di cambiamento e da??innovazione che diede vita a vari gruppi studenteschi e associazioni culturali, mi candidai insieme ad altri colleghi alle elezioni dei rappresentanti degli studenti presso gli organi universitari, elezioni che con mia gioia e stupore vinsi sia per la FacoltA? di Lettere e Filosofia che per il Consiglio di Amministrazione generale della??Ateneo. La mia fu purtroppo una??esperienza molto breve, perchAc pochi mesi dopo la nomina partii per prestare servizio civile presso una struttura associativa del sud da??Italia, e fui costretto a dare le dimissioni in ambedue gli incarichi. Quella??esperienza fu comunque molto significativa, non soltanto perchAc mi permise di condividere un desiderio comune con altri studenti e colleghi, ma perchAc mi aprA?? le porte verso un ideale di principi in cui ho sempre creduto ma che in quei mesi la??UniversitA?, nel bene e nel male, mi aiutA2 a capire e a sviluppare, ideali di condivisione, di paritA?, di umanitA? e di uguaglianza nella??accesso alla conoscenza.
Idee e ideali che tutta??oggi mi accompagnano nelle mie scelte di vita.
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