QUESTO RACCONTO È STATO SELEZIONATO PER LA PUBBLICAZIONE TRA QUELLI SCRITTI DAI PARTECIPANTI AL "LABORATORIO DI SCRITTURA CREATIVA E" TENUTO DA LICIA PIZZI, PER LA CASA EDITRICE ORIENTEXPRESS E CON IL PATROCINIO DELLa??UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI NAPOLI a??La??ORIENTALEa??, FACOLTÀ DI LINGUE E LETTERATURE STRANIERE.
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IL VELO
di Mena Giugliano
Lo specchio rifletteva degli occhi stanchi, li rivelava quasi lucidi, come se una lacrima volesse solcare gli zigomi, ma non ne avesse completamente il coraggio. Quegli occhi la fissavano, in qualunque posto della stanza si ponesse, la seguivano incessantemente. Si sarebbe sentita meglio se se ne fosse disfatta? Eppure quasi tutti quelli che capitavano in quella stanza avevano parole di apprezzamento per il suo dipinto.
Erano quasi le 11.
A??A? arrivata la signora G. per me?A??
A??SA??A?? risuonA2 la voce metallica dal piano superiore.
A??Falla scendereA??.
Vera si dette una??occhiata nello specchietto e ripensA2 alla??ultima seduta con lei. La vide arrivare proprio come se la??immaginava, con la sua arietta un poa?? svampita, sicuramente reduce da uno dei suoi soliti incontri.
I successivi quarantacinque minuti sarebbero stati un susseguirsi di inutili dettagli sessuali, o finalmente sarebbe riuscita a spostare la??attenzione sulla reale causa di quegli appuntamenti settimanali?
A??CiaoA??.
A??CiaoA?? le fece eco la signora G.
Erano passate dal a??buongiornoa?? al piA1 confidenziale a??ciaoa?? in modo spontaneo, quasi immediato. Erano piA1 di due mesi che Vera incontrava la signora G., anche se non le era ancora ben chiaro cosa la avesse spinta a rivolgersi a lei. Forse, ancora per poco. Vera, al momento, sapeva solo che era maldisposta e non poteva permetterselo, ma verso di lei nutriva una naturale antipatia che si acuiva ogni volta che la signora G. accavallava le gambe e sfoderava tutto il suo fascino, sebbene non ci fosse nessun uomo nel raggio di un chilometro, ma solo gli occhi indagatori del quadro sulla parete di fronte. La tela non piaceva alla signora G., non le era piaciuta fin dalla??inizio, quasi indagasse dentro di lei piA1 di Vera stessa.
Le gambe incrociate segnavano la??inizio dei suoi racconti intriganti e ricchi di particolari sensuali non richiesti. Non in quel contesto. Di certo non da parte di Vera. Ma era come se la signora G. raccontasse le vicende di una??altra, non le proprie, come se nulla la attraversasse per davvero.
Come poteva rapportarsi a una persona che riteneva cosA?? superficiale, cosA?? distante da lei, ma allo stesso tempo sentirsi attratta dai suoi modi di fare, dai suoi gesti, dalle sue banalitA??
Vera cercA2 di restare lucida. Quella mattina Toni non la??aveva chiamata e ogni tanto la sua mente si assentava: cosa stava facendoa?| sA?? ok, era a lavoro, ma perchAc non le aveva fatto neppure una chiamata rapida?
Basta, ci avrebbe pensato dopo. Adesso ca??era la signora G.
Era inquieta, aveva paura di dire banalitA?. Non le era mai accaduto prima da??ora, non con una paziente come lei.
La seduta scorreva lenta, i soliti discorsi, i soliti dettagli, le solite occhiatacce fulminanti a quel quadro che tutto sembrava voler sapere di lei, che capiva cosa stava nascondendo. La signora G. si sentiva denudata nella sua intimitA? davanti a quegli occhi. Quelle pupille indagatrici avevano capito che lei era un baro, che non giocava a carte scoperte, che taceva una parte di sAc, laddove invece avrebbe dovuto svelarsi del tutto, o quantomeno lasciar venir fuori i propri mostri, senza sotterfugi nAc maschere.
Cominciava a diventare chiaro che la signora G. non si fidava affatto della propria terapeuta e per Vera era arrivato il momento di capire il perchAc.
Ad ogni automatico attorcigliamento dei riccioli attorno al dito si infittivano i dettagli, diventavano sempre piA1 minuziosi. Se solo la signora G. avesse amato la??uomo con cui condivideva quella fisicitA? cosA?? curata e particolareggiata, Vera non avrebbe provato quel fastidio, quel disagio e quella??incomunicabilitA? tali da diventare incontenibili.
La sera prima la signora G. aveva avuto il suo incontro settimanale con la persona di cui si definiva, quasi con una punta di vanto, la??"amante". La??incontro, non a caso, avveniva sistematicamente la sera prima della seduta, quasi a voler suggellare il legame insito, la concatenazione tra i due eventi. Stavolta, perA2, il racconto scorreva un poa?? spinoso, si percepiva una lieve tensione sotterranea, entrambe la percepivano, come una bomba che stesse per scoppiare entro pochi secondi.
Ora Vera stava capendo che era ben altro quello che la signora G. temeva di dire, quello che velava sotto il suo atteggiamento seducente, il motivo per cui sentiva il bisogno di usare quella??arma anche lA??, anche con lei.
A??Ieri la??ho vistaA?? continuA2 la signora G. A??ho visto finalmente la a??fidanzataa?? del mio uomo, della??uomo con cui mi vedo, della??uomo con cui vado a lettoA??. La descrizione dettagliata fece subito diventare tutto chiaro, chiarissimo agli occhi di Vera. Quello che sentiva dentro dalla mattina, uno dei suoi peggiori incubi si stava avverando. Erano giorni, settimane, ormai, che sospettava che il suo Toni avesse una??altra. Le sue serate con gli amici, le sue dimenticanze, le sue disattenzioni erano troppo palesi per essere semplici coincidenze. Vera non aveva voluto crederci, non avrebbe mai pensato di cadere nel piA1 banale degli stereotipi, nAc di potersi imbattere in una cosA?? rara casualitA?.
Era proprio cosA??, la signora G. era la??amante di Toni e glielo stava dicendo in faccia, per dimostrarle che il suo ruolo di terapeuta le serviva a ben poco in una simile circostanza.
Lei, cosA?? razionale nella sua professione, ora avrebbe dovuto tirar fuori tutta la sua impulsivitA?, svestire i panni della psicologa e indossare quelli della donna passionale qual era realmente, qual era quando era insieme a Toni.
La signora G. la fissava con i suoi occhi di ghiaccio, in attesa di una sua reazione.
Lei non amava Toni, ma lo usava solo perchAc lui le offriva una situazione di comodo e lei non voleva rinunciare a quelle comoditA?.
Tutto apparve nitido agli occhi di Vera. Anche lei, come la signora G., aveva le sue comoditA? nella relazione con Toni, alle quali non voleva rinunciare.
Il dolore durA2 pochi istanti, quelli che bastano a chi ha imparato a proprie spese che i cambiamenti costano fatica e che A?N molto piA1 facile e comodo adagiarsi. Quello che fece Vera: si adagiA2 e rimase.
A??Allora a giovedA?? prossimo, VittoriaA??.
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MENA GIUGLIANO ha 29 anni, A?N appassionata di lingue dai piA1 definite morte, ma, secondo il suo parere, piA1 vive di coloro che le definiscono tali. Non potrebbe vivere senza di esse, la musica, la palestra e soprattutto le persone che ama.