Squarci | giovedì 3 novembre 2011

Mena Verderame

Racconto di un mattino d'autunno

Oggi il sole ha un colore diverso, sembra più luminoso, anche se è accarezzato da qualche nuvola. L’azzurro del cielo irrompe dalla finestra, riflettendo una luce quasi diafana sulle pareti della stanza. ‘Ogni cosa è illuminata’, ogni oggetto sembra sposarsi perfettamente a ciò che gli sta intorno, in un’armonia che ha qualcosa di davvero speciale. Lo spazio sembra cristallizzarsi, quasi sospeso.

Il tempo invece si diverte a giocare con i pensieri. Lo sguardo è fisso sul caffè per cercare di fermare un movimento ininterrotto, continuo, a volte confuso, di immagini, parole, volti, gesti, occhi. E poi libri, luoghi, memorie di giornate semplici e intensamente vissute. Passato, presente e futuro tanto vicini da non poterli distinguere, l’uno a invadere l’altro, ciascuno a volersi contendere il primato della coscienza…

Tutto questo causa una lieve inquietudine, e una inaspettata e leggera malinconia. Si abbandona il tavolo della cucina, si posa delicatamente la tazzina nel lavello. L’occhio incontra, non certo casualmente, il calendario. Un sorriso inarca le labbra, “ebbene sì, compio gli anni oggi, ecco perché stamattina il caffè ha un sapore diverso, più deciso, e più dolce, insieme” ….

«È domenica, non c’è lavoro. Di uscire non è il caso, non mi va. Metti pure che nei giorni di festa il traffico della città è più infernale del solito…. Resto a casa, sì. Di sicuro sentirò, o vedrò, le persone più care, e i regali più belli giungeranno, non c’è bisogno che vada loro incontro.»

E va così infatti. La giornata trascorre tra ‘dentro’ e ‘fuori’, come su un’altalena dell’anima, tra pensieri più intimi e riposti, e parole condivise con le persone a cui si vuol bene. Il telefono squilla di continuo, il cellulare sembra proprio contento di suonare così spesso, quasi chiamando il nome del suo proprietario. Piovono regali, il postino consegnerà qualche lettera, ma si sa, è l’era di internet; ed è davvero piacevole leggere email che hanno tutto il calore romantico e puro di carta, pennino e calamaio.. «anzi, devo affrettarmi a leggere, tra un po’ la posta rischia di ‘scoppiare».

Il mondo fuori bussa alla porta dell’anima, mentre, nell’angolo più riposto dell’io, mente e cuore ricostruiscono un viaggio, e ne preparano un altro, nuovo, ancora più bello e appassionante. Il giorno del proprio compleanno è così: gli occhi dell’oggi rimettono insieme le tessere del passato, di un mosaico che è sempre uguale, eppure non è mai lo stesso. Ogni ricordo, ogni memoria assume un posto nuovo, un colore diverso, un valore e un’importanza che non possono essere quelli di prima.

Si pensa poi all’oggi, a ciò che si è, che si è diventati, a ciò che occupa il nostro vissuto, alla propria preziosa quotidianità, ai volti e ai passi di chi, insieme a noi, sta attraversando le strade della vita.

E si pensa a domani. Sì, domani sarà un nuovo mattino. Lo spazio uscirà dal suo immobile silenzio, che oggi fa da cornice a questi singolari percorsi dell’anima. Il tempo assumerà un ritmo meno affannoso, più sereno, e la sua intensità di sempre, che è inscritta solo nel cuore di chi sa sentirlo, compitarlo, conoscerne la preziosità. Ma ogni cosa sarà ancora illuminata, perché la luce, in fondo, non viene da fuori. Promana dagli occhi di chi guarda, dai suoi gesti, dal suo passo, dal suo pensare, dal suo modo di amare, di tutelare, di sorridere, di adirarsi, di soffrire, di vivere…


Sulla rubrica Squarci
Se la scrittura si serve di aghi e coltelli, se punge e lacera, se ogni pagina apre un varco in mezzo all'ovvio e al non detto, se la ragione ha bisogno di attimi di illucidità, se ogni testo si apre su un paesaggio interiore, se è un buco della serratura da cui spiare il mondo, se duole, se è una lama nella carne, se è una trama interrotta in un punto a caso, se la narrazione si spezza come un canto, se è una dissonanza, se semplicemente siete curiosi di sapere chi siamo. Estratti, ferite, fenditure di scrittura, un modo per sentire i nostri silenzi e leggere tra le righe di ciò che abbiamo in cantiere.