Poesie | lunedì 20 dicembre 2010

Francesco Jonus

Si può rinascere?

Per rimanere aggrappato agli eventi
ho preso carta e penna.

E ho incominciato a ricordare.

Da qualche tempo è come
se...

mi fossero venuti a mancare
i contorni
del mio manichino.

Per la prima volta,
non mi sono più riconosciuto in esso,
ed è strano.

Io sono la sua vita.
Ho tessuto le sue forme.
Perché fosse forte, duro,
freddo come loro.

A esso ho dato il mio cuore
vi ho vissuto dentro.
L’ho costruito affinché potesse
sopportare
l'esempio dettato dal mio sangue:
la mia storia in quanto incrocio
di due famiglie,
di tre popoli.

Volevo
che filtrasse le voci
e creasse
in me
l'immagine che descrivevano.

Ora ho paura che questi confini
non mi contengano più,
che la sostanza si perda.
E non so più di che cosa vorrei essere fatto.
Di quale filo vorrei tessere me stesso...

Il mio cuore è come una cosa ferita
e che non riesco a controllare.
E la felicità è diventata un ricordo
che ha perso importanza.

Il peso della mia essenza
è diventato troppo grande
per il mio abito.

Si può rinascere a un quarto di secolo?


Sulla rubrica Poesie
A volte c’è un bisogno di sospensione. Di densità diversa. Di tempo trasognato. Di spazio poco arredato. Di un posto delle fragole nell’anima. Di silenzi gentili che non sono di solitudine, ma di rade presenze discrete. A volte c’è un bisogno di sorpresa, di lampi improvvisi, accensioni impreviste. C’è un bisogno di respiro irregolare, di battito lento. Di ricerca segreta tra le pieghe del sogno e le unghie della realtà. A volte c’è un bisogno di attesa. Di ricordo. Di sguardo lontano, distante. Di confini indistinti, di profili scontornati, nuovi. A volte c’è un bisogno di poesia. In quest’angolo di rivista se ne trova di nuova, di inedita, di molto famosa, di nascosta, di quella che addolora e di quella che consola. Basta cercare. Basta aver voglia di scoprire parole segrete. Basta trovare un piccolo tempo anche per la poesia.