Poesie | martedì 9 novembre 2010

Eva Pagin

Al ritorno dalla Mongolia Interna

Silenzio. Caos fuori, vuoto dentro. Impressione indescrivibile. Paura? No! Forse…
Solitudine improvvisa. Mancanza di realtà e concretezza. Nulla di importante, solo sensazioni.
Apro gli occhi: un’immensa distesa di brulla vegetazione. La adoro. Sembra di essere avvolta tra le braccia del passato. Ascolto. La natura mi chiama, io vado. Non ho mai creduto nei limiti. Deserto di anime, folla di spiriti. Non sono sola. Cielo grigio, giornata uggiosa. Un lampo attraversa il mio corpo, mi avvolge. Rumori assordanti, ode il mio orecchio poggiato sul terreno. Silenzio ininterrotto, ode la mia anima. Cammino, senza sosta. Osservo, ma non guardo, come inerte di fronte al desiderio. Mi possiede, è inevitabile. È un vortice di sensazioni pericolose, che provo volentieri.
Sono nella terra dei miei sogni, l’ho capito quando ho scorto il primo angolo della sua vita. Entrare dentro di essa è qualcosa di inspiegabile. Un turbinio di emozioni che in questo istante riesco finalmente ad avvertire. Il vuoto è il segreto: lasciare che tutto scorra, come il fiume quando è in piena. Non ha il tempo di pensare ad altro.
Cerco la mia essenza, sto sbagliando. Non ho un’essenza, non sono. Distesa su un’enorme radice millenaria, apro la cerniera della mia pelle. Vivo.
Ora nessuno può notarmi. Ciò che la gente vede è ciò che ora non possiedo più. Vago, come un’aquila che sta cacciando la sua preda, inquieta. È tutto così strano, lasciare la sicurezza per tentare il volo.
Immersa nel vuoto, mi aggiro nella mia solitudine colmata da una vasta steppa e da bellissimi cavalli che attraversano la terra con potenza. È questa la forza che mi è sempre piaciuta. Corrono senza una meta, ed è rassicurante. È questo il rumore che ho sempre amato: quello dei loro zoccoli che premono il terreno arido, arido come l’animo umano.
Osservo i più piccoli movimenti senza che il tempo scorra. Mi adagio. Sto indossando i panni che ho sempre voluto, la semplicità e la mancanza di un terreno sicuro. Salgo su un cavallo e, spoglia di tutto, scappo via. Così inizia la mia vera vita…


Sulla rubrica Poesie
A volte c’è un bisogno di sospensione. Di densità diversa. Di tempo trasognato. Di spazio poco arredato. Di un posto delle fragole nell’anima. Di silenzi gentili che non sono di solitudine, ma di rade presenze discrete. A volte c’è un bisogno di sorpresa, di lampi improvvisi, accensioni impreviste. C’è un bisogno di respiro irregolare, di battito lento. Di ricerca segreta tra le pieghe del sogno e le unghie della realtà. A volte c’è un bisogno di attesa. Di ricordo. Di sguardo lontano, distante. Di confini indistinti, di profili scontornati, nuovi. A volte c’è un bisogno di poesia. In quest’angolo di rivista se ne trova di nuova, di inedita, di molto famosa, di nascosta, di quella che addolora e di quella che consola. Basta cercare. Basta aver voglia di scoprire parole segrete. Basta trovare un piccolo tempo anche per la poesia.