Poesie | domenica 24 maggio 2009
Francesco Jonus
Estate - Meno nove vite
Povero giocoliere notturno,
il nostro ultimo incontro è avvenuto
su di un palcoscenico illuminato dalla luna.
Un graffio di luce impresso sulla retina.
Una forma di gatto.
Sei apparso improvvisamente,
padrone incontrastato della scena,
davanti al tuo pubblico di cicale e zanzare.
Né ricordo
se hanno applaudito degnamente
la tua ultima rappresentazione.
L’ottusa intensità dei fari,
riflessa dagli specchi ambrati dei tuoi occhi,
ha abbracciato intensamente il mio cervello.
Sei ricaduto troppo presto,
una precisione millimetrica,
un punto segnato sotto il pneumatico destro.
Abbiamo ballato insieme, pochi secondi,
la macchina scivolata contro un muretto in cemento,
le tue ossa scagliate poco più avanti.
I passi del nostro breve abbraccio
tracciati con forza sull'asfalto,
linea nera e linea rossa, parallele.
Aspetterai la prima pioggia
e anche l’ultima testimonianza del tuo passaggio
sarà lavata via.
E ritornano i ragni,
ma è solo il richiamo di uccelli
intorno al tuo cadavere.
Il resto avviene, ma è silenzio.
Ho la nausea e il naso rotto,
una maschera molto divertente stampata sul viso.
Un mimo sopravvissuto,
graffiato da un gatto fuggito nella notte,
molto, molto, molto stanco.