Squarci | venerdì 13 marzo 2009

Ilaria Olimpico

Nura e Ahmed. Dal deserto.

Una donna bella e stanca si lascia dondolare dal viaggio, il suo corpo avvolto nelle stoffe color indaco e giallo zafferano asseconda i lievi sussulti del carretto trainato dall’asino. La polvere ha annerito il suo viso e gli ultimi raggi del giorno fanno brillare i suoi occhi persi nel paesaggio. È il crepuscolo rosso e viola. Il volto pensieroso e impolverato per un attimo si distende e accenna un sorriso al ricordo delle terrazze bianche, delle corse spensierate nei vicoli bianchi e blu, della musica del liuto e della cetra. Ancora accenno di un sorriso.
- Nura!
Ahmed la distoglie dai ricordi, raggiante le indica le mura della città, le sorride con profondo amore, sprona il cavallo bruno e corre veloce verso la meta, precedendo il carretto.
Semplice come il grano, fiero come il diamante, umile e generoso come la terra, vivo e appassionato come il fuoco: Ahmed.
Una nuova casa per Nura e Ahmed. Li ospitano Abu Sir e Umm Musa, concedendo loro una camera e una piccola cucina, ma c’è la grande terrazza comune con la camera di Sayyda Fairuz, una vecchia e lontana zia di Nura.
Abbigliata di nero, la schiena curva sul bastone di legno scuro, la pelle bruna e rigata agli zigomi, gli occhi vivi e scuri, le mani lunghe e nodose con le nocche ingiallite: Fairuz.
Da anni il suo mondo è caduto in un silenzio assoluto e sconfinato, anche se, ora, nelle sue orecchie è arrivato un fruscio leggero e lontano, come per farle compagnia e non lasciarla sola nel naufragio nel silenzio. Con gli anni ha imparato ad ascoltare guardando: legge sulle labbra quello che non sa leggere sui libri.
- Sayyda Fairuz, sono felice di ritrovarti!
Sorriso bianco e luminoso di Nura.
- Nura, benvenuta figlia.
Carezza tenera di Fairuz sul capo di Nura.
Nura e Ahmed sistemano le loro poche cose e vanno a riposare.
- Come stai?
Ahmed tiene Nura tra le sue braccia.
- Con te.
Nura gli bacia la piccolissima cicatrice sul sopracciglio destro.
Sorriso di Ahmed.
Abbraccio forte di Nura.
- Ovunque tu vada, sono con te.
Sussurro di Nura all’orecchio perfetto di Ahmed.

Nura fila. Ahmed vende e compra.
Arriva il tempo della partenza per gli acquisti della seta.
Con le labbra appena schiuse, Nura segue la linea dagli occhi alla guancia, dall’angolo delle labbra al collo, alla spalla di Ahmed.
- Non starò via molto.
Tristezza di Ahmed.
E allora Nura preme forte, forte, la sua guancia contro la barba scura e appena accennata di Ahmed e strofina il suo viso sulle labbra buone di Ahmed, che assaggia lacrime salate.

Lettera di Ahmed da Qandahar.
“Mio rifugio,
soffio alla luna parole d’amore per te perché riscaldino le tue notti.
Il mio corpo ti anela.
Il mio spirito ti chiama.
Ti bacio forte.”


“Mio amico, mio amante, sposo adorato, prego che i mesi diventino giorni e i giorni ore perché ho bisogno di riposare gli occhi nei tratti del tuo viso.
Dio ti guidi sulle Sue strade”.
“Tutto il mondo non mi basta senza te.
Dove sei?
Ho bisogno dei tuoi abbracci notturni come delle sere fresche dopo una giornata calda e piena di lavoro.
I giochi e gli scherzi dei bambini mi allietano ma ho bisogno del tuo sorriso.
Vieni presto”.
Nostalgia di Nura.

Nura torna dal mercato e vede Fairuz seduta sulla panca in muratura nel cortile vicino alla porta della sua camera.
Figlia, erano notti che non riuscivo a dormire. Sentivo una voce chiamare
il suo amore. Non riuscivo a capire e poi ho sentito con chiarezza: Nura!
Figlia, ho sentito la voce di Ahmed che ti chiamava.
Le mie orecchie non sentono una voce a un passo e il mio cuore, invece, ha imparato a sentire una voce da così lontano. Il mio udito si è trasformato. Anche i miei occhi ormai stanno diventando quelli di una cieca come vedi, e allora i miei occhi saranno sulle mie dita.

Fairuz sorride e come una cieca, con lo sguardo fisso avanti a sé, cerca la mano di Nura e gliela stringe.
La mano di Nura: fredda e tremante.

“Intreccio fili colorati di ricordi e desideri, traendone motivi originali.
Sei in ogni colore.
Sei in ogni filo.
Sei in ogni nodo.
Sei in ogni stoffa.
Ho voglia del tuo odore.”

Nura non termina di scrivere perché sente il carro arrivare e l’affaccendarsi dei ragazzi per scaricare le merci.
Ahmed.
Schizzo di sorgente fresca e chiara: sorriso di Nura improvviso e pieno.
Corsa. Denti bianchi di Nura baciati dalle labbra buone di Ahmed.
- Ovunque io vada, tu sei con me.


Su Ilaria Olimpico
E' nata a Nola il 13 marzo 1981, esattamente 40 anni dopo il poeta palestinese Mahmud Darwish. Si è laureata nel 2004 in "Scienze Internazionali e Diplomatiche" presso “L’Orientale” di Napoli, approfondendo gli studi sul mondo arabo. Vive qua e là, racconta sogni e storie, si indigna e combatte, ama e cammina.

Sulla rubrica Squarci
Se la scrittura si serve di aghi e coltelli, se punge e lacera, se ogni pagina apre un varco in mezzo all'ovvio e al non detto, se la ragione ha bisogno di attimi di illucidità, se ogni testo si apre su un paesaggio interiore, se è un buco della serratura da cui spiare il mondo, se duole, se è una lama nella carne, se è una trama interrotta in un punto a caso, se la narrazione si spezza come un canto, se è una dissonanza, se semplicemente siete curiosi di sapere chi siamo. Estratti, ferite, fenditure di scrittura, un modo per sentire i nostri silenzi e leggere tra le righe di ciò che abbiamo in cantiere.