Poesie | sabato 2 agosto 2008
Roberto Caterina
Fitness poetica
Marina:
Pensate che il poeta debba curare la fitness?
Apparire bello?
Il Professore:
Mah... Penso al Petrarca, alla conquista
del monte Ventoso... Piccola cosa forse
da cui distaccarsi, pensare all'interiorità
e ingrassare fino all'obesità grave...
O a Pound, alle montagne rocciose
dove era nato, al fiume Hudson "al cui
confronto il Tamigi era un ruscello".
O a Leopardi che non si lavava...
Strane persone i poeti
non sempre fisicamente attraenti
ma sempre fisicamente attratti
dalla natura
dal mutevole corso delle cose
in cerca di un eccesso da condividere...
Marina:
E la Dickinson che nella sua solitudine
diceva: "Ho celato me stessa nel mio fiore.
Quando dentro il tuo vaso appassirà,
inattesa tu, forse, sentirai quasi una solitudine,
per me"?
Il Professore:
Sì è proprio così è questo celarsi
forse un punto di arrivo
o di partenza "una vita nova"
dove però non si può dire
tutta la verità.
Sempre la Dickinson diceva:
"Dì tutta la verità ma dilla obliqua"
E noi dovremo forse
apparire obliqui
nella nostra solitudine..
E' questa forse la "fitness"?
Marina:
Non proprio. In genere fa parte
della "fitness" star belli diritti,
pronti...
Il Professore:
In altri termini bisognerebbe
esser "vaghi", come il giovane
di cui ci si innamora..
"Non è si vago e bello
il fior del prato..."
Ma ancora è questa la fitness?
Esser vaghi e belli
è una cosa naturale...
Marina:
Mentre dopo ci sforza di esserlo...
Il Professore:
Sì, ed è un po' triste rincorrere
la bellezza, quando invece
bisognerebbe capire
che c'è una profonda responsabilità
nell'essere belli...
Marina:
E da questa responsabilità
discende il nostro parlare obliquo?
Il Professore:
Certo, quando si parla le parole
nascono con noi.
Bisogna accompagnarle
insegnarle a celarsi
perché possano
poi
farci compagnia.