Poesie | sabato 19 gennaio 2008

Matteo Pelliti

Il dovere della discontinuità

Si apre per noi, Sara,
col tuo arrivo, la possibilità,
o almeno il tentativo doveroso,
di non tramandare
gli sbagli, i vizi, i tratti, i tic
che noi riconosciamo
essere stati i batteri delle nostre famiglie.

Tu ci dirai, può darsi, dopodomani,
che nuovi inciampi, originali,
nuove colonie infettive,
saremo stati capaci di produrre,
amandoti,
ma intanto oggi
siamo consapevoli
che questo ti dobbiamo:

fermare i virus silenti
che viaggiano indisturbati, e volentieri,
lungo gli alberi genealogici

(ansie, paure, ipocondrie,
pessimismi, sfiducie,
infelici meditazioni sul Sé
e sul Mondo, scetticismi vari...)

Compito nostro
è l'essere antibiotici
e setaccio di famiglie:
ri-tramandarti il Bene
fermando la coazione al peggio.


Su Matteo Pelliti
Matteo Pelliti (Sarzana, 1972), si è laureato in filosofia del linguaggio all'Università di Pisa, specializzandosi poi in Comunicazione Pubblica. Ha pubblicato racconti nelle antologie "Ultima spiaggia" (ETS, 2004) e "Caffé ristoro" (ETS, 2006); "Pisanthology" (Giulio Perrone Editore 2007); è coautore della postfazione del libro "Centro di igiene mentale" di Simone Cristicchi (Mondadori, 2007); ha pubblicato la raccolta di racconti "Giocattoli", con la prefazione di Simone Cristicchi (Felici Editore, 2010); ha collaborato con diverse riviste on line e blog dal 2003, dedicandosi soprattutto al campo dei giochi linguistici e della critica letteraria.

Sulla rubrica Poesie
A volte c’è un bisogno di sospensione. Di densità diversa. Di tempo trasognato. Di spazio poco arredato. Di un posto delle fragole nell’anima. Di silenzi gentili che non sono di solitudine, ma di rade presenze discrete. A volte c’è un bisogno di sorpresa, di lampi improvvisi, accensioni impreviste. C’è un bisogno di respiro irregolare, di battito lento. Di ricerca segreta tra le pieghe del sogno e le unghie della realtà. A volte c’è un bisogno di attesa. Di ricordo. Di sguardo lontano, distante. Di confini indistinti, di profili scontornati, nuovi. A volte c’è un bisogno di poesia. In quest’angolo di rivista se ne trova di nuova, di inedita, di molto famosa, di nascosta, di quella che addolora e di quella che consola. Basta cercare. Basta aver voglia di scoprire parole segrete. Basta trovare un piccolo tempo anche per la poesia.

Versi ciclabili, di Matteo Pelliti (Gli Scacchi, 2007)