Poesie | sabato 22 dicembre 2007
Matteo Pelliti
Il quinto*
Il quinto operaio muore con meno riflettori
e non meno dolori, lista d'attesa di trapasso
espressa in percentuale d'ustioni: 80% può bastare?
Che la notizia non vada a sperdersi,
defilata come l'altro incendio, successivo,
ancora alla Thyssen
- un “Th” che sta per Thànatos, e non da oggi -
mentre lascia due figli, Rocco Marzo,
di anni cinquantaquattro, capoturno.
Le dieci righe ANSA, nero corvo corsivo,
avvisano: “Ancora più estese le ustioni
degli ultimi due operai tuttora in vita,
Giuseppe Demasi e Rosario Rodino”,
dove “tuttora” suona come un contatore,
e spero non debba fermarsi, oppure sì,
secondo quello che sia meglio
per loro in vita.
* I nomi dei quattro operai morti nell'incendio di Torino della notte del 6 dicembre 2007 sono:
Roberto Scola 32 anni, Antonio Schiavone 36 anni, Bruno Santino 26 anni, Angelo Laurino 43 anni
La poesia è, in fondo, il sistema di mnemotecnica più efficace che siamo stati capaci di inventare: cantiamo chi non vogliamo venga dimenticato, affinché non venga dimenticato. E non è un tipo di poesia "civile" quella che faccia propri i temi del presente, morti sul lavoro compresi. E' la poesia nel semplice svolgimento delle sue funzioni, o di una tra le sue funzioni più proprie.
Su Matteo Pelliti
Matteo Pelliti (Sarzana, 1972), si è laureato in filosofia del linguaggio all'Università di Pisa, specializzandosi poi in Comunicazione Pubblica.
Ha pubblicato racconti nelle antologie "Ultima spiaggia" (ETS, 2004) e "Caffé ristoro" (ETS, 2006); "Pisanthology" (Giulio Perrone Editore 2007); è coautore della postfazione del libro "Centro di igiene mentale" di Simone Cristicchi (Mondadori, 2007); ha pubblicato la raccolta di racconti "Giocattoli", con la prefazione di Simone Cristicchi (Felici Editore, 2010); ha collaborato con diverse riviste on line e blog dal 2003, dedicandosi soprattutto al campo dei giochi linguistici e della critica letteraria.
Sulla rubrica Poesie
A volte c’è un bisogno di sospensione. Di densità diversa. Di tempo trasognato. Di spazio poco arredato. Di un posto delle fragole nell’anima. Di silenzi gentili che non sono di solitudine, ma di rade presenze discrete.
A volte c’è un bisogno di sorpresa, di lampi improvvisi, accensioni impreviste. C’è un bisogno di respiro irregolare, di battito lento. Di ricerca segreta tra le pieghe del sogno e le unghie della realtà.
A volte c’è un bisogno di attesa. Di ricordo. Di sguardo lontano, distante. Di confini indistinti, di profili scontornati, nuovi.
A volte c’è un bisogno di poesia.
In quest’angolo di rivista se ne trova di nuova, di inedita, di molto famosa, di nascosta, di quella che addolora e di quella che consola. Basta cercare. Basta aver voglia di scoprire parole segrete. Basta trovare un piccolo tempo anche per la poesia.